sabato 29 dicembre 2018

Cold War (Pawlikowski 2018)

...ovvero L'amor fou nella Polonia del secondo dopoguerra (trailer).
Paweł Aleksander Pawlikowski, cinque anni dopo il magnifico Ida (2013), gira un film che immerge lo spettatore nella Nouvelle Vague, dando a Joanna Kulig il ruolo di una splendida femme fatale, a metà tra Jeanne Moreau e Brigitte Bardot, e a Tomasz Kot, che inevitabilmente se ne innamora, quello che in una pellicola francese di quegli anni sarebbe stato perfetto per Jean Paul Belmondo.

domenica 23 dicembre 2018

Roma (Cuarón 2018)

Quello che siamo abituati a pensare come il soggetto di un'opera prima, nel caso di Alfonso Cuarón arriva dopo quasi trent'anni di attività.
Per questo il bellissimo Roma può essere definito un'urgenza posticipata nella carriera del regista messicano (trailer).
Roma è il quartiere in cui Alfonso è cresciuto, in una famiglia altoborghese, nel film costituita dai genitori, Antonio (Fernando Grediaga) e Sofia (Marina de Tavira), medico e biologa, da quattro fratelli, Paco, Toño, Sofi e Pepe, la nonna materna, Teresa, e le due domestiche, Cleo (Yalitza Aparicio) e Adela (Nancy García García) che vivono con loro.
Ed è proprio Cleo, detta Manita, che tra le tante incombenze casalinghe si occupa soprattutto dei bambini da cui è amata in maniera evidente, la protagonista della pellicola che ha vinto meritatamente il Leone d'oro a Venezia, dedicata alla reale domestica del regista, Libo.

mercoledì 19 dicembre 2018

First Man - Il primo uomo (Chazelle 2018)

Damien Chazelle, dopo Whiplash (2014) e La La Land (2016), punta ancora più in alto (in termini di ricerca degli Oscar) e gira una storia che può fare breccia nei cuori statunitensi e non solo, dedicando il suo ultimo film alla realizzazione di uno dei grandi sogni del XX secolo (trailer).
Scritta da Josh Singer (Il caso Spotlight e The Post), adattando la biografia di First Man: The Life of Neil A. Armstrong (James R. Hansen 2005), la pellicola, per regia, montaggio e sceneggiatura, non brilla, ma si attesta al livello di un buon prodotto hollywoodiano, con ciò che questo significa sia nel bene che nel male.

giovedì 13 dicembre 2018

Santiago, Italia (Moretti 2018)

Dal 1970 a oggi, la storia del Cile, del governo democratico di Salvador Allende, il colpo di Stato militare e le sue conseguenze, la fuga da Santiago di molti cittadini, l'Italia nel ruolo di paese accogliente. È una storia emozionante quella dell'ambasciata italiana che nella capitale cilena divenne porto sicuro di chi fuggiva dal regime, garantendogli protezione e, poi, l'approdo nella penisola dove trovarono lavoro e una nuova vita (trailer).
Nanni Moretti ce la racconta facendo parlare le immagini e soprattutto i testimoni di allora, che oggi si sentono metà italiani o meglio, per dirla come uno di loro, "è difficile distinguere se siamo cileni o italiani".

martedì 4 dicembre 2018

Strategia del ragno (Bertolucci 1970)

Liberamente tratto dal racconto di Juan Luis Borges Tema del traditore e dell'eroe, il film affronta il rapporto tra padre e figlio in una situazione limite, quella in cui i due non si sono mai conosciuti per la precoce morte del primo, e la conseguente idealizzazione della figura paterna da parte del figlio che, freudianamente, per crescere deve liberarsene (vedi il film).
Lenti carrelli laterali e in avanti, prospettive centrali, surcadrage, spazi scenici che si allungano pittoricamente in profondità in una sorta di vedute a cannocchiale.
Bernardo Bertolucci gira magnificamente utilizzando come sfondo la bellissima Sabbioneta, città rinascimentale per antonomasia, che per l'occasione viene ribattezzata Tara, un nome che evoca in ogni cinefilo l'immagine di Vivien Leigh con una manciata di terra in mano e un cielo rosso da tregenda in Via col vento (Fleming 1940).

martedì 27 novembre 2018

Saluto a Bernardo Bertolucci (16/3/1941 - 26/11/2018)

Dopo anni di lotta contro la malattia, Bernardo Bertolucci se ne è andato a 77 anni per colpa di un maledetto tumore ai polmoni che non gli ha permesso di tornare dietro la mdp, come aveva dichiarato di voler fare pochi mesi fa, in occasione del restauro di Ultimo tango a Parigi, quando parlò di un possibile soggetto incentrato su "l’amore, la comunicazione, e quindi anche l’incomunicabilità", ispirato ad un fatto di cronaca. Fa effetto pensare che ne avesse parlato anche con Terry Gilliam che lo ha ricordato (leggi).

lunedì 19 novembre 2018

In guerra (Brizé 2018)

"Colui che lotta può perdere, colui che non lotta ha già perso".
Con queste parole di Bertold Brecht si apre il bel film di Stephane Brizé, e sono quelle che risuonano nella testa dello spettatore fino alla commovente fine di una storia durissima, fatta di scontro con il potere e di difesa della dignità personale.
L'azienda di apparecchiature automobilistiche Perrin ha deciso di chiudere lo stabilimento di Augen, licenziando oltre mille persone, nonostante questi, solo due anni prima, abbiano accettato un patto che in cambio della garanzia del posto di lavoro per i successivi cinque anni, prevedeva forti rinunce economiche che hanno permesso ai dirigenti di risparmiare ben quattordici milioni di euro (trailer).

lunedì 12 novembre 2018

Disobedience (Lelio 2017)

Sebastián Lelio, vincitore dell'Oscar per il miglior film in lingua straniera con Una donna fantastica (2017), realizza nello stesso anno anche Disobedience, pellicola  tratta dall'omonimo romanzo di Naomi Alderman (2006), che racconta l'incapacità di accettare le differenze in ambienti dominati da una mentalità fortemente tradizionalista, caratterizzati da convinzioni e regole religiose, sull'altare delle quali vengono sacrificate sistematicamente le vite delle persone.
In Sinagoga, il rabbino Rav Krushka commenta come HaShem (uno dei tanti modi dell'ebraismo di chiamare Dio, in questo caso "il Nome") abbia creato gli angeli, gli uomini e le bestie, focalizzando la sua predica sul libero arbitrio concesso solo all'uomo e per questo l'unico a poter disobbedire (trailer).

lunedì 5 novembre 2018

I soliti ignoti (Monicelli 1958)

"Trattare con termini comici, divertenti, ironici, umoristici degli argomenti che sono invece drammatici".
Questa la definizione che Mario Monicelli dava alla commedia all'italiana, di cui fu uno dei padri acclarati, e non solo per la frequenza con cui realizzò film che rientrassero in quella categoria, ma anche perché diresse I soliti ignoti, la prima pellicola della commedia all'italiana in termini cronologici e sicuramente tra i suoi massimi capolavori, che proprio in questo 2018 compie 60 anni (guarda il film).
Monicelli girò il film sulla base del soggetto di Age & Scarpelli ispirato al racconto Furto in una pasticceria di Italo Calvino (in Ultimo viene il carro, 1949), scrivendone la sceneggiatura insieme a loro e a Suso Cecchi D'Amico.

martedì 30 ottobre 2018

Fahreneit 11/9 (Moore 2018)

"How the fuck was it possible?"
Michael Moore inizia così il suo ultimo documentario politico, chiedendosi e stimolando la domanda negli spettatori su come si sia arrivati fino all'abisso, con Donald Trump presidente degli Stati Uniti.
La frase che squarcia il velo del politically correct, chiarendo sin da subito quale sarà il tono del regista, arriva mentre l'immagine del volto di Trump domina la superficie vetrata dell'Empire State Building, accompagnata dalle note dell'aria di Leoncavallo Ridi, pagliaccio, e dopo un'introduzione in cui ci vengono mostrate le risate di giornalisti e degli anchormen alla notizia della candidatura dell'imprenditore newyorchese da parte dei repubblicani.

martedì 23 ottobre 2018

Opera senza autore (Henckel von Donnersmarck 2018)

Il terzo lungometraggio di Florian Henckel von Donnersmarck torna alle atmosfere cupe della Germania Est tra nazismo e regime sovietico, che aveva caratterizzato il suo film più celebre e finora meglio riuscito, Le vite degli altri (2006), che gli è poi valso la parentesi hollywoodiana di The Tourist (2010), interpretato da Angelina Jolie e Johnny Depp.
Stavolta il soggetto è ispirato alla vita del pittore Gerhard Richter, di cui si è occupato il giornalista Jürgen Schreiber nel suo libro Ein Maler aus Deutschland. Gerhard Richter. Das Drama einer Familie (2015).

lunedì 15 ottobre 2018

At eternity's gate (Schnabel 2018)

Julian Schnabel pittore prima che regista. Nel suo film su Van Gogh (in Italia è uscito due mesi dopo questa recensione con il titolo di Van Gogh. Sulla soglia dell'eternità) è particolarmente evidente, e non solo perché l'artista olandese racconta la storia in prima persona, con tanto di voce off, con un sonoro che si adatta spesso alla percezione distorta del protagonista, così come la mdp che si sostituisce ai suoi occhi in continue soggettive, accompagnando lo spettatore en plein air tra campi di di girasoli, davanti ad alberi nodosi, o ancora all'interno della celebre stanza di Arles, tutto sempre reso attraverso la deformazione espressionistica della realtà che caratterizzerà i dipinti di Vincent (trailer).

mercoledì 10 ottobre 2018

BlacKkKlansman (Spike Lee 2018)

"La politica è in tutto"... la battuta di Patrice, la bella e affascinante guida del movimento studentesco nero di Colorado Springs, potrebbe essere lo slogan del film vincitore del Grand Prix al festival di Cannes e, in fondo, del pensiero di Spike Lee.
Il suo cinema, soprattutto all'inizio della carriera, è sempre stato molto politico, da Fa' la cosa giusta (1989) a Mo' better blues (1992), da Jungle fever (1991) a Malcolm X (1992). Ora il grande regista afroamericano torna all'impegno dei primi anni, complice anche l'attuale situazione politica statunitense, e racconta una storia magnifica, incredibilmente accaduta all'inizio degli anni Settanta, quando lo scontro tra bianchi e neri era all'ordine del giorno... ma in fondo, ci indica Spike Lee, la storia si ripete, sempre uguale a se stessa, una certezza che non può non spingere a schierarsi, a ribellarsi e, davvero è il caso di dirlo, a fare la cosa giusta (trailer).

venerdì 5 ottobre 2018

L'uomo che uccise don Chisciotte (Gilliam 2018)

Un grande regista ha finito un film su don Chisciotte! 
Per la storia del cinema la notizia è questa, la maledizione è finita. Dopo il tentativo di Orson Welles, che lo iniziò nel 1964 senza mai completarlo (la pellicola fu poi portata a termine da Jess Franco nel 1992), e quello dello stesso Terry Gilliam, iniziato nel 1989, e che pure ha regalato al cinema uno dei più bei documentari degli ultimi decenni, incentrato su un magnifico fallimento (Lost in la Mancha, Fulton - Pepe 2002), l'ex Monty Python torna sul romanzo di Cervantes e gira una pellicola surreale, in cui gioca con i piani del racconto, che spesso annulla del tutto, dando spazio a idee e invenzioni sceniche in alcuni casi pienamente inserite nella narrazione, in altri vicine alla "logica" del romanzo, in altri ancora totalmente fuori contesto.

venerdì 28 settembre 2018

Non-fiction (Assayas 2018)

Premessa. Il film, tre mesi dopo questa recensione, a dicembre, è uscito in Italia con il terribile titolo de Il gioco delle coppie ed è stato pubblicizzato con uno slogan ancora peggiore: "la commedia parigina ai tempi di whatsapp". Siamo ai livelli di Non drammatizziamo... è solo questione di corna per Domicile conjugal di François Truffaut (1970). Certe pessime abitudini faticano a cambiare...

Editoria, intellettuali, amori, tradimenti. Sembra un film di Eric Rohmer l'ultimo lavoro di Olivier Assayas, presentato alla recente mostra del cinema di Venezia, e in uscita nelle sale il prossimo 29 novembre. Una commedia dalla verbosa leggerezza rohmeriana, con pochi personaggi, e che nel titolo originale conserva l'hitchcockiano motivo del doppio - Doubles vies -, annullato in quello scelto per la distribuzione internazionale, che pesca un'espressione nata negli ultimi decenni per definire un macro genere letterario che si pone sul crinale liminale tra invenzione e realtà, dando maggiore spazio a quest'ultima.
Léonard (Vincent Macaigne) è uno scrittore in difficoltà: il suo ultimo romanzo, Punto finale, viene rifiutato dall'editore Alain (Guillaume Canet), con cui oltre il rapporto di lavoro ha un rapporto di amicizia, che coinvolge anche le rispettive compagne, Valérie (Nora Hamzawi), che lavora al fianco di un politico, e Selena (Juliette Binoche), attrice di una serie tv di bassa qualità molto apprezzata dal pubblico generalista.

lunedì 24 settembre 2018

Sulla mia pelle (Cremonini 2018)

Una storia da raccontare, da raccontare con realismo, senza eccessi, con molti silenzi, alcune domande, tantissimo dolore. 
Difficile parlare di un film che si sovrappone alla nostra memoria, che tratta di un evento che tutti ricordiamo come un fatto di cronaca ancora così vivido. Della vicenda di Stefano Cucchi, a quasi dieci anni di distanza, sappiamo quasi tutto e ognuno di noi si è fatto un'idea di quanto avvenuto: il regista romano Alessio Cremonini, al suo secondo film, ripercorre gli ultimi sette giorni di vita di Stefano, dalla sera dall'arresto (15 ottobre 2009) alla mattina della morte (22 ottobre 2009), e la sua mdp segue in tutti gli spostamenti il protagonista interpretato da un ottimo Alessandro Borghi, notevolmente dimagrito per l'occasione e davvero credibile nel ruolo.

martedì 18 settembre 2018

Un affare di famiglia (Kore-eda 2018)

La poesia del ribaltamento. Questa espressione potrebbe riassumere da sola l'ultimo, bellissimo film, vincitore della Palma d'oro a Cannes, di Hirokazu Kore-eda, probabilmente il miglior regista nipponico degli ultimi anni e sicuramente uno dei migliori cineasti del momento.
Ebbene sì, prendete tutto ciò che Yasuhiro Ozu ci ha insegnato e fatto vedere per decenni sul sistema familiare in Giappone e capovolgetelo, immaginando qualcosa di molto più vicino alla grottesca vita dei personaggi di Brutti, sporchi e cattivi (Scola 1976): ne verrà fuori una casa disordinata, non pulita, trabordante di oggetti, abitata da una famiglia non propriamente tradizionale, che solo all'apparenza è costituita da una nonna, dei genitori, dei figli (trailer).

sabato 8 settembre 2018

Hereditary - Le radici del male (Aster 2018)

Neanche a dirlo, ennesimo sottotitolo inutile per l'edizione italiana di un film il cui titolo originale era già abbastanza chiaro...
Hereditary, presentato con successo al Sundance Film Festival, è l'esordio alla regia del trentaduenne newyorchese Ari Aster, che racconta la storia di una famiglia statunitense, i Graham che, nella loro grande casa isolata nel verde e lontano da tutto, stanno vivendo un momento molto difficile, dopo la morte di Ellen, l'anziana madre di Annie (Toni Colette), morta dopo una lunga malattia.
Il resto della famiglia, Steve (Gabriel Byrne), il marito di Annie, e i loro due figli, l'adolescente Peter (Alex Wolff) e la piccola Charlie (Milly Shapiro), sembrano non poter fare molto per aiutarla, cosicché Annie si isolerà sempre di più, ma le cose peggioreranno ancora e una sera Peter porterà la sorellina con sé ad una festa...

lunedì 27 agosto 2018

Lincoln (Spielberg 2012)

Chi avrebbe potuto dirigere un film sugli ultimi mesi di vita di Lincoln, incentrato sulla storica abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, se non Steven Spielberg? Sono le sue corde, magniloquenza, epica, battute aforistiche, inquadrature celebrative; ma se altre volte tutto questo può essere risultato stucchevole, in Lincoln, per l'importanza del personaggio e della materia scelta, il tono retorico è quantomai appropriato (trailer).

martedì 21 agosto 2018

Il ritratto di Jennie (Dieterle 1948)

"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma"... quella che Lavoisier stabilì per la fisica, guarda caso rifacendosi al "nulla viene dal nulla" del filosofo greco Empedocle, è un postulato che vale anche in arte. Ed è così che persino un capolavoro assoluto della storia del cinema come Vertigo (La donna che visse due volte, Hitchcock 1958) trova in un film come Il ritratto di Jennie un modello fondamentale.
La pellicola, girata dal tedesco William Dieterle, formatosi in patria negli anni dell'espressionismo tedesco (e si vede) prima di raggiungere gli Stati Uniti, è un adattamento dell'omonimo romanzo di Robert Nathan (Portrait of Jennie, 1940), che piacque molto a David O'Selznick, il quale, come per tutti i suoi film, fu ben più di un semplice produttore (si pensi ad esempio al più famoso di tutti, Via col vento, Fleming 1939).

lunedì 13 agosto 2018

A beautiful day (Ramsay 2017)

Lynne Ramsay sceglie Joaquin Phoenix per un personaggio perfetto per lui, tagliato su misura, un misto tra il Norman Bates di Psycho (Hitchcock 1960), e soprattutto il Travis di Taxi Driver (Scorsese 1976): l'attore vince il premio per la migliore interpretazione maschile a Cannes e la regista, al suo quarto lungometraggio, realizza il suo miglior film (trailer).
Joe vive a New York, come il personaggio di De Niro nella pellicola di Scorsese, e come lui è un isolato, privo di rapporti sociali con i suoi concittadini, che perlopiù ignora quando non arriva a disprezzarli; spesso i suoi notturni spostamenti in auto vengono ripresi dalla regista richiamando evidentemente le inquadrature scorsesiane con Travis al volante, mentre attraversa una città anonima che scorre dietro di lui nel lunotto posteriore, fatta di luci sfocate e indistinguibili.

domenica 5 agosto 2018

Lazzaro Felice (Rohrwacher 2018)

Il film di Alice Rohrwacher, oltre a essere bello e riuscito, regala la piacevole sensazione di un cuscino in cui affondare comodamente la testa, godendosi un'antologia del migliore cinema italiano, rilavorato, reinterpretato, aggiornato, ma ben saldo nell'immaginario della regista fiesolana (trailer).
Lazzaro felice è una fiaba neorealistica ambientata tra l'hinterland e la periferia milanese, e già solo questo lo pone in maniera inequivocabile sulla scia del magnifico Miracolo a Milano (De Sica 1951), ma i suoi personaggi e le sue scene fanno spesso pensare a Pasolini, a Rossellini, a Olmi e ovviamente a Fellini.

martedì 31 luglio 2018

A proposito di tutte queste signore (Bergman 1963)

È sorprendente come anche un film "minore" di Ingmar Bergman possa contenere tanti elementi che  hanno influenzato il cinema più recente: potere dei grandi maestri del cinema.
A proposito di tutte queste signore, che il regista svedese girò ispirandosi con ironia alla sua stessa biografia (secondo alcuni deriverebbe da una pièce che imbarazzò Bergman a Stoccolma), palesa qui è lì dettagli, personaggi e motivi che si ritrovano in François Truffaut, Woody Allen, Wes Anderson, persino Sergio Leone.

martedì 24 luglio 2018

Saluto a Shinobu Hashimoto (18/4/1918-19/7/2018)

Aveva compiuto cento anni ad aprile, Shinobu Hashimoto, uno dei più grandi sceneggiatori del cinema giapponese, con oltre 80 film all'attivo, e storico collaboratore di Akira Kurosawa, si è spento pochi giorno fa a Tokyo.
Il connubio con quello che è probabilmente il più celebre regista nipponico in occidente era iniziato Rashomon (1950) ed è durato per venti anni esatti, fino a Dodes'ka-den (1970): tra i due estremi altri capolavori del calibro di Vivere (1952), I sette samurai (1954), Il trono di sangue (1957), La fortezza nascosta (1958). Kurosawa amava scrivere le sceneggiature dei suoi film a più mani, partecipando egli stesso alla redazione e coinvolgendo altri scrittori, ma Hashimoto in quegli anni è stato il più presente al suo fianco, e non a caso il libro autobiografico dello sceneggiatore s'intitola Compound Cinematics: Akira Kurosawa and I (2006). Negli anni '60, però, lavorò con successo anche per altri cineasti, come nel caso di Harakiri (Kobayashi 1962) e The Sword of Doom (Okamoto 1966).

sabato 14 luglio 2018

La terra dell'abbastanza (D. e F. D'Innocenzo 2018)

Come recentemente visto in Cuori puri (De Paolis 2017) e, naturalmente, in Dogman (Garrone 2018), alla cui sceneggiatura peraltro i fratelli D'Innocenzo hanno collaborato, l'estrema periferia è ancora una volta protagonista di un ottimo prodotto cinematografico italiano.
La borgata come territorio dimenticato, terra del possibile, in cui il crudo realismo si fonde, pasolinianamente, con la poesia drammatica dei singoli, troppo spesso condannati a quella vita da un contesto dal quale è davvero difficile liberarsi.
Manolo (Andrea Carpenzano) e Mirko (Matteo Olivetti) sono due ragazzi nati e cresciuti in una borgata romana, Ponte di Nona, le cui case dai mille colori contrastano la cupa realtà quotidiana.

domenica 8 luglio 2018

Il sacrificio del cervo sacro (Lanthimos 2017)

Thriller psicologico, tragedia classica, horror. Yorgos Lanthimos fonde questi generi, prende a piene mani da Kubrick, Von Trier, Haneke e Cronenberg e realizza un film di grande interesse, formalmente impeccabile, angosciante nella trama e nel cinismo dei suoi personaggi (trailer).
Steven Murphy (Colin Farrell) è un affermato cardiochirurgo che ha visto morire un uomo durante un'operazione. Proprio per questo ha mantenuto i contatti con il figlio, Martin (Barry Keoghan), rimasto solo con la madre (Alicia Silverstone). Di questa "amicizia" Steven non ha detto nulla né alla moglie Anna (Nicole Kidman), oftalmologa, né ai due figli Kim (Raffey Cassidy) e Bob (Sunny Suljic). Di questi ultimi sappiamo poco, la prima studia canto - la vediamo solfeggiare sul mi e cantare il brano pop di Ellie Goulding Burn (1 e 2) -, il secondo, invece, sogna di fare il lavoro della mamma e ha come unico vezzo dei lunghi capelli (come quelli di Danny in Shining o di Bryan, il figlio di Redmond in Barry Lyndon) che il padre vorrebbe fargli tagliare.

sabato 30 giugno 2018

2001. Odissea nello spazio (Kubrick 1968)

Cinquant'anni e non sentirli… o meglio sì, forse ora si iniziano a sentire. Il film di fantascienza per antonomasia, inizialmente accolto come "lento e noioso" e poi sistematicamente considerato il più bello e rilevante del suo genere, è stato restaurato analogicamente e rimasterizzato dalla Warner Bros ed è tornato nelle sale per il suo cinquantesimo anniversario, per un'emozionante visione su grande schermo, ora possibile a chi era troppo giovane o nemmeno nato nel 1968.

martedì 19 giugno 2018

L'atelier (Cantet 2017)

La creazione letteraria come territorio di confronto culturale, politico, etnico. 
Il film di Laurent Cantet, divenuto famoso con La classe (2008), è scritto insieme a Robin Campillo, apprezzato regista del recente 120 battiti al minuto (2017), e racconta di un gruppo di ragazzi che seguono un corso estivo di scrittura, il workshop del titolo originario, inspiegabilmente francesizzato dall'edizione italiana, tanto più in uno dei pochi casi in cui i transalpini avevano scelto un termine inglese (trailer).
La pellicola non raggiunge le vette de La classe, vincitore della Palma d'oro a Cannes quell'anno, ma tocca corde simili, approfondendo la convivenza tra ragazzi di origini diverse, tutti ormai parte dello stesso paese, tra integrazione e razzismo usato come prima forma di intolleranza quando non si hanno argomenti da contrapporre.
A La Ciotat, cittadina sul mare in Provenza, gli allievi di Olivia Dejazet (Marina Foïs) dovranno scrivere un romanzo thriller, un genere sulle cui potenzialità i sette ragazzi sono invitati a riflettere e a confrontarsi.

mercoledì 13 giugno 2018

Doppio amore (Ozon 2017)

Il tema del doppio e il cinema: ennesimo atto. François Ozon si lascia avvolgere da un groviglio di citazioni ed allusioni hitchcockiane e non solo (si pensi a De Palma e Cronenberg su tutti), forse a discapito della storia, ma per chi ama il genere, è un piacere perdersi nei meandri del suo ultimo film (trailer).
In Amant double, questo il titolo originale, Chloe (Marine Vacth) è una bellissima ex modella, in un momento di particolare fragilità. È nata da una notte di sesso di sua madre, Sandrine Shenker (Jacqueline Bisset), e questo non migliora la sua autostima, e così la sua fragilità la porta ad innamorarsi del proprio psicoterapeuta, Paul Meilleur (Jérémie Renier).

lunedì 4 giugno 2018

1945 (Török 2017)

Film bellissimo, ma che in Italia, almeno sul grande schermo, è stato difficile vedere, per le poche sale che lo hanno proiettato.
Tratta dal racconto dello scrittore Gábor T. Szántó intitolato Homecoming, la pellicola di Ferenc Török è incentrata su uno strisciante e incontenibile antisemitismo che caratterizza i meccanismi psicologici degli abitanti di un piccolo e anonimo villaggio ungherese. Qui, ed è questa la grande novità narrativa del film, il genocidio non è il presente, ma solo un ricordo ingombrante. Per questo l'arrivo di due ebrei, un anziano e un ragazzo ben riconoscibili dagli abiti ortodossi, un padre e un figlio (Iván Angelusz e Marcell Nagy) che un tempo abitavano lì e che ora camminano silenziosamente dietro ad un carro che trasporta due misteriosi bauli, accresce la preoccupazione dell'intera comunità colpevole di collaborazionismo, un sentimento che in breve tempo si trasformerà in isteria collettiva.
Alla coinvolgente storia, fedelmente dettagliata - la direzione artistica è di Dorka Kiss, già fondamentale per Il figlio di Saul, Nemes 2015 -, alla perfetta regia e alle impeccabili prove degli attori, si aggiungano lo splendido bianco e nero della fotografia di Elemér Ragályi e la musica dagli accenti orientali di Tibor Szemzö, che accompagnano lo spettatore contribuendo in maniera determinante al suo rapimento estetico.

mercoledì 30 maggio 2018

Dogman (Garrone 2018)

Matteo Garrone torna a girare al Villaggio Coppola, noto anche come Pinetamare, frazione di Castel Volturno in cui aveva già ambientato L'imbalsamatore (2002), e così come avvenne con il film che l'aveva consacrato tra i migliori autori italiani, trova un altro capolavoro (trailer).
La storia è più che ispirata alla terribile vicenda di cronaca nera che nel 1988 imperversò nei notiziari italiani: la lenta e macabra vendetta di Pietro de Negri, detto "il canaro", che nel popolare quartiere romano della Magliana uccise, dopo anni di angherie subite, il suo persecutore, Giancarlo Ricci, torturandolo lentamente.

mercoledì 23 maggio 2018

Loro 1 e 2 (Sorrentino 2018)

La frase posta ad esergo di Loro, "Tutto documentato. Tutto arbitrario" (Giorgio Manganelli), riassume l'essenza del film di Paolo Sorrentino, che utilizza fatti di cronaca elaborandoli attraverso la sua consueta visione onirica e uno stile estetizzante riconoscibile fra mille che dà alla sfacciata volgarità della materia trattata una splendida forma (trailer 1 e 2).

martedì 15 maggio 2018

L'isola dei cani (Anderson 2018)

È bellissimo il film di Wes Anderson che tutti i cinefili e cinofili aspettavano da tempo e che, nonostante la tecnica scelta, lo stop motion già utilizzato per Fantastic Mr. Fox (2009), non perde nulla dello stile del regista texano, caratterizzato da inquadrature centrate, simmetria e ordine, perfettamente adatto ad una storia ambientata in Giappone (trailer)!
In un futuro distopico, datato 2037, la citta di Megasaki è una metropoli governata da Kenji Kobayashi, sindaco appartenente ad una dinastia di amanti dei gatti, che mette in quarantena tutti i cani poiché possibili veicoli del "tartufo febbrile", epidemia che potrebbe colpire anche gli uomini.

venerdì 11 maggio 2018

Molly's game (Sorkin 2018)

L'ex campionessa di sci acrobatico, Molly Bloom (Jessica Chastain), ha visto naufragare la sua carriera sportiva a causa di una rovinosa quanto sfortunata caduta; dodici anni dopo viene arrestata dall'FBI (trailer).
Il lasso di tempo che separa i due eventi, all'incirca dodici anni, è quello narrato dal film di Aaron Sorkin, importante sceneggiatore di Hollywood da ormai venticinque anni, qui alla sua prima regia, in cui, oltre a palesare un'inevitabile predilezione per la scrittura, dimostra di saper utilizzare il mezzo cinematografico in tutte le sue sfaccettature. Purtroppo, però, si lascia andare ad un'imperdonabile mezz'ora finale, didascalica, banale, che fa perdere gran parte dei pregi del film, girato bene e a buon ritmo per due terzi della sua durata e con una Jessica Chastain perfetta nel ruolo della donna pronta a tutto pur di arrivare, bellissima e calcolatrice.

martedì 8 maggio 2018

Saluto a Ermanno Olmi (24/7/1931 - 7/5/2018)

"Vogliatemi bene quando sarò morto" diceva, prima di morire, il suo Giovanni dalle Bande Nere nel magnifico Il mestiere delle armi (2001)...
E ogni amante di cinema ne vorrà sempre a Ermanno Olmi, tra i migliori registi italiani dell'ultimo cinquantennio, poeta assoluto del quotidiano, della concretezza dei piccoli oggetti, spesso governato da un pessimismo di fondo sul genere umano. Non sempre le sue opere hanno mantenuto la stessa qualità, ma in alcuni casi ha raggiunto vette davvero altissime.

sabato 5 maggio 2018

La casa sul mare (Guédiguian 2017)

L'ultimo film di Robert Guédiguian è uno di quelli che permette di uscire dal cinema contenti, commossi, rappacificati con le ideologie e sereni nei confronti del futuro.
La villa, che in Italia è diventata La casa sul mare, è un capolavoro fatto di poesia, amore, solidarietà e riflessione, ben girato e splendidamente scritto e interpretato (trailer).
Tre fratelli di mezza età, Angèle (Ariane Ascaride), Armand (Gérard Meylan) e Joseph (Jean-Pierre Darroussin), si ritrovano nella casa del titolo, nella piccola Méjean, località provenzale vicino a Marsiglia, città in cui Guédiguian è nato. L'occasione di questa riunione, però, è la malattia dell'anziano padre, Maurice, costretto in stato catatonico su una sedia a rotelle in seguito ad un ictus.

domenica 29 aprile 2018

Il giovane Karl Marx (Peck 2017)

La buona fotografia di Kolja Brandt e una discreta prova degli interpreti per un film che non regala un'altrettanto valida regia, piuttosto anonima. Raoul Peck, regista haitiano, vissuto in Congo e formatosi cinematograficamente a Berlino, nella sua carriera ha girato molti documentari e questa pellicola, in effetti, non si discosta molto da quel genere. Di cinema propriamente detto ce n'è ben poco, ma la materia trattata e il periodo storico narrato rendono Il giovane Karl Marx un film da non perdere principalmente per il suo carattere didattico e per la capacità del regista di evitare la retorica (trailer).

mercoledì 25 aprile 2018

Tonya (Gillespie 2017)

"Io non ho una normale famiglia americana", risponde Tonya Harding al giudice che le dice di non saper stare al gioco, in quel grande carrozzone che è il pattinaggio su ghiaccio a livello professionistico.
Questa frase, che suona come una giustificazione per chi è entrato in quel mondo partendo da uno strato sociale basso e lontano dagli standard consueti, potrebbe essere considerata l'essenza del buon film di Craig Gillespie, storia di sport che racconta la sconfitta e il fallimento, e per questo drammaturgicamente più interessante. Letta secondo questa prospettiva, Tonya va inserita a buon diritto nello stesso genere di pellicole a cui appartengono capolavori come Toro scatenato (Scorsese 1980) e Million Dollar Baby (Eastwood 2004).

domenica 22 aprile 2018

Saluto a Vittorio Taviani (20/91929 - 15/4/2018)

Impossibile pensare a Paolo senza Vittorio, eppure da qualche giorno il binomio costituito dai fratelli Taviani non può essere più lo stesso, dopo la scomparsa di Vittorio, morto a 88 anni in seguito ad una lunga malattia.
Nato a San Miniato (Pisa) due anni prima di Paolo, Vittorio si era appassionato al cinema e col fratello, una volta giunto a Roma, iniziò a lavorare ad alcuni documentari, tra cui il cortometraggio San Miniato, luglio 1944 (1954). Oltre dieci anni dopo, invece, il loro primo lungometraggio, I sovversivi (1967), figlio del contesto sociale e culturale del tempo, che oggi appare profetico rispetto agli avvenimenti del 1968. Un film capace di fondere coscienza politica attorno ai funerali di Palmiro Togliatti, su cui i Taviani avevano persino girato un documentario (L'Italia con Togliatti, 1964) e le personali dei singoli personaggi.

martedì 17 aprile 2018

Saluto a Miloš Forman (18/2/1932 - 13/4/2018)

Una veloce malattia ha strappato al cinema il regista ceco naturalizzato statunitense.
Nato 86 anni fa a Čáslav, nei pressi di Praga, da genitori cecoslovacchi protestanti, uno docente e l'altra albergatrice, rimase orfano ben presto, poiché i due rimasero vittime dei campi di concentramento nazisti tra 1943 e 1944.

domenica 8 aprile 2018

Visages, villages (JR e Varda 2017)

Il viaggio di Agnès Varda, regista belga novantenne, e del trentacinquenne street artist francese JR, è un road movie in forma di documentario che unisce fotografia e poesia e che, oltre a vincere il premio de L'Œil d'or a Cannes 2017, è stato candidato all'Oscar 2018 come miglior documentario (trailer ita e trailer originale).
La regista di Cleo dalle 5 alle 7 (1961), film di cui vediamo uno spezzone all'inizio, e il giovane artista che utilizza la tecnica del collage fotografico per rivestire interi edifici, si muovono su un veicolo particolare, a forma di macchina fotografica e, soprattutto, in grado di stampare grossi fogli che permettono a JR di creare i suoi incredibili decoupage. Tutto sembra essere leggero e surreale, in una storia che inizia e finisce con le sagome dei protagonisti che prendono la forma di disegno.

mercoledì 4 aprile 2018

Z - L'orgia del potere (Costa-Gravas 1969)

Uno dei film più politici di sempre, che però, a cinquant'anni di distanza, mostra tutti i segni del tempo e può essere apprezzato a pieno solo a patto di considerarlo nel suo contesto originario, per quanto alcuni meccanismi del potere e degli abusi di chi lo detiene restano universali e sempre validi (trailer). 
Costa-Gavras curò questo adattamento con lo scrittore spagnolo Jorge Semprún, partendo dall'omonimo romanzo di Vasilīs Vasilikos (1966), che racconta la storia di uno stato europeo a regime militare in cui l'opposizione prova a cambiare le cose, con tutte le difficoltà e le mortificazioni del caso.

venerdì 30 marzo 2018

L'ora più buia (Wright 2017)

Neville Chamberlain ha perso la fiducia. È il 9 maggio 1940. La mdp riprende la camera dei lord dall'alto, e pian piano scende fino alla base di quel catino in protesta,  per la difficile situazione politica inglese, con i tedeschi ormai alle porte (trailer). 
Joe Wright ripete più volte quel movimento di macchina, e a quello ne alterna tanti altri nel corso del film, in un continuo susseguirsi di carrelli avanti e indietro, di panoramiche, ecc., unici possibili espedienti per dare dinamismo ad una pellicola che per oltre due ore non abbandona mai il suo protagonista se non nei primissimi minuti.

martedì 20 marzo 2018

Quello che non so di lei (Polanski 2017)

Roman Polanski allo stato puro... chi ama il suo cinema non stenterà a riconoscere in questa pellicola i temi tanto cari al regista franco-polacco, a cui stavolta si aggiungono anche il tocco di Olivier Assayas, che ha collaborato alla redazione della sceneggiatura, e naturalmente gli immancabili riferimenti ad Alfred Hitchcock, cui fa da contrappunto musicale l'inquietante colonna sonora di Alexander Desplat (trailer).

venerdì 16 marzo 2018

Lady Bird (Gerwig 2017)

È una bella storia di formazione (autobiografica) quella messa su grande schermo dalla statunitense Greta Gerwig che, dopo oltre dieci anni di carriera da attrice e sceneggiatrice, è al suo primo film in solitaria, caratterizzato da una regia essenziale - eccessiva la nomination ricevuta per questa categoria -, ma scritto splendidamente e che avrebbe meritato almeno l'ex aequo con Tre manifesti ad Ebbing, Missouri per la sceneggiatura originale... ma è andata diversamente, poiché la statuetta non è andata a nessuno dei due (trailer). 
Christine (Saoirse Ronan) è un'adolescente in contrasto con la famiglia, con la scuola e soprattutto con il luogo in cui vive: "Chi parla di edonismo in California non ha mai passato un Natale a Sacramento" è la frase della scrittrice Joan Didion usata a mo' di esergo e che si adatta perfettamente alla prima sequenza che vede Christine e sua madre Marion (Laurie Metcalf) in auto tra le lande desolate nel circondario della città.

lunedì 12 marzo 2018

La forma dell'acqua (Del Toro 2017)

Guillermo Del Toro si è aggiudicato l'Oscar per il miglior film e per la migliore regia con una fiaba che unisce commedia e fantascienza da b-movie al romanticismo (trailer). Una pellicola ben girata e recitata, ottimamente scritta, ma che difficilmente rimarrà nella memoria fra qualche anno.
Per l'ennesima volta, Hollywood ha celebrato se stessa, con un film molto cinefilo, cosa che non guasta, ma soprattutto che non crea problemi dal punto di vista mediatico dopo i clamorosi scandali di quest'anno.

giovedì 8 marzo 2018

Notte degli Oscar 2018

La 90° Notte degli Oscar non ha brillato per coraggio né per sorprese e, fatta eccezione per i premi agli attori, protagonisti e non, molte delle principali statuette assegnate possono essere considerate ampiamente discutibili.
L'edizione, inoltre, non poteva non essere influenzata dallo scandalo Weinstein, cosicché durante la serata sono stati continui i riferimenti in merito e non solo da parte del conduttore Jimmy Kimmel, anche se probabilmente qualche pellicola è stata considerata con minore obiettività perché semplicemente apparentabile a tematiche maschiliste, secondo un tipico assolutismo stelle e strisce.

giovedì 1 marzo 2018

Il filo nascosto (Anderson 2017)

Paul Thomas Anderson ai confini del capolavoro! Torna a dirigere Daniel Day Lewis dai tempi de Il petroliere (2007) e il risultato è ancora una volta di altissimo profilo (trailer).
Il filo nascosto, libera traduzione di quello 'fantasma' del titolo originale, Phantom Thread appunto, è un film esteticamente perfetto, sia dal punto di vista registico che scenografico, ed è recitato in maniera sublime da uno dei più grandi attori viventi, al cui fianco brillano anche gli altri interpreti.
La vicenda ruota attorno ad un grande stilista londinese, ispirato alla figura dello spagnolo Cristobal Balenciaga (1895-1972), che negli anni Cinquanta determina il gusto dell'alta società britannica ed europea, arrivando a disegnare abiti per le corti reali.

domenica 25 febbraio 2018

Bande à part (Godard 1964)

Ci sono i film belli, quelli importanti nella filmografia di un autore, di un interprete, per un'intera epoca...
Bande à part, appena restaurato e tornato in sala, è tutto questo e qualcosa di più, una pellicola che va considerata di diritto tra i manifesti di quel movimento che a cavallo tra anni '50 e '60 ha cambiato la storia del cinema: durante il film persino l'insegna di un negozio riporta chiaramente la scritta Nouvelle vague.

sabato 17 febbraio 2018

The Post (Spielberg 2017)

Steven Spielberg e la noia del compito ben fatto ma privo della pur minima brillantezza.
La versione doppiata in italiano è un disastro, ma quella in lingua originale non stravolge il giudizio sul film, che resta ben girato, ben recitato e con una storia che andava raccontata, ma noioso e scontato, utile più ad una scuola di cinema che voglia insegnare gli schemi sugli sviluppi di una trama che allo spettatore in sala che vorrebbe essere avvinto o almeno intrigato...
Potrebbe rischiare di essere considerata blasfemia cinematografica, ma anche Tom Hanks e Meryl Streep - stavolta meglio lui di lei - non vanno oltre un'interpretazione standard, senza particolari acuti, e la musica di John Williams, convenzionale come non mai, contribuisce all'esito della pellicola, a caccia di Oscar ma non certo di novità, se non nella bellissima locandina, categoria, però, ancora non inserita tra i premi assegnati dall'Academy Award (trailer).