mercoledì 31 gennaio 2018

Assassino sull'Orient Express (Branagh 2017)

Non solo Shakespeare. Kenneth Branagh, ormai affrancato dai soggetti del drammaturgo di Stratford-upon-Avon che avevano dominato gli inizi della sua carriera, ingaggia uno straripante overcasting per la sua ultima fatica e non solo adatta un grande classico della letteratura inglese novecentesca, ma si confronta anche con il celebre precedente cinematografico (trailer 1; trailer 2).
Il capolavoro di Agatha Christie (1934), infatti, era già stato adattato nel 1974 da Sidney Lumet, che ricorse ad un cast altrettanto strabiliante: da Albert Finney a Sean Connery, da Lauren Bacall a Ingrid Bergman, da Jacqueline Bisset a Vanessa Redgrave (trailer).

sabato 20 gennaio 2018

Loveless (Zvjagincev 2017)

Rigoroso e glaciale come solo il cinema dell'est Europa a volte può esserlo, Loveless è un magnifico pugno nello stomaco (trailer). L'ossimoro così come la pellicola rimandano alle sensazioni contrastanti di celebri precedenti, su tutti i dieci episodi del Decalogo di Krzysztof Kieślowski (1988). Di fatto, si potrebbe dire che Andrej Zvjagincev con questo film abbia aggiunto un undicesimo comandamento ai dieci canonici, quello di non dare alla luce dei figli se, come precisa il titolo, non si è in grado di garantirgli amore.

lunedì 15 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (McDonagh 2017)

Un film drammatico con attori e personaggi perfetti per una commedia dei fratelli Coen e con una sceneggiatura mai banale, spesso sfrontata e scurrile, sempre divertente (trailer).
Una sintesi fin troppo stringata per il gran bel film di Martin McDonagh, al suo terzo lungometraggio dopo In Bruges (2008) e 7 psicopatici (2012), anticipati dal corto con cui vinse l'Oscar della categoria nel 2006, Six shooter (2004), ma che riassume i punti forti della pellicola, non caso definita "black comedy" dallo stessa locandina che riprende le parole del Telegraph.

venerdì 5 gennaio 2018

Suburbicon (Clooney 2017)

Gli anni '50, perfetti e senza macchia, abitati da perbenisti e benpensanti, razzisti e sempre sorridenti...
Gli anni '50 che il cinema statunitense ci ha fatto conoscere dai tempi di Douglas Sirk ed Elia Kazan e che qualche lustro fa Todd Haynes recuperò nel bellissimo Lontano dal paradiso (2002).
Proprio con quel film Suburbicon - sceneggiatura del 1999 dei fratelli Coen oggi affidata a George Clooney - ha in comune l'eccezionale protagonista: allora probabilmente la migliore attrice in circolazione, ma ancora oggi tra le più grandi di Hollywood... Julianne Moore, come quindici anni fa, interpreta una donna socialmente impeccabile, ma con tanti scheletri nell'armadio. Questa volta, poi, si sdoppia, e impersona sia Rose, coinvolta in un incidente e per questo ridotta su una sedia a rotelle, e sua sorella gemella, Margareth. A completare il quadretto, il marito di Rose, Gardner (Matt Damon), e loro figlio, Nicholas, un bambino di dieci anni (trailer).