martedì 24 luglio 2018

Saluto a Shinobu Hashimoto (18/4/1918-19/7/2018)

Aveva compiuto cento anni ad aprile, Shinobu Hashimoto, uno dei più grandi sceneggiatori del cinema giapponese, con oltre 80 film all'attivo, e storico collaboratore di Akira Kurosawa, si è spento pochi giorno fa a Tokyo.
Il connubio con quello che è probabilmente il più celebre regista nipponico in occidente era iniziato Rashomon (1950) ed è durato per venti anni esatti, fino a Dodes'ka-den (1970): tra i due estremi altri capolavori del calibro di Vivere (1952), I sette samurai (1954), Il trono di sangue (1957), La fortezza nascosta (1958). Kurosawa amava scrivere le sceneggiature dei suoi film a più mani, partecipando egli stesso alla redazione e coinvolgendo altri scrittori, ma Hashimoto in quegli anni è stato il più presente al suo fianco, e non a caso il libro autobiografico dello sceneggiatore s'intitola Compound Cinematics: Akira Kurosawa and I (2006). Negli anni '60, però, lavorò con successo anche per altri cineasti, come nel caso di Harakiri (Kobayashi 1962) e The Sword of Doom (Okamoto 1966).

E pensare che Shinobu aveva iniziato la sua carriera come contabile e aveva scoperto il cinema in ospedale, quando una tubercolosi ne aveva impedito la partenza per la Seconda guerra mondiale. Ricoverato in un sanitario dal 1938 al 1942, sviluppò l'interesse per la sceneggiatura e scrisse un soggetto sulla sua esperienza nell'esercito.
Subito dopo la guerra si formò con Mansaku Itami (1900-46) e negli anni seguenti scrisse In a Grove, per la regia di Ryunosuke Akutagawa, di fatto la "scintilla" che accese l'attenzione di Kurosawa per lo sceneggiatore, che usò quella trama come base proprio per Rashomon.
Come ogni scrittore giapponese vissuto nella seconda metà del XX secolo, il tema delle conseguenze di quella guerra, a cui era scampato come soldato ma che lo investì come tutti i suoi connazionali, rimase centrale nel suo lavoro. A dimostrarlo, basti la kafkiana I want to be a shellfish, serie tv ideata per la TBS television nel 1958, sulla scorta del romanzo di Tetsutaro Kato, che lo rese particolarmente popolare in patria. Proprio adattando la storia del semplice barbiere Toyomatsu arrestato e condannato alla pena capitale, peraltro, ebbe modo di esordire dietro la mdp con l'omonimo film per il cinema dell'anno seguente.
Lo stesso soggetto, infine, ha rappresentato anche la sua ultima fatica, quando lo ha ripreso per una pellicola a cinquant'anni di distanza dal primo progetto (Fukuzawa 2008). Come regista, invece, la sua carriera non ebbe altri sussulti, e Il lago delle illusioni (1982), che venne stroncato dalla critica, fu l'opera che ne segnò il ritiro dal cinema anche come sceneggiatore.
Al lavoro di Hashimoto, va ricordato, si sono ispirati dichiaratamente anche John Sturges, che con I magnifici sette (1960) riprese I sette samurai, e persino George Lucas, che ha ideato Guerre stellari (1977) sulla falsariga de La fortezza nascosta...

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