La pellicola, girata dal tedesco William Dieterle, formatosi in patria negli anni dell'espressionismo tedesco (e si vede) prima di raggiungere gli Stati Uniti, è un adattamento dell'omonimo romanzo di Robert Nathan (Portrait of Jennie, 1940), che piacque molto a David O'Selznick, il quale, come per tutti i suoi film, fu ben più di un semplice produttore (si pensi ad esempio al più famoso di tutti, Via col vento, Fleming 1939).
Egli, infatti, non solo scelse il soggetto di Nathan per dare un ruolo a Jennifer Jones, alla quale aveva già assicurato un contratto con la 20th Century Fox - negli anni precedenti l'attrice aveva vinto un Oscar per Bernadette (King 1943) e interpretato l'indimenticabile Perla Suarez in Duello al sole (Vidor 1946) -, ma intervenne anche sulla sceneggiatura dopo le prime settimane di lavorazione che non lo avevano soddisfatto. Si ricordi che Jennifer Jones e Selznick ebbero una lunga relazione sin dall'inizio degli anni '40 e furono marito e moglie (la seconda volta per entrambi) dal 1949 al 1965.
Egli, infatti, non solo scelse il soggetto di Nathan per dare un ruolo a Jennifer Jones, alla quale aveva già assicurato un contratto con la 20th Century Fox - negli anni precedenti l'attrice aveva vinto un Oscar per Bernadette (King 1943) e interpretato l'indimenticabile Perla Suarez in Duello al sole (Vidor 1946) -, ma intervenne anche sulla sceneggiatura dopo le prime settimane di lavorazione che non lo avevano soddisfatto. Si ricordi che Jennifer Jones e Selznick ebbero una lunga relazione sin dall'inizio degli anni '40 e furono marito e moglie (la seconda volta per entrambi) dal 1949 al 1965.
Jennifer Jones e Joseph Cotten |
New York 1934. Eben Adams (Joseph Cotten) è uno spiantato artista che dipinge paesaggi e nature morte convenzionali, come non manca di fargli notare Miss Spinney (Ethel Barrymore), l'anziana gallerista che lo prende in simpatia per i suoi modi eleganti e per l'avvenenza più che per le doti di pittore, consigliandogli l'imperfezione ma la passione di Raffaello piuttosto che l'algida perfezione di Andrea del Sarto (sic!). Comunque decisamente meglio del giudizio della sua padrona di casa, che aspetta le stentate rate dell'affitto ed è stufa di accettare i suoi dipinti che appende in bagno.
Un giorno, passeggiando per l'innevato Central Park in cerca di ispirazione, Eben incontra una bellissima ragazzina che gli parla dell'Hammerstein, un teatro in cui lavorano come acrobati i suoi genitori, gli Appleton. Il teatro non esiste più da anni, la bambina a ben guardarla è vestita in una maniera ormai passata di moda da tempo e una sciarpa che ha lasciato su una panchina prima di andarsene è avvolta in un quotidiano del 1910 in cui tra gli altri si cita Sarah Bernhardt...
Quella fanciulla, ovviamente, è Jennie (Jennifer Jones), la cui immagine scuoterà il talento di Eben, che ne abbozzerà un ritratto a matita su cui Miss Spinney spenderà un ottimo giudizio e un'altrettanto ottima paga. Eben la incontrerà sempre più spesso, ma sempre da solo, e ogni volta Jennie sarà più grande, dato che per sua stessa ammissione deve far presto per raggiungere l'età adulta e poter fidanzarsi con il pittore, che non smetterà di cercarla e di seguirla persino in un convento, dove chiederà di lei alla madre superiora (Lilian Gish), e fino al faro di Cape Cod (in realtà quello di Boston), di cui gli ha parlato spesso...
Joseph Cotten e Ethel Barrymore |
Quella fanciulla, ovviamente, è Jennie (Jennifer Jones), la cui immagine scuoterà il talento di Eben, che ne abbozzerà un ritratto a matita su cui Miss Spinney spenderà un ottimo giudizio e un'altrettanto ottima paga. Eben la incontrerà sempre più spesso, ma sempre da solo, e ogni volta Jennie sarà più grande, dato che per sua stessa ammissione deve far presto per raggiungere l'età adulta e poter fidanzarsi con il pittore, che non smetterà di cercarla e di seguirla persino in un convento, dove chiederà di lei alla madre superiora (Lilian Gish), e fino al faro di Cape Cod (in realtà quello di Boston), di cui gli ha parlato spesso...
Joseph Cotten e Lilian Gish |
È pur vero che il cappello introduttivo della storia, lasciato alla voce off e alle didascalie, sembra condurre lo spettatore su tutt'altro avviso: il narratore, infatti, mentre scorrono le immagini delle nuvole, si lascia andare a riflessioni sul bisogno dell'uomo di farsi domande filosofiche sulla vita, sulla morte, sullo spazio e sul tempo, mentre in sovrimpressione si legge prima una citazione dal Polido di Euripide, "Chi sa se morire non sia vivere... e se ciò che i mortali chiamano vita non sia morte?", e poi una dalla Ode su un'urna greca di Keats, "La bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è tutto ciò che voi sapete in terra e tutto ciò che vi occorre sapere".
La stessa voce invita ancor di più a sospendere il giudizio: "per il resto la scienza insegna che nulla muore ma solo si trasforma, che il tempo stesso non trascorre ma si incurva attorno a noi, e passato e futuro ci sono accanto, assieme e per sempre. Oltre i limiti estremi di ogni conoscenza ha vita questa storia e la sua vera realtà è da ricercarsi piuttosto nei vostri cuori che nelle vicende che vi saranno narrate". E così, durante il film, lanche a signora Spinney dirà a Eben che "invecchiando si impara a credere a tante cose che non si vedono".
La stessa voce invita ancor di più a sospendere il giudizio: "per il resto la scienza insegna che nulla muore ma solo si trasforma, che il tempo stesso non trascorre ma si incurva attorno a noi, e passato e futuro ci sono accanto, assieme e per sempre. Oltre i limiti estremi di ogni conoscenza ha vita questa storia e la sua vera realtà è da ricercarsi piuttosto nei vostri cuori che nelle vicende che vi saranno narrate". E così, durante il film, lanche a signora Spinney dirà a Eben che "invecchiando si impara a credere a tante cose che non si vedono".
Comunque la si interpreti, resta il fatto che Eben riuscirà a dipingere un ritratto completo della sua amata e stavolta sarà un capolavoro tale da essere esposto al Metropolitan Museum di New York. La tela nella realtà venne realizzata dal pittore statunitense d'origine ucraina Robert Brackman e, altro vezzo di Selznick, fu quello di farlo apparire a colori, in un film in bianco e nero. Il produttore non si limitò a questo, ma nelle scene finali pretese il colore anche per i fulmini e per il mare ingrossato dalla tempesta, nonché una sorta di effetto "seppia" per gli interni.
Tante le curiosità su cui vale la pena porre l'atenzione. Tra queste l'ostentata origine irlandese di Eben che, grazie al suo amico Gus, ottiene la commissione di un affresco raffigurante l'eroe nazionale Michael Collins in un locale frequentato dalla comunità cui entrambi appartengono. Al Rialto, il cinema in cui si è trasformato il vecchio teatro Hammerstein, dietro l'anziano custode con cui parla Eben, vediamo proiettare sullo schermo uno dei primi cartoni animati di Mickey Mouse, che aveva fatto la sua prima apparizione cinematografica nel 1928. Durante la tempesta, uno dei marinai che hanno aiutato Eben a trovare una barca per raggiungere il faro, legge sulla Bibbia "e un grande forte vento spezzò le montagne e fece in pezzi le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento": si tratta di un passo del libro dei Re, in cui Dio mette alla prova il profeta Elia (1Re, 19, 11), in evidente parallelo con la vicenda del protagonista che naufraga come Ulisse cercando di andare oltre le colonne d'Ercole, una delle più simboliche sfide ai limiti della conoscenza umana.
Tante le curiosità su cui vale la pena porre l'atenzione. Tra queste l'ostentata origine irlandese di Eben che, grazie al suo amico Gus, ottiene la commissione di un affresco raffigurante l'eroe nazionale Michael Collins in un locale frequentato dalla comunità cui entrambi appartengono. Al Rialto, il cinema in cui si è trasformato il vecchio teatro Hammerstein, dietro l'anziano custode con cui parla Eben, vediamo proiettare sullo schermo uno dei primi cartoni animati di Mickey Mouse, che aveva fatto la sua prima apparizione cinematografica nel 1928. Durante la tempesta, uno dei marinai che hanno aiutato Eben a trovare una barca per raggiungere il faro, legge sulla Bibbia "e un grande forte vento spezzò le montagne e fece in pezzi le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento": si tratta di un passo del libro dei Re, in cui Dio mette alla prova il profeta Elia (1Re, 19, 11), in evidente parallelo con la vicenda del protagonista che naufraga come Ulisse cercando di andare oltre le colonne d'Ercole, una delle più simboliche sfide ai limiti della conoscenza umana.
Il fulmine che introduce il colore nel film |
Ad ulteriore riprova che sir Alfred ebbe molto presente la pellicola di Dieterle, in una delle ultime sequenze, Eben rincorre Jennie all'interno di un faro con una scala a chiocciola, che il regista tedesco riprende con un carrello all'indietro (ne usa molti durante il film) restituendo allo spettatore quel senso di profondità che Hitchcock porterà all'estremo attraverso l'artificio tecnico dei due carrelli incrociati con cui renderà la vertigine di Scottie, il disturbo che caratterizza il personaggio e che dà il titolo al film.
Tornando, infine, al film del 1948, le interpretazioni di Cotten e della Jones sono sostenute da una fotografia magnifica di Joseph H. August, che ricorre spesso ad un filtro per l'effetto "telato" dei paesaggi, sorta di soggettiva pittorica di Eben, e soprattutto riesce a rendere un'atmosfera indefinita e sognante per tutto il film, con momenti di livello assoluto, come le brume notturne nei momenti che precedono il mare in burrasca, in cui le sagome degli attori appaiono appena riconoscibili tra la nebbia.
A tutto questo si aggiunga la musica di Dimitri Tiomkin, uno dei mostri sacri della Hollywood classica, che si avvalse soprattutto di melodie di Claude Debussy. Uno dei brani portanti, con lo stesso titolo del film, venne invece composto da Gordon Burdge & J. Russell Robinson, e divenne successivamente ancora più famoso grazie all'interpretazione che ne diede Nat King Cole (ascolta). Alla colonna sonora, va infine precisato, collaborò anche Bernard Herrmann (il suo finale non venne usato), collaboratore di Hitchcock in gran parte dei suoi capolavori, compreso ovviamente Vertigo.
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