venerdì 29 novembre 2019

L'ufficiale e la spia (Polanski 2019)

L'affare Dreyfus è un caso esemplare per raccontare l'ingiustizia fatta storia e, inutili polemiche a parte, il film di Polanski è bello, didattico e necessario, anche perché ogni epoca e ogni latitudine, purtroppo, continuano a conoscere casi simili. 
Di pellicole con queste caratteristiche, il maestro di Lodz ne ha girata almeno un'altra, Il pianista (2002): rispetto ad allora, stavolta si mostra più razionale, più freddo, e questo è inevitabile dato il coinvolgimento autobiografico per la tragedia dell'olocausto, ma anche in questo caso, come evidente autocitazione, mostra il suo protagonista suonare il piano mentre tutto sembra crollare intorno a lui. 
Ammessa una certa imperturbabilità come unica parziale critica, il film è sostanzialmente perfetto, e per rigore fa pensare al Rossellini de La presa di potere di Luigi XIV (1966) e degli altri film tv storici anni '60-'70. Attori, scenografie, costumi, ambienti proiettano nella Parigi a cavallo tra XIX e XX secolo, che furono teatro dell'assurda vicenda (trailer).

domenica 24 novembre 2019

La belle époque (Bedos 2019)

La bellezza non ha età... o forse sì?
Se a dirlo è Fanny Ardant, l'affermazione appare più che plausibile.
Nicolas Bedos, attore prima che regista, al suo secondo film dietro la mdp, confeziona una commedia romantica e divertente, in parte autobiografica, che fa riflettere con una leggerezza tutta francese e ben recitata, oltre che dalla Ardant, anche dagli ottimi Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Pierre Arditi e Doria Tiller, fino a poche settimane fa sua compagna.
Una storia in cui il piano della vita e quello della recitazione si intersecano fino a sovrapporsi (trailer).

giovedì 21 novembre 2019

Apocalypse Now (Coppola 1979)

Nella sua splendida perfezione, il capolavoro di Francis Ford Coppola è tornato al cinema nella sua terza edizione: dopo l'originale del 1979 (153') e la versione Redux del 2001 (202'), con l'aggiunta di quanto il regista era stato costretto a tagliare, è arrivato nelle sale il Final cut (183'; trailer).
È lo stesso Coppola ad introdurla con poche parole in cui spiega che la pellicola presentata diciotto anni fa era forse diventata troppo lunga, nell'entusiasmo di montare troppo di quanto eliminato nel 1979, ma soprattutto che ora i grandi mezzi tecnici a disposizione hanno permesso di migliorare sonoro e immagine.

sabato 16 novembre 2019

Parasite (Bong Joon-ho 2019)

Parasite, ovvero la lotta di classe in Corea, con tanta ironia e humour nero, ma pur sempre lotta di classe.
Un film riuscitissimo, come dimostrano la Palma d'oro a Cannes e la candidatura per la Corea agli Oscar del 2020, che racconta la storia di una famiglia che vive in povertà e i cui membri sbarcano il lunario come possono, tra inganni e sotterfugi.
La storia è ambientata a Seul, città in cui le fasce sociali più alte vivono nella parte superiore e quelle più basse in quelle inferiori, come visto anche nel recentissimo Burning. Bong Joon-ho, però, amplifica questa simbologia dettata dalla morfologia stessa dell'urbanizzazione contrapponendo il mondo in superficie e il mondo sotterraneo - come nell'horror Noi (Peele 2018) -, complice anche il terrore della guerra e la conseguente esistenza di numerosi bunker nelle case più ricche (trailer).

martedì 12 novembre 2019

The Irishman (Scorsese 2019)

Martin Scorsese torna al genere più frequentato della sua filmografia, che ha contributo a rendere epico negli ultimi quarant'anni, ma lo fa con una pellicola più intima e malinconica delle altre, in cui i grandi temi dell'amicizia, del tradimento, dell'onore, si stemperano in quello dell'età che avanza (trailer).
Una produzione di 159 milioni, per un film che, senza i soldi di Netflix, non avrebbe visto la luce, e che, per questo ha avuto una mediocre distribuzione in sala. Compromessi che probabilmente vedremo sempre più spesso e che continuano ad alimentare polemiche. Una cosa è certa, pellicole come questa meriterebbero sempre di essere viste prima in sala, perché concepite per quel tipo di fruizione.

venerdì 8 novembre 2019

La vita invisibile di Eurìdice Gusmão (Aïnouz 2018)

Il premio Un certain regard a Cannes e l'inserimento per il Brasile tra i film candidati all'Oscar come miglior film straniero sono gli ottimi biglietti da visita della pellicola di Karim Aïnouz, adattamento dall'omonimo romanzo d'esordio della scrittrice brasiliana Martha Batalha (2016).
Il soggetto de La vita invisibile di Eurìdice Gusmão è un melodramma familiare che racconta in parallelo la vita di due sorelle molto unite che la sorte e una buona dose di folle morale cattolica e perbenista dividono.
Un film al femminile, in cui l'uomo è, seppur declinato attraverso diversi personaggi (padre, amante, marito, dottore), un oppressore dal quale liberarsi per poter essere se stesse, una figura accentratrice incapace di autonomia e così cieca da considerare una forma d'affetto la protezione non richiesta, finalizzata, in fondo, solo a soddisfare le proprie esigenze (trailer).

martedì 5 novembre 2019

Quattro mosche di velluto grigio (Argento 1971)

Un batterista prima, poi un intero gruppo che suona, una sorprendente soggettiva impossibile dall'interno della cassa armonica di una chitarra, il tutto alternato, grazie al montaggio, ai titoli di testa sui quali compare un cuore pulsante. Una zanzara disturba i musicisti, ma alla fine del brano, composto dai Deep Purple per l'occasione, il batterista la ucciderà tra i piatti del charleston (trailer).
Con questa ipertrofica sequenza inizia Quattro mosche di velluto grigio, terzo film dell'allora trentenne Dario Argento e ultimo episodio della cosiddetta trilogia degli animali, dopo L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e Il gatto a nove code (1971), anche se lo stesso regista lo ha sempre considerato slegato dagli altri.

venerdì 1 novembre 2019

Ninotckha (Lubitsch 1939)

La Garbo ride!
Non si può iniziare ad analizzare questo capolavoro della commedia hollywoodiana senza questa premessa, che fu anche il tormentone pubblicitario che l'accompagnò ovunque, riutilizzato per poster, locandine e trailer, in cui infatti veniva precisato che non solo riderà, ma che "tutto il mondo riderà con lei" (trailer). Non c'è dubbio che la grande rivoluzione del film fu proprio questa: il mito della diva imperturbabile che veniva dai ghiacci annullato all'improvviso, per trasformarla in una donna affabile e sorridente.
Attorno a quell'evento, infatti, ruota l'intera pellicola, perché la mutazione avviene durante la storia che, non a caso, inizialmente ci presenta una Garbo assolutamente canonica, semmai ancora più dura e algida del solito, in versione di ispettore sovietico, seriosa e incapace di tradire qualsiasi emozione (fattore comico già di per sé).