domenica 28 febbraio 2016

Remember (Egoyan 2015)

Un film che colpisce, che resta nella mente dello spettatore anche una volta usciti dalla sala e che nella sua implacabilità lascia letteralmente esterrefatti.
L'ultima pellicola di Atom Egoyan non può suscitare indifferenza e non faccia storcere il naso l'idea di un'ennesima storia sulla tragedia dell'olocausto, perché questo è un film che va oltre, intervenendo sulle paure più recondite di ognuno di noi, sui difficili anni della vecchiaia, sul tema della vendetta, in quello che in fondo è un thriller sorprendente e che deve tanto al solito e imprescindibile Alfred Hitchock (e a Bernard Herrmann fa pensare spesso la musica composta da Mychael Danna per l'occasione), da cui si distanzia, però, per la potenza del colpo di scena, un escamotage mai troppo amato dal maestro del brivido.

giovedì 25 febbraio 2016

La marcia su Roma (Risi 1962)

Un film a basso budget, che Dino Risi girò nello stesso anno de Il Sorpasso, con cui condivide la natura di road movie della commedia italiana ma, in un enorme paradosso tra cinema e realtà, decisamente più scanzonato...
Rispetto a quello che forse è il capolavoro massimo del regista milanese, La marcia su Roma è inevitabilmente un film minore, ma ben scritto da un gruppo di sceneggiatori di altissimo livello: Age, Furio Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Sandro Continenza, Ghigo De Chiara.
Il risultato è una divertente parodia degli anni immediatamente precedenti ai vent'anni più complicati del Novecento italiano. La pellicola di Risi ripete, in qualche modo, l'operazione straordinaria de La grande guerra (Monicelli 1959) e, come in quel caso la Prima guerra mondiale veniva raccontata attraverso le vicende di due scalcagnati commilitoni interpretati da Vittorio Gassman e Alberto Sordi, stavolta la salita al potere del fascismo ha il volto dello stesso Gassman accompagnato da Ugo Tognazzi.

lunedì 22 febbraio 2016

Ti guardo (Vigas 2015)

L'opera prima del giovane regista venezuelano Lorenzo Vigas ha già sbancato, vincendo il Leone d'oro a Venezia.
Un pugno nello stomaco che dura 90 minuti, in cui brillano due attori straordinari: Alfredo Castro,  da una decina d'anni sulla breccia con una quindicina di film all'attivo, è l'interprete prediletto di Pablo Larrain (Fuga, 2006; Tony Manero, 2008; Post Mortem, 2010; No, i giorni dell'arcobaleno, 2012; Il club, 2015) e Luis Silva, un esordiente preso dalla strada, un attore pasoliniano per un ruolo da 'ragazzi di vita' sudamericano.

giovedì 18 febbraio 2016

Bronx (De Niro 1993)

Che gran bel film e che magnifico esordio alla regia per Robert De Niro con una storia che, pur se costituisce l'adattamento di una pièce teatrale di Chazz Palminteri, pesca tanto da due dei registi a cui probabilmente De Niro deve di più: Sergio Leone e Martin Scorsese (vedi il film).
De Niro sceglie per sé il ruolo di Lorenzo Aniello, padre del protagonista Calogero che, crescendo in una via del Bronx, sarà sempre combattuto tra gli esempi di rettitudine instillatigli dalla famiglia e quelli della malavita, sempre presente nel bar sotto casa, quartier generale del boss di zona Sonny, perfettamente interpretato dallo stesso Palminteri.

lunedì 15 febbraio 2016

Il figlio di Saul (Nemes 2015)

È sempre difficile analizzare un film sulla Shoah, nel rischio di confondere l'importanza del tema con quella della pellicola in sé, e questa cosa accade puntualmente anche per quest'opera con cui, però, il trentottenne ungherese László Nemes ha già vinto il Gran Prix speciale della Giuria a Cannes e il Golden Globe per il miglior film straniero.
Ne Il figlio di Saul lo straniamento e il disagio per lo spettatore iniziano subito, con lo schermo completamente sfocato da cui emerge dopo alcuni minuti il volto del protagonista, Saul - un bravissimo Géza Röhrig, che mostra una disorientante somiglianza con François Truffaut -, membro del sonderkommando in un campo di concentramento, cioè un ebreo assoldato dai nazisti per lavorare al loro servizio, con l'unico vantaggio per sé di procrastinare la propria morte. Vediamo Saul collaborare nella peggiore delle attività del campo: è lui ad accompagnare molti altri ebrei verso le terribili docce da cui non usciranno vivi, rassicurandoli, dopo averli aiutati a spogliarsi, che più tardi recupereranno i loro vestiti...

giovedì 11 febbraio 2016

The Hateful Eight (Tarantino 2015)

L'ottavo film di Quentin Tarantino, come recita uno degli slogan della pellicola che gioca sulla ripetizione del numero otto, è l'ennesima grande pellicola del cineasta di Knoxville - Tennessee...

lunedì 8 febbraio 2016

Macbeth (Kurzel 2015)

Justin Kurzel ha avuto l'ardire di rimettere in scena la celebre tragedia shakespeariana su cui il cinema si è più volte cimentato. Quella del regista australiano, infatti, è la dodicesima versione per il grande schermo del Macbeth, che ha avuto illustri precedenti diretti da Orson Welles (1948), Akira Kurosawa (Trono di sangue, 1951) e Roman Polanski (1971). L'ultima versione in termini di tempo, infine, era stata quella intitolata Macbeth - La tragedia dell'ambizione (Wright 2006) che, sull'esempio del Romeo + Giulietta di William Shakespeare di Baz Luhrmann (1996), aveva trasposto il dramma ai giorni nostri, facendo di Macbeth un trafficante di droga che punta a prendere il posto del boss Duncan e delle tre streghe altrettante studentesse sexy.

giovedì 4 febbraio 2016

Il ponte delle spie (Spielberg 2015)

Tom Hanks è sull'autobus... alcuni passeggeri lo guardano in maniera torva e con disapprovazione, in un'atmosfera di incolpevole colpevolezza che Alfred Hitchcock ci ha mostrato decine di volte; sullo stesso autobus, tempo dopo, la signora più inviperita della volta precedente, lo guarda con affetto e ammirazione.
In questo confronto elementare e didascalico, privo di suspense e in cui la capacità di usare la mdp è funzionale esclusivamente a veicolare un messaggio rasserenante, c'è buona parte de Il ponte delle spie, ultima pellicola di Steven Spielberg ed ennesima storia moralistico-propagandistica che stavolta, però, non sembra aver fatto breccia nemmeno nell'Academy, che nelle nomination all'Oscar l'ha quasi incredibilmente ignorata.

martedì 2 febbraio 2016

Little sister (Kore-eda 2015)

Liberamente ispirato ad una graphic novel (Umimachi's Diary - Yoshida Akimi), il nuovo film di Hirokazu Kore-eda torna ad analizzare le dinamiche familiari, come faceva il recente e altrettanto ben riuscito Father and son (2013). 
Il Giappone e il soggetto incentrato sulla famiglia fanno istintivamente pensare alla filmografia di Yasuhiro Ozu, ma Kore-eda, che pure posiziona spesso la mdp in basso, la muove raramente e con molta lentezza al pari del grande maestro, sembra volere approfondire queste tematiche non nella semplice quotidianità, come faceva con la sua leggiadria Ozu, bensì sconvolgendo una più o meno tranquilla "normalità" con qualcosa che rimette tutto in discussione, ma che una volta integrata, arricchisce la vita di tutti i personaggi arrivando persino a migliorare la serenità iniziale.