domenica 22 aprile 2018

Saluto a Vittorio Taviani (20/91929 - 15/4/2018)

Impossibile pensare a Paolo senza Vittorio, eppure da qualche giorno il binomio costituito dai fratelli Taviani non può essere più lo stesso, dopo la scomparsa di Vittorio, morto a 88 anni in seguito ad una lunga malattia.
Nato a San Miniato (Pisa) due anni prima di Paolo, Vittorio si era appassionato al cinema e col fratello, una volta giunto a Roma, iniziò a lavorare ad alcuni documentari, tra cui il cortometraggio San Miniato, luglio 1944 (1954). Oltre dieci anni dopo, invece, il loro primo lungometraggio, I sovversivi (1967), figlio del contesto sociale e culturale del tempo, che oggi appare profetico rispetto agli avvenimenti del 1968. Un film capace di fondere coscienza politica attorno ai funerali di Palmiro Togliatti, su cui i Taviani avevano persino girato un documentario (L'Italia con Togliatti, 1964) e le personali dei singoli personaggi.

L'ideale politico (i Taviani sono figli di un avvocato antifascista) contrassegnò anche la pellicola successiva, Sotto il segno dello scorpione (1969), ambientata in un passato mitico in cui i protagonisti provavano a fondare una società utopistica.
Da quel momento in poi alle tematiche sociali e politiche si aggiunsero le suggestioni letterarie, da San Michele aveva un gallo (1972), tratto dal racconto di Tolstoj Il divino e l'umano, ad Allonsanfàn (1974), ambientato nell'Italia meridionale negli anni della Restaurazione e accompagnato dalla musica di Morricone; da Padre padrone (1977), tra i massimi capolavori realizzati in carriera, adattamento dell'omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda, a La notte di San Lorenzo (1982), altra vicenda in cui la microstoria, stavolta quella delle persone comuni nella Toscana del 1944, incontra la macrostoria della resistenza antifascista alla fine della Seconda guerra mondiale. Questi ultimi due film, peraltro, trionfarono a Cannes vincendo rispettivamente il premio della giuria e la Palma d'oro.
E poi Kaos (1984), in cui Franco e Ciccio interpretano i personaggi pirandelliani di Novelle per un anno, e Good Morning Babilonia (1987), storia di emigrazione e di cinefilia, con due restauratori italiani che finiscono per diventare oltreoceano scenografi per Intolerance (1916) di D.W. Griffith. Negli anni novanta Fiorile (1993), storia di una famiglia erede di una ricchezza nata dal trafugamento di un tesoro napoleonico, e Le affinità elettive (1996), dal romanzo di Goethe. Nel 2012 fu la volta di Cesare deve morire, particolarissimo progetto interpretato da detenuti del carcere di Rebibbia che mettono in scena il Giulio Cesare di Shakespeare, e che ha regalato ai Taviani l'Orso d'oro a Berlino. Le ultime due pellicole, infine, ancora connesse a opere letterarie: Meraviglioso Boccaccio (2015) e Una questione privata (2017), incentrato sul romanzo di Beppe Fenoglio.
Proprio per quest'ultimo lavoro, Vittorio si era dovuto allontanare dal set, dopo essere stato investito da un'auto nel centro di Roma, l'incidente che ha peggiorato le sue condizioni fino alla morte sopraggiunta il 15 aprile scorso. Il cineasta toscano lascia tre figli: Giuliano e Francesca, musicisti, e Giovanna, documentarista.
Perché smettere di parlare dei Taviani come dei fratelli Taviani? Continueremo a farlo come sempre!

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