martedì 31 luglio 2018

A proposito di tutte queste signore (Bergman 1963)

È sorprendente come anche un film "minore" di Ingmar Bergman possa contenere tanti elementi che  hanno influenzato il cinema più recente: potere dei grandi maestri del cinema.
A proposito di tutte queste signore, che il regista svedese girò ispirandosi con ironia alla sua stessa biografia (secondo alcuni deriverebbe da una pièce che imbarazzò Bergman a Stoccolma), palesa qui è lì dettagli, personaggi e motivi che si ritrovano in François Truffaut, Woody Allen, Wes Anderson, persino Sergio Leone.

martedì 24 luglio 2018

Saluto a Shinobu Hashimoto (18/4/1918-19/7/2018)

Aveva compiuto cento anni ad aprile, Shinobu Hashimoto, uno dei più grandi sceneggiatori del cinema giapponese, con oltre 80 film all'attivo, e storico collaboratore di Akira Kurosawa, si è spento pochi giorno fa a Tokyo.
Il connubio con quello che è probabilmente il più celebre regista nipponico in occidente era iniziato Rashomon (1950) ed è durato per venti anni esatti, fino a Dodes'ka-den (1970): tra i due estremi altri capolavori del calibro di Vivere (1952), I sette samurai (1954), Il trono di sangue (1957), La fortezza nascosta (1958). Kurosawa amava scrivere le sceneggiature dei suoi film a più mani, partecipando egli stesso alla redazione e coinvolgendo altri scrittori, ma Hashimoto in quegli anni è stato il più presente al suo fianco, e non a caso il libro autobiografico dello sceneggiatore s'intitola Compound Cinematics: Akira Kurosawa and I (2006). Negli anni '60, però, lavorò con successo anche per altri cineasti, come nel caso di Harakiri (Kobayashi 1962) e The Sword of Doom (Okamoto 1966).

sabato 14 luglio 2018

La terra dell'abbastanza (D. e F. D'Innocenzo 2018)

Come recentemente visto in Cuori puri (De Paolis 2017) e, naturalmente, in Dogman (Garrone 2018), alla cui sceneggiatura peraltro i fratelli D'Innocenzo hanno collaborato, l'estrema periferia è ancora una volta protagonista di un ottimo prodotto cinematografico italiano.
La borgata come territorio dimenticato, terra del possibile, in cui il crudo realismo si fonde, pasolinianamente, con la poesia drammatica dei singoli, troppo spesso condannati a quella vita da un contesto dal quale è davvero difficile liberarsi.
Manolo (Andrea Carpenzano) e Mirko (Matteo Olivetti) sono due ragazzi nati e cresciuti in una borgata romana, Ponte di Nona, le cui case dai mille colori contrastano la cupa realtà quotidiana.

domenica 8 luglio 2018

Il sacrificio del cervo sacro (Lanthimos 2017)

Thriller psicologico, tragedia classica, horror. Yorgos Lanthimos fonde questi generi, prende a piene mani da Kubrick, Von Trier, Haneke e Cronenberg e realizza un film di grande interesse, formalmente impeccabile, angosciante nella trama e nel cinismo dei suoi personaggi (trailer).
Steven Murphy (Colin Farrell) è un affermato cardiochirurgo che ha visto morire un uomo durante un'operazione. Proprio per questo ha mantenuto i contatti con il figlio, Martin (Barry Keoghan), rimasto solo con la madre (Alicia Silverstone). Di questa "amicizia" Steven non ha detto nulla né alla moglie Anna (Nicole Kidman), oftalmologa, né ai due figli Kim (Raffey Cassidy) e Bob (Sunny Suljic). Di questi ultimi sappiamo poco, la prima studia canto - la vediamo solfeggiare sul mi e cantare il brano pop di Ellie Goulding Burn (1 e 2) -, il secondo, invece, sogna di fare il lavoro della mamma e ha come unico vezzo dei lunghi capelli (come quelli di Danny in Shining o di Bryan, il figlio di Redmond in Barry Lyndon) che il padre vorrebbe fargli tagliare.