lunedì 9 febbraio 2015

Barry Lyndon (Kubrick 1975)

Difficile scrivere di Barry Lyndon, indubbiamente uno dei migliori film di sempre, forse il più impeccabile dei film di Kubrick, sicuramente il più straordinario tra i film storici mai realizzati. Averlo però rivisto nella versione recentemente restaurata, grazie alla Cineteca di Bologna, impone lo sforzo di riordinare le idee e di provare a farlo!
Partendo dal romanzo picaresco di William Thackeray, Le memorie di Barry Lyndon (1844), il grande regista britannico ha ripreso la storia di un giovane uomo irlandese che tenta una clamorosa arrampicata sociale, provando con ogni mezzo ad entrare nell'aristocrazia inglese. Seguiamo la sua vicenda a partire dall'origine del suo cinismo che lo porterà a vedere gli altri come un mezzo per i propri obiettivi: innamorato della cugina che sembra ricambiarne i sentimenti, è costretto a subire una cocente delusione sentimentale vedendo il proprio amore piegarsi alle logiche matrimoniali e di interesse del tempo. Da questo momento in poi la sua sarà una rincorsa all'ascesa sociale, che passerà dall'arruolamento in eserciti diversi - con la Guerra dei sette anni a fare da sfondo (1756-63) -, dall'ingresso nelle corti europee al seguito di Chevalier de Balibari, un grande giocatore d'azzardo e, infine, col matrimonio con la duchessa di Lyndon.

Il film è basato su due elementi tecnico-stilistici ripetuti in maniera quasi ossessiva: la prospettiva centrale, equivalente ad una firma in ogni pellicola di Kubrick, e la carrellata indietro, usata decine di volte nelle splendide tre ore di narrazione. Una narrazione rallentata, con i tempi dilatati, che danno l'idea dell'epoca in cui si svolgono i fatti, e per la cui resa, consuetamente maniacale, il regista ricorre anche alle celebri sequenze girate alla sola luce delle candele, come nel caso del dialogo tra il capitano Grogan e Redmond, che si svolge in una tenda di un accampamento militare, o di alcune partite di carte durante le tournée di Barry e Chevalier. A tutto contribuisce anche la bellissima colonna sonora, che unisce Mozart, Bach, Vivaldi, Paisiello, i Chieftains con Women of Irelandle marce militari, come British Grenadiers, fino ad arrivare al Trio n°2 per violino, violoncello e pianoforte di Schubert e alla Sarabanda di Haendel, forse i due brani che caratterizzano maggiormente il capolavoro di Kubrick.
Altro leitmotiv, nella filmografia del regista, l'immancabile riferimento favolistico (basti pensare ai Tre porcellini in Shining con Jack Torrance-Nicholson che cita Ezechiele Lupo mentre tenta di prendere Wendy-Duvall): il viaggio di Redmond Barry dal suo paese di origine in direzione della capitale Dublino è girato come un simbolico attraversamento della foresta, in uno schema tipicamente fiabesco con tanto di incontro di una coppia di ladri che, almeno alle nostre latitudini, ricorda tanto l'episodio di Pinocchio con il Gatto e la Volpe.
Impossibile fare una selezione dei momenti migliori del film, costituito da un'incredibile sequela di scene madri legate dalla bellissima voce narrante, che nella versione originale è quella di Michael Hordern, in italiano doppiato da Romolo Valli: dalla "scena del fazzoletto" tra Redmond (Ryan O'Neal) e la cugina Nora Brady (Gay Hamilton) allo scontro del giovane con il futuro marito di lei, il capitano John Quin (Leonard Rossiter), prima a tavola e poi in duello; dalla fuga con Chevalier (Patrick Magee) dopo aver ingannato il principe di Tubinga, ai momenti di seduzione della bellissima lady Lyndon (Marisa Berenson), nonché quelli che mostrano il difficile rapporto con il figlio di lei, lord Bullingdon (Leon Vitali), che deflagrano nella rissa tra i due clamorosamente contrastante con il concerto da camera che fa da sfondo alla scena, e poi al duello tra i due, che di fatto chiude in una perfezione circolare l'intera storia iniziata con il duello tra Redmond e Quin.

Proprio uno dei dialoghi di rottura tra patrigno e figliastro sono alla base di un altro colto riferimento di Kubrick, che mette in bocca al piccolo lord Bullingdon parole che sarebbero state perfette nella bocca del giovane Amleto, l'opera shakespeariana a cui il regista si ispira palesemente nello sviluppo di questo nodo narrativo fondamentale nel suo personale adattamento del romanzo di Thackeray:
Lady Lyndon: "È questo il modo di comportarvi con vostro padre? Lord Bullingdon, avete perso la lingua?Lord Bullingdon: "Mio padre era Sir Charles Lyndon. Io non I'ho dimenticato, come altri".Lady Lyndon: "Lord Bullingdon, avete insultato vostro padre!"Lord Bullingdon: "Milady, voi avete insultato mio padre".
La residenza Lyndon nel film e la
Malvern Hall di John Constable
Il film, così come il romanzo, racconta la fine di un'epoca, e non è certo un caso che le ultime lettere firmate da lady Lyndon riportino la data del dicembre 1789, a Rivoluzione francese ormai esplosa... un elemento che evidenzia il pessimismo di Kubrick e che rende ancora più inutili agli occhi dei posteri gli affanni di un'intera generazione, come sembra chiosare la didascalia finale: "Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono; belli o brutti, ricchi o poveri, buoni o cattivi, ora sono tutti uguali".

Una trattazione a parte meriterebbe, infine, il rapporto della pellicola con la storia dell'arte e della pittura. Kubrick, infatti, si avvale di diversi dipinti tratti da quella che è stata giustamente definita "l'iconografia inglese del Settecento" (M. De Santi, Cinema e pittura, 1987) per ricreare l'atmosfera adatta alla sua pellicola: lo dimostrano in maniera inconfutabile il paesaggio con la residenza Lyndon, praticamente sovrapponibile al Malvern Hall di John Constable; i personaggi di Redmond Barry e del capitano Grogan, che in divisa dell'esercito ricordano rispettivamente le tele di Joshua Reynolds che ritraggono Il colonnello John Hayes St Leger e Lord Heathfield; quello di lady Lyndon, che ricorda molto da vicino la Sophia Charlotte Lady Sheffield (1785-86) di Thomas Gainsborough, del quale è ripresa anche la Regina Charlotte, che per alcuni versi può essere apparentata alla signora Barry, madre di Redmond, o la celebre Passeggiata del mattino, citata nella passeggiata di lord Charles Reginald Lyndon, moglie, precettore e figlio.
Redmond Barry e il capitano Grogan e
i ritratti di Joshua Reynolds
Allo stesso modo, la sequenza in cui lo stesso personaggio interpretato da Marisa Berenson si contorce dal dolore nella sua camera, giunta sul suo letto assume le pose della raffigurazione dell'Incubo notturno (1781) di Johann Heinrich Füssli e, infine, la depressione di Redmond Barry viene immortalata sistemando Ryan O'Neal nel medesimo atteggiamento di abbandono di uno dei personaggi di William Hogarth nella scena 2 della serie Mariage a la mode (1743-45).



Lady Lyndon e Lady Sheffield
di Thomas Gainsborough
  
Lady Barry e la Regina Charlotte
di Thomas Gainsborough













   
Lady Lyndon e
l'Incubo di Füssli 
L'abbandono di Redmond e il
Mariage a la mode di Hogarth













La passeggiata del mattino di Thomas Gainsborough
e la passeggiata della famiglia Lyndon












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