lunedì 20 novembre 2017

Borg McEnroe (Metz Pedersen 2017)

L'epica applicata allo sport è un genere cinematografico da almeno ottanta anni, a partire da Olympia che Leni Riefenstahl girò per i giochi olimpici di Berlino '36; ma i film che hanno contribuito a determinare la forza di questo genere hanno sempre regalato al pubblico qualcosa di nuovo. Se l'inarrivabile pellicola della regista tedesca influenzò persino Orson Welles per le sue inquadrature dal basso di Quarto potere (1941), quello incentrato sul match Alì-Foreman, il celebre "rumble in the jungle" di Kinshasa '74, il bellissimo Quando eravamo re (Gast 1996), è stato piuttosto un docufilm che ha messo voglia a chiunque lo abbia guardato di approfondire quell'evento storico, attraverso filmati d'epoca, interviste e scrittura appassionante. Non vale invece la pena di scomodare un capolavoro assoluto come Toro scatenato (Scorsese 1980), anche perché il pugilato ha una tradizione cinematografica ben più gloriosa degli altri sport... (trailer).

mercoledì 15 novembre 2017

La ragazza nella nebbia (Carrisi 2017)

Flores (Jean Reno) è uno psichiatra che riceve Vogel (Tony Servillo), ispettore che ha indagato sulla scomparsa di Anna Lou Kastner (Ekaterina Buscemi), adolescente di Avechot, piccolo e immaginario paese dell'Alto Adige.
È questa la cornice, del tutto simile a quella di Una pura formalità (Tornatore 1994), del racconto narrato attraverso i flashback da Donato Carrisi, autore del romanzo (2015) e regista esordiente del film che ad esso si ispira.
Avechot è situata in una valle cieca, con una sola strada d'accesso, immersa nella nebbia e nel freddo, in un'atmosfera che ricorda molto da vicino l'ambientazione della serie tv francese Les Revenants. Negli interni, invece, animali impagliati e i rivestimenti in legno non possono non far pensare a Twin Peaks, a cui rimanda inevitabilmente anche la storia dell'adolescente scomparsa.

domenica 12 novembre 2017

Re per una notte (Scorsese 1983)

È il film che ha rischiato di interrompere seriamente la carriera di Martin Scorsese... un'amara, troppo amara per Hollywood, riflessione sul successo e la celebrità. 
Il soggetto, scritto nel 1970-71 da Paul Zimmerman, critico di "Newsweek", che lo trasse da un episodio del David Susskind Show sui cacciatori di autografi e da un articolo dell'Esquire su un appassionato di talk-show, giunse a Milos Forman che non lo girò, cosicché nel 1974 Scorsese lo fece leggere a De Niro che si innamorò del personaggio principale. L'attore avrebbe voluto essere diretto da Michael Cimino, fatto fuori dal disastro produttivo de I cancelli del cielo (1980) e, alla fine, la scelta cadde proprio sull'amico Martin che glielo aveva fatto conoscere. Per il coprotagonista, invece, dopo aver pensato anche a Frank Sinatra e persino a Dean Martin, venne scritturato Jerry Lewis.

lunedì 6 novembre 2017

Blade Runner 2049 (Villeneuve 2017)

Denis Villeneuve si trova splendidamente a suo agio nella fantascienza: lo aveva dimostrato con Arrival (2016) e lo conferma con il sequel di Blade Runner (R. Scott 1982). Accostarsi ad un mostro sacro che ha fatto epoca ed è entrato nell'immaginario collettivo costituiva un grande rischio, ma il regista canadese ha superato brillantemente la prova, mettendosi in scia del capolavoro originario, regalando allo spettatore un altro bellissimo neo noir e facendo respirare allo spettatore la stessa atmosfera di allora. Los Angeles è sempre piovosa, anche se più grande, oggi la sua discarica è a San Diego; il quartiere dei ristoranti è dominato dal finger food orientale e tra le strade della città il protagonista si aggira stancamente, privo di entusiasmo, un uomo solitario che trova la sua dimensione all'interno delle mura domestiche, proprio come accadeva a Deckard. Persino la pubblicità della Panam (nella realtà fallita nel 1991) lampeggia sulla sommità di un palazzo come un tempo.