venerdì 31 dicembre 2021

Don't look up (McKay 2021)

Adam McKay e il catastrofismo ai tempi della pandemia. Il regista di Filadelfia, premio Oscar per la sceneggiatura de La grande scommessa (2015), cavalca alcuni dei temi più caldi del momento a livello planetario e, con un overcasting sfrenato (le interpretazioni degli attori sono la cosa migliore della pellicola), dà vita a un film che, senza dimenticare il passato comico del suo autore, prova a far riflettere su quanto stiamo vivendo.
Media, complottismo, social, politica, interessi economici vengono messi in un grande frullatore da cui però, pur sostenendo idee ampiamente condivisibili, ne esce un insieme piuttosto banale, che non si distanzia troppo dal sistema che critica. Il tutto per un modico budget di 100 milioni di dollari (trailer).

martedì 28 dicembre 2021

Polvere di Napoli (Capuano 1998)

È una polvere metaforica e reale quella che dà il titolo al film a episodi di Antonio Capuano, scritto insieme ad un giovanissimo Paolo Sorrentino, che solo tre anni dopo avrebbe girato la sua opera prima, L'uomo in più.
La frase in esergo, "... ciò che si vede nei film, anche se a volte luccica, non è tutto oro, rassomiglia più all'argento e, il più delle volte è polvere...", spiega il titolo del film, e in effetti la polvere compare e chiude le cinque storie che costituiscono il film, ispirato, almeno nel titolo e nella struttura a L'oro di Napoli (De Sica 1954). Appaiono evidenti le suggestioni lasciate sull'autore da Fellini, da Luciano De Crescenzo, dal primo Nanni Moretti. Ne risulta una pellicola che trasforma il dramma in commedia surreale e grottesca, qualcosa tra Kieslowski e Buñuel fusi in versione partenopea.

martedì 21 dicembre 2021

Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino (Kousmanen 2021)

La pellicola del regista finlandese Juho Kousmanen, tratta dall'omonimo romanzo di Rosa Liksom (2011), ha vinto il premio speciale della giuria a Cannes per la sua capacità di raccontare l'evoluzione di un rapporto tra due sconosciuti. E in effetti, il film regala quel particolare fascino del cinema nordico in cui, come ha recentemente dimostrato anche il bel A white white day, l'empatia tra i personaggi sembra una lontana chimera e i loro sentimenti non vengono mostrati né comunicati se non con degli sguardi o dei piccoli e rari gesti che, quando ci sono, hanno il peso di una deflagrazione (trailer).

venerdì 17 dicembre 2021

Freaks Out (Mainetti 2021)

Gabriele Mainetti, al suo secondo lungometraggio, dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), alza l'asticella, ma il gioco non riesce.
Se, infatti, il precedente lavoro si faceva apprezzare per il contrasto tra la società proletaria e i poteri del supereroe e, pur non facendo gridare al capolavoro, lasciava tutto sommato soddisfatto lo spettatore, stavolta la sensazione è che il passo sia davvero molto più lungo della gamba. Il genere fumettistico declinato ad un supereroismo casereccio e faidate resta, ma l'ambientazione in costume, peraltro durante la Seconda guerra mondiale, il contrasto coi nazisti e gli inevitabili confronti con autori di ben altro calibro, uniti a lungaggini che appesantiscono la narrazione, fanno di Freaks Out un film poco riuscito (trailer).

domenica 12 dicembre 2021

Annette (Carax 2021)

"Il vero amore trova sempre la strada... il vero amore spesso si smarrisce" e da amore può diventare vendetta e persecuzione. Con queste laceranti verità si potrebbe riassumere il musical di Leos Carax, al secolo Alex Christophe Dupont, nel quale il regista francese non perde un briciolo della sua autorialità, a nove anni dal suo ultimo film, Holy Motors
Mai si era visto un musical così, non solo drammaticamente romantico (come West side story, Robbins-Wise 1961), ma sconquassante, perturbante, senza speranza, capace di far provare allo spettatore una gamma di emozioni infinita, di gettarlo in una "bufera infernal che mai non resta", per dirla col Dante della Commedia, naturalmente nel canto di Paolo e Francesca (V, 31), e pensando a una delle sequenze più significative del film, che vede i protagonisti ballare proprio durante una tempesta nell'oceano, nell'immagine scelta anche per la locandina (trailer).

venerdì 3 dicembre 2021

Il potere del cane (Campion 2021)

Jane Campion torna al cinema dopo ben dodici anni - Bright Star era del 2009 - e lo fa, come spesso nella sua carriera, con un film in costume, adattamento dell'omonimo romanzo di Thomas Savage (1967), e con la consueta classe, che le è valsa il meritatissimo premio per la miglior regia al festival di Venezia. 
Il potere del cane è un western sui generis, come ormai quasi tutti i film del genere americano per antonomasia, che da Gli spietati (Eastwood 1992) in poi ha conosciuto un rinnovamento tematico sostanziale. Una pellicola ben girata, ben scritta, ben recitata da quattro attori in stato di grazia (Cumberbatch su tutti), e visivamente impeccabile (trailer).

lunedì 29 novembre 2021

È stata la mano di Dio (Sorrentino 2021)

È un Paolo Sorrentino differente quello di È stata la mano di Dio, e non potrebbe essere altrimenti. 
Il regista, per sua stessa ammissione, lascia gli "orpelli", rinuncia a gran parte del suo cinema raffinato ed estetizzante, e, complice la materia trattata, affida tutto al racconto, alla sceneggiatura, alla recitazione: la mdp fa un passo indietro e la si nota raramente. In tal senso, È stata la mano di Dio è, a vent'anni di distanza, la pellicola più vicina a L'uomo in più (2001), esordio folgorante del suo regista (trailer).

venerdì 19 novembre 2021

The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun (Anderson 2021)

Il nuovo film di Wes Anderson è un luna park visivo! Entrare in sala stavolta è ancor più sorprendente del solito e The French Dispatch splende come una summa delle pellicole precedenti del regista texano. Ogni inquadratura è un mondo in cui perdersi: si è costretti a scegliere cosa guardare con la consapevolezza che non sarà possibile vedere tutti i dettagli, se non presupponendo molte altre visioni (trailer).
Si parte da un topos dell'iconografia filmica, le rotative in movimento, solitamente protagoniste di montaggi che sintetizzano il tempo che passa con il susseguirsi di importanti notizie, che invece Anderson mostra in una delle sue proverbiali inquadrature a prospettiva centrale, per introdurre la cornice della storia. Nella sede del French Dispatch, inserto poco letto del Liberty, Kansas Evening Sun, il suo fondatore e direttore, Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), è appena morto e quello che va in stampa sarà l'ultimo numero.

venerdì 12 novembre 2021

Madres Paralelas (Almodovar 2021)

Un Pedro Almodovar sorprendentemente politico, questa l'indubbia novità di Madres Paralelas, in cui il maestro spagnolo affronta l'ennesima vicenda di un nucleo familiare non tradizionale - e per questo sempre molto affascinante - al quale, inoltre, unisce una componente storico-politica che la dice lunga sulla situazione attuale in Spagna e sull'avvertita esigenza di essere così esplicito.
Sia chiaro, non che Almodovar abbia mai nascosto le sue propensioni politiche, ovviamente, tanto più che la sua carriera iniziò con il cortometraggio Film político (1974), ma che appaiano in maniera così evidente in una sua pellicola, si tratta di una rarità (trailer).

lunedì 8 novembre 2021

A White White Day - Segreti nella nebbia (Pálmason 2019)

“Quando tutto è bianco e non puoi più vedere la differenza tra la terra e il cielo, i morti possono parlare con noi che siamo ancora vivi”.
Con questa frase di autore anonimo ad esergo inizia la bella pellicola del cineasta islandese Hlynur Pálmason, uscita in Italia con due anni di ritardo e che, nel 2019, aveva trionfato come miglior film al Torino Film Festival, mentre a Cannes il suo protagonista, Ingvar Eggert Sigurðsson, aveva vinto il Rising Star Award de La Semaine de la Critique come miglior attore.
A white white day, a cui l'edizione italiana ha aggiunto un superfluo sottotitolo didascalico (Segreti nella nebbia), racconta una storia di perdita, di sofferenza, di elaborazione del lutto, di silenzi e di una vasta gamma di sentimenti, con la sobrietà e l'essenzialità dell'estetica nordeuropea, priva di fronzoli e anche per questo capace di colpire dritta allo stomaco (trailer).

giovedì 4 novembre 2021

Titane (Ducournau 2021)

Difficile iniziare l'analisi di questo film senza considerare che quest'anno ha vinto la Palma d'oro al festival di Cannes, e che in lizza, ad esempio, c'era un film come Drive my car di Hamaguchi, anch'esso in qualche modo legato al feticismo per la macchina, ma in maniera diametralmente opposta.
Titane è il secondo lungometraggio della regista francese Julia Ducournau, dopo l'horror Raw - Una cruda verità (2016), che vinse il FIPRESCI a Cannes cinque anni fa. Questa volta al genere, che rimane nel medesimo ambito del body horror, si aggiunge una componente fantasy-meccanica che rimanda immediatamente a film del passato come Christine - La macchina infernale (Carpenter 1983), Tetsuo (Tsukamoto 1989) e Crash (Cronenberg 1996), e la novità è solo la declinazione di questi elementi in accezione gender, indubbiamente un tema importante, necessario, ma che non rende automaticamente la pellicola un capolavoro (trailer).

martedì 26 ottobre 2021

Drive my car (Hamaguchi 2021)

Dopo il bellissimo Il gioco del destino e della fantasia (2021), Ryusuke Hamaguchi continua la sua analisi dei rapporti di coppia adattando, stavolta, l'omonimo racconto di Haruki Murakami - omaggio alla Drive my car dei Beatles - inserito nella raccolta Uomini senza donne (2014). E in effetti la lunga premessa - i titoli di testa compaiono dopo 45 minuti di pellicola - rende l'attore e regista Yusuke Kafuku (Hidetoshi Nishijima, nel 2002 protagonista dell'indimenticabile Dolls di Takeshi Kitano) un uomo senza moglie. Il protagonista prima trova la donna che ha sposato, la sceneggiatrice Oto (Reika Kirishima), a letto con un altro, e poi è costretto a separarsene per sempre a causa della sua improvvisa morte per emorragia cerebrale (trailer).

lunedì 18 ottobre 2021

L'uomo che vendette la sua pelle (Ben Hania 2020)

Tra 2006 e 2008 l'artista belga Wim Delvoye realizzò Tim, opera d'arte controversa consistente in un grande tatuaggio sulla schiena dello svizzero Tim Steiner, il cui corpo divenne di fatto il supporto, la tela del dipinto. L'"opera" è stata poi venduta per 150.000 euro al collezionista tedesco Rik Reinking e, quando Steiner morirà, la sua pelle verrà prelevata dalla sua schiena e incorniciata. 
La regista tunisina Kaouther Ben Hania, che vide l'opera in mostra al Louvre nel 2012, trae ispirazione da tutto questo e gira un ottimo film, alternando prospettive centrali, inquadrature fuori fuoco da cui emergono le figure, surcadrage continui che incorniciano i personaggi e aggiungendo alla storia una valenza politica e una tematica amorosa assenti nella vicenda originale (trailer).

lunedì 4 ottobre 2021

Tre piani (Moretti 2021)

Michele Apicella è diventato anziano, ora è un giudice, poco conta che si chiami Vittorio, è sempre lui e non fa concessioni a nessuno, tantomeno a suo figlio: le inquietudini di un tempo si sono trasformate in dramma.
Tre piani, tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo (2015) e preannunciato da un teaser musicale interpretato dalle attrici e dal regista che ha divertito molto (vedi), è un film rigorosamente morettiano e chi ama il regista romano non può non riconoscere che bastano poche inquadrature per comprenderne l'autore. Gli undici minuti di applausi al festival di Cannes lo dimostrano (trailer). Non solo, infatti, rivediamo la rigidità di Apicella, anche se declinata sui toni della tragedia e non della commedia (due facce della stessa medaglia), ma stavolta per molti versi siamo dalla parte opposta de La stanza del figlio (2001): allora la perdita di un figlio in un incidente, mentre, in una delle tre storie raccontate ora, la morte di una persona causata da un figlio irresponsabile

giovedì 30 settembre 2021

Qui rido io (Martone 2021)

Pochi fotogrammi sul lungomare e il Vesuvio sullo sfondo fanno da introduzione al bel film di Mario Martone su Eduardo Scarpetta (1853-1925), convinto che il suo personaggio principe, Felice Sciosciammocca, sarebbe stato più longevo di Pulcinella...
Interpretato da un sontuoso Toni Servillo, naturalmente e giustamente gigionesco in questo ruolo, l'attore e commediografo napoletano ne esce maluccio: vanesio, egocentrico persino a discapito dei figli, poligamo ma incapace di riconoscere i diversi figli illegittimi, costretti a chiamarlo zio pur sapendo la verità (trailer).

venerdì 17 settembre 2021

Todo modo (Petri 1976)

"...il processo che Pasolini voleva e non poté intentare alla classe dirigente democristiana oggi è Petri a farlo. Ed è un processo che suona come un'esecuzione…
Così commentava il film Leonardo Sciascia, autore dell'omonimo romanzo da cui fu tratto, pubblicato nel 1974, e che potrebbe essere definito, con degli ossimori, un romanzo distopico realistico, consapevolmente profetico. Sta di fatto che la penultima pellicola di Petri, parte della cosiddetta trilogia della nevrosi, dopo Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e La classe operaia va in paradiso (1971), uscì il 30 aprile 1976, l'anno dopo Salò Le 120 giornate di Sodoma (1975) e pochi mesi dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, che era stato ucciso il 2 novembre 1975.

venerdì 10 settembre 2021

Il gioco del destino e della fantasia (Hamaguchi 2021)

Strameritato Orso d'argento a Berlino, la pellicola di Ryūsuke Hamaguchi ha quella capacità di metterci in equilibrio con il mondo come solo i grandi film giapponesi sanno fare.
Come riferimento principale, quindi, è il caso di scomodare Yasuhiro Ozu, che in questo senso è stato il più grande di tutti, e in alcune inquadrature a mdp fissa e in quelle a campo vuoto il maestro nipponico viene inevitabilmente alla mente. Il gioco del destino e della fantasia è un bellissimo film, in grado di affrontare temi sentimentali, e già per questo sdrucciolevoli, con una leggerezza invidiabile, paragonabile a quella di Eric Rohmer, accentuata dal tema musicale portante, le Waldszenen (Scene della foresta) Op. 82 di Robert Schumann (1848-49).

martedì 7 settembre 2021

Saluto a Jean Paul Belmondo (9/4/1933 - 6/9/2021)

Fino all'ultimo respiro... chiunque ami il cinema l'ho amato così, fino alla fine e sin dall'inizio, quando fu proprio A bout de souffle a consacrarlo come icona della Nouvelle Vague, al fianco di Jean Seberg, per il folgorante esordio di Jean Luc Godard (1960).
Allora aveva all'attivo una decina di film, tra cui un cortometraggio con lo stesso Godard (Charlotte et son Jules, 1958) e un paio di film con grandi nomi come Marcel Carné (Peccatori in blue-jeans, 1958) e Claude Chabrol (A doppia mandata, 1959), e dopo soli quattro anni di carriera raggiunse la vetta del cinema francese.

venerdì 3 settembre 2021

American Psycho (Harron 2000)

Tratto dall'omonimo romanzo di Bret Easton Ellis (1991), il film della regista canadese Mary Harron è ancora oggi epidermicamente disturbante nel raccontare le vicende anni '80 del ventisettenne, cinico e patologicamente autocentrato broker di Wall Street, Patrick Bateman.
Difficile parlare della pellicola senza pensare all'incredibile interpretazione di Christian Bale, allora già con oltre dieci film in carriera - tra cui L'impero del sole (Spielberg 1987) e Ritratto di signora (Campion 1996) - ma che, con questo ruolo, si consacrò ad attore di primissimo piano di Hollywood, dal quale però, va detto, non è praticamente più uscito, ottenendo spesso parti di personaggi sopra le righe, da L'uomo senza sonno (Anderson 2004) ad American Hustle (Russell 2013), passando ovviamente per la trilogia Batman begins, Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro - Il ritorno di Christopher Nolan (2005, 2008, 2012). 

mercoledì 25 agosto 2021

La donna alla finestra (Wright 2021)

Con un titolo del genere, Joe Wright non può non far correre in sala - pardon, sul divano, data la mancata uscita sul grande schermo -, gli amanti del cinema. Si pensa subito a La donna del ritratto (Lang 1944), magnifico noir che in inglese aveva lo stesso titolo, The Woman in the Window, ma poi bastano pochi fotogrammi per capire che siamo soprattutto dalle parti di sir Alfred Hitchcock. E, infatti, l'adattamento dell'omonimo best seller del 2018 a firma di A.J. Finn, pseudonimo di Dan Mallory, occhieggia, è proprio il caso di dirlo, e non poco, al capolavoro hitchcockiano La finestra sul cortile (Rear Window, 1954), di cui nelle immagini iniziali, per fugare ogni dubbio, il regista inglese ci mostra il momento in cui James Stewart è appeso alla grondaia da cui cadrà, procurandosi la frattura che lo costringerà ingessato a casa, da dove spierà il vicinato (trailer).

sabato 14 agosto 2021

Up (Docter 2009)

Con un lungo flash forward Pete Docter, coadiuvato da Bob Peterson sia alla regia che alla sceneggiatura, racconta una storia che, dalla premessa ambientata nel 1939, arriva fino agli anni '70 e poi ai giorni nostri.
Conosciamo Carl Friedricksen ancora bambino, che guarda cinegiornali in bianco e nero sull'esploratore Charles Muntz, passione che condivide con una coetanea, Ellie, con cui, oltre a fondare un club con due soli iscritti, sogna di andare un giorno alle Cascate Paradiso, in Venezuela, dove l'idolo di entrambi è arrivato col suo dirigibile Spirit of Adventure.

venerdì 6 agosto 2021

Luca (Casarosa 2021)

Fa decisamente effetto vedere così tanta Italia in un film d'animazione Pixar. Non è la prima volta che accade - si pensi al Pinocchio della Disney, ma anche a Cars 2, rimanendo in ambito Pixar o a Porco Rosso e a Whisper of my heart per entrare nell'orbita Miyazaki e Studio Ghibli -, ma stavolta anche il regista è italiano e la scelta è autobiografica, poiché Enrico Casarosa, classe 1971, è nato a Genova e si è trasferito negli Stati Uniti appena ventenne proprio per studiare animazione a New York.
Il film, in pieno stile Pixar, è bellissimo, didattico e regala tante emozioni a grandi e piccoli, raccontando una storia di integrazione e autodeterminazione, di amicizia e socialità, di formazione e crescita, di differenze e di tolleranza (trailer).

venerdì 30 luglio 2021

Old (Shyamalan 2021)

M. Night Shyamalan adatta la graphic novel Castello di sabbia di Pierre-Oscar Levy e Frederick Peeters, e ingaggia un duello con lo spettatore, tra ironia, assurdità e topos televisivi, raccontando di undici vacanzieri che, durante un'escursione, si ritrovano inspiegabilmente bloccati su un'isola su cui i loro corpi invecchiano di ora in ora, da cui l'Old del titolo (trailer). Il sarcasmo del soggetto è confermato dalla navetta che li conduce dal villaggio turistico all'isola, guidata dallo stesso regista, che rimarrà ad osservarli da lontano.

lunedì 26 luglio 2021

Coco (Unkrich 2017)

Ambientazione messicana, tradizione, famiglia e Aldilà, per questo lungometraggio d'animazione Disney-Pixar, che conferma l'altissimo livello delle produzioni della casa che, da Toy Story (Lasseter 1995) in poi, ha inanellato un film all'anno, collezionando tanti capolavori.
Lee Unkrich e il co-regista Adrian Molina mettono in scena una storia da teatro classico, con tanto di agnizione finale, che fa stropicciare gli occhi a grandi e bambini.
La Coco del titolo in realtà non è la protagonista, né una bambina, come ci si aspetterebbe, ma la vecchissima bisnonna del piccolo protagonista, Miguel Rivera, ultimo membro di una famiglia di calzolai, ad impianto matriarcale, con un passato musicale messo a tacere dagli eventi della vita.

martedì 20 luglio 2021

La famiglia Bélier (Lartigau 2014)

Con questa commedia familiare, il regista parigino Éric Lartigau ha raggiunto la notorietà, nonostante i cinque film precedenti tra cui quello a più mani, Gli infedeli (2012), in cui aveva diretto l'episodio Lolita.
La famiglia Bélier non è un capolavoro cinematografico, non ci si aspetti una grande regia né particolari movimenti di macchina, ma ha certamente due grossi meriti: una buona sceneggiatura, che Lartigau ha scritto con più colleghi (Victoria Bedos, Stanislas Carré de Malberg e Thomas Bidegain), e, soprattutto, la capacità di raccontare con leggerezza, e senza facili sentimentalismi, l'handicap (tranne Paula, la giovane protagonista, tutta la famiglia è composta da sordomuti), una caratteristica che lo colloca di fianco al più famoso precedente, di qualche anno prima, Quasi amici (Nakache - Toledano 2011).

giovedì 15 luglio 2021

Monty Python - Il senso della vita (Jones 1983)

Difficile scegliere tra i film dei Python, ma The Meaning of Life ha di certo un sapore speciale, anche perché arriva alla fine del loro percorso, che dall'epica serie Monty Python's Flying Circus (1969-74), li portò al grande schermo, prima con una sorta del "meglio di..." a sketch, in E ora qualcosa di completamente diverso (1971), quindi con una pellicola organica e narrativa, Monty Python e il Sacro Graal (1975), per poi raggiungere il massimo dell'irriverenza con Brian di Nazareth (1979), parodia sulla Palestina dei tempi di Gesù, non a caso uscito nelle sale italiane solo nel 1991. 

venerdì 18 giugno 2021

The Father (Zeller 2020)

Un rubinetto perde, continua a gocciolare... e alla fine smette.
Questo inserto, a circa metà del film, può essere letto come la chiave della pellicola, incentrata sul dramma di un uomo che, affetto da alzheimer, ha una memoria che funziona come quel rubinetto, e un futuro ormai segnato. L'insulso sottotitolo dell'edizione italiana, "Nulla è come sembra", invece, che rischia di dare una parvenza di thriller ad un film intimo e poetico, si riferisce all'idea portante del film, vissuto dallo spettatore come un'ideale soggettiva del protagonista, cosicché, molto spesso, una scena viene subito dopo contraddetta dalla successiva, creando in chi guarda un straniamento costante.

sabato 12 giugno 2021

Quarto potere (Welles 1941)

Quel cartello "no trespassing", quella cancellata invalicabile che un carrello verticale percorre nella sua interezza fino a mostrare quella K che vi campeggia in alto e, in lontananza, quel maniero neomedievale immerso nella nebbia. E poi, scimmie in gabbia, gondole, finestre gotiche, e tanto altro, a cui si arriva sempre attraverso una dissolvenza incrociata, fino ad una palla di vetro con la neve che si rompe cadendo e una soggettiva all'interno di quel vetro, resa attraverso il fish eye in modo da riprodurne la deformazione. Il tutto mentre l'uomo che tiene in mano quella palla, lasciandola andare, pronuncia il nome Rosabella (Rosebud in originale), che è anche l'unica parola che sentiamo in questi primi folgoranti due minuti e mezzo.

domenica 6 giugno 2021

The Human Voice (Almodovar 2020)

Pedro Almodovar adatta per il cinema il celebre monologo La voix humaine che Jean Cocteau scrisse nel 1930 per Berthe Bovy (ascolta). Che il regista lo amasse in particolar modo lo sapevamo, poiché all'interno della sua filmografia compariva in parte, inserito ne La legge del desiderio (1987), recitato da Carmen Maura, e poi nel più noto dei suoi primi film, Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988), liberamente ispirato al testo di Cocteau, ma trasformato in una storia d'amore straziato a più personaggi.
Prima e dopo Almodovar, che ora lo ha ripreso in grande stile, però, teatro, cinema e persino musica sono tornati più volte su La voce umana: da Roberto Rossellini, che nell'omonimo episodio de L'Amore (1948) l'affidò alla magistrale interpretazione di Anna Magnani (vedi), a Ted Kotcheff che invece utilizzò proprio l'ex moglie del regista italiano, Ingrid Bergman, per la sua versione del 1966 (vedi); da Francis Pulenc, che lo trasformò in opera nel 1959 (vedi), a Madonna che lo citò nel video I want you (1995, vedi).

mercoledì 26 maggio 2021

Un altro giro (Vintenberg 2020)

Un film etico, ma capace di non scadere nel moralismo. Riesce in quest'impresa il danese Thomas Vintenberg, fondatore con Lars von Trier di Dogma 95, esperienza ormai lontana, di cui resta il realismo, per fortuna privo di tutte le rigide regole di allora.
E così, invece, Un altro giro, Oscar come miglior film straniero, si fa notare per il frequente ricorso al controluce, spesso ottenuto mettendo i personaggi tra la mdp e le grandi finestre della scenografia. Il motivo è così ripetuto da autorizzarci ad interpretarlo come metafora del grande contrasto al centro della pellicola, tra ebbrezza e sobrietà, due condizioni che possono convivere, senza demonizzare la prima, senza deificare la seconda, ma gestendo entrambe in maniera razionale e oculata (trailer).

lunedì 17 maggio 2021

Nomadland (Zhao 2020)

"Dedicato a coloro che hanno deciso di lasciarci. Ci vediamo lungo la strada".
Con questa triste dedica si chiude Nomadland, road movie tratto dall'omonimo libro di Jessica Bruder, ambientato negli Stati Uniti occidentali, terzo lungometraggio della regista cinese Chloé Zhao, che ha fatto incetta di premi vincendo il Leone d'Oro a Venezia, il Golden Globe e l'Oscar.
Le belle immagini, la natura dell'America più isolata e dai paesaggi disperanti, l'ottima interpretazione di Frances McDormand e le musiche di Ludovico Einaudi (ascolta), però, non bastano a giustificare l'enorme successo di una pellicola che in altre annate non avrebbe vinto tanto e che, forse, solo l'isolamento a cui è stato costretto l'intero pianeta ha trasformato da buono a ottimo.

mercoledì 12 maggio 2021

Rifkin's Festival (Allen 2020)

Woody Allen è sempre Woody Allen... nessuna sorpresa, il suo cinema resta una calda coperta di Linus. Per chi lo ama, come chi scrive, non resta che aggiungere  un sonoro "per fortuna che c'è l'Europa!"
Rifkin's Festival, infatti, dopo gli scandali in cui è stato coinvolto il regista statunitense, è stato realizzato grazie a Spagna e Italia ed è obiettivamente sempre più difficile pensare che Allen potrà ancora ambientare un film nella sua New York (trailer).
Stavolta, infatti, la storia si svolge a San Sebastián, durante l'omonimo festival internazionale di cinema, dove si recano Sue (Gina Gershon), ufficio stampa del giovane e affascinante regista Philippe (Louis Garrel), e suo marito, Mort Rifkin (Wallace Shawn).

venerdì 7 maggio 2021

Minari (Lee Isaac Chung 2020)

Ambientato negli anni '80, quando Ronald Reagan era alla Casa Bianca, Minari racconta la storia di una famiglia di origine coreana, composta da Jacob (Steven Yeun), Monica (Han Ye-ri) e i piccoli David (Alan Kim) e Ann (Noel Kate Cho) che si trasferisce dalla California in Arkansas. Qui vivono in una casa-bungalow per stare vicini all'allevamento di pulcini dove lavorano i due genitori, una coppia non molto affiatata, poco comunicativa, spesso litigiosa e con un passato da metabolizzare che però la sceneggiatura lascia sfumato. Il loro è un difficile nuovo inizio (trailer).

venerdì 30 aprile 2021

Nuevo orden (Franco 2020)

I titoli di testa, caratterizzati da un font in cui alcune lettere sono invertite, costituiscono solo il primo di una serie di simboli stranianti e disturbanti che si susseguiranno nel corso di questo gran bel film di Michel Franco, vincitore del premio della giuria a Venezia, ambientato in un Messico dal presente distopico in cui le distanze tra ricchi e poveri sono incolmabili.
Ne consegue che la rivolta, nella sua forma più dura e senza pietà, sia l’unica soluzione a disposizione di chi versa in condizione di indigenza e di difficoltà continue. Non c’è speranza per nessuno, l’etica, il rispetto, la solidarietà e la vicinanza per chi appartiene all'altro ceto sociale non paga, è sempre il peggio che prevale, in ogni contesto.

mercoledì 21 aprile 2021

Mo' Better Blues (Lee 1990)

Spike Lee, dopo il grande successo, pur senza premi, di Fa' la cosa giusta (1989), girò una pellicola che non solo confermò il suo talento, ma diede inizio al suo sodalizio con Denzel Washington, che, proprio grazie a Mo' Better Blues, ebbe il suo primo ruolo da protagonista, avviando quel percorso che lo rese una delle star di Hollywood.
Il film, che doveva inizialmente intitolarsi Beneath the Underdog, per l'autobiografia del jazzista Charles Mingus, passò poi a Variations on the Mo' Better Blues, infine abbreviato con la sola seconda parte. Sia il locale in cui suona il gruppo del protagonista, sia il concerto principale a cui assistiamo durante la storia, peraltro, hanno come nome e titolo Beneath the Underdog, in esplicito omaggio a Mingus (trailer).

mercoledì 14 aprile 2021

La strada scarlatta (Lang 1945)

Mentre Fritz Lang, nel 1931, era nelle sale con uno dei suoi capolavori tedeschi, M - Il mostro di Düsseldorf, Jean Renoir usciva in Francia con La cagna, suo secondo film sonoro e famoso dramma tratto dall'omonimo romanzo di Georges de La Fouchardière dell'anno precedente, messo già in scena, a teatro, da André Mouézy-Éon.
Quattordici anni dopo, il grande regista tedesco, ormai da anni negli Stati Uniti, riprese quel soggetto e ne fece un noir per la Universal - dopo che la Paramount e Ernst Lubitsch avevano rinunciato all'adattamento -, trasponendo la vicenda da Montmartre, dove Renoir aveva vissuto grazie al celebre padre pittore impressionista, Pierre Auguste, al quartiere degli artisti di New York, il Greenwich Village. Come protagonisti scelse un gigante come Edward G. Robinson e la bella Joan Bennett, moglie del produttore del film, Walter Wanger, e come il primo più volte nelle sue pellicole (guarda il film).

giovedì 8 aprile 2021

Elegia americana (Howard 2020)

Ron Howard non sorprende e con Elegia americana realizza l'ennesima pellicola ben confezionata e ben recitata, ma che segue schemi e situazioni trite e ritrite, raccontando l'ideale del sogno americano, già suggerito nel titolo e tanto più esaltato se raggiunto dopo mille difficoltà.
Il soggetto è tratto dall'omonimo libro autobiografico di James David Vance (Hillbilly Elegy, 2016), che "ce l'ha fatta" pur essendo cresciuto in una famiglia complicata, senza un padre, con una madre instabile, i nonni e la sorella maggiore (trailer).
1997. Una voce off ci racconta che quello era un anno di prosperità mentre vediamo la famiglia Vance, residente a Middletown, in Ohio, in campeggio nel confinante Kentucky, a Jackson.

sabato 3 aprile 2021

Ma Rainey's Black Bottom (Wolfe 2020)

In un'America in cui gli afroamericani sono considerati esclusivamente come bassa manovalanza, Ma Rainey è una star musicale e si comporta da diva, nel senso più completo e anche irritante del termine.
George C. Wolfe adatta un soggetto di una pièce teatrale di August Wilson (1984) - il più importante dei drammaturgi afroamericani degli ultimi cinquant'anni - dedicata a quella che venne definita "la madre del blues" (1886-1939), e si avvale della notevole fotografia dai toni caldi di Tobias Schliessler, ma soprattutto della colonna sonora di Branford Marsalis (ascolta) e della recitazione di ottimi interpreti, su tutti Viola Davis e Chadwick Boseman - al suo ultimo ruolo prima della prematura scomparsa nell'agosto 2020 - entrambi candidati agli Oscar come migliori attori protagonisti (trailer).

martedì 23 marzo 2021

Adua e le compagne (Pietrangeli 1960)

Il cinema di Antonio Pietrangeli con Adua e le compagne tocca la sfera della Legge Merlin. Era il 20 febbraio 1958 quando le case di tolleranza chiusero, e il regista romano, poco dopo, iniziò a lavorare ad un film, scritto insieme a grandi nomi quali Ruggero Maccari, Ettore Scola e Tullio Pinelli. che prende le mosse proprio da quell'avvenimento, analizzandone le conseguenze con il suo tocco leggero ma non per questo superficiale, attraverso la storia di quattro donne totalmente differenti (guarda il film).

mercoledì 3 marzo 2021

Il processo ai Chicago 7 (Sorkin 2020)

Dopo venticinque anni da sceneggiatore e il suo primo film da regista - Molly's game (2018) -, Aaron Sorkin gira il suo secondo lungometraggio, ancora una volta di genere giudiziario, ma in questo caso incentrato su uno degli episodi centrali della rivoluzione culturale del 1968. Com'è ovvio che sia, una pellicola realizzata da uno sceneggiatore non può che avere la scrittura al centro dell'opera, che peraltro ha appena vinto il Golden Globe proprio per la sceneggiatura. Non ci si aspettino, però, movimenti particolari o virtuosismi della mdp, né qualcosa che sorprenda lo spettatore, cosicché, a parte il montaggio di Alan Baumgarten, fondamentale nella struttura della trama, il resto del film è tutto nei dialoghi e nella narrazione dei fatti, per un trial movie in piena tradizione statunitense, ben confezionato e retoricamente spielberghiano (trailer).

mercoledì 24 febbraio 2021

Hiroshima mon amour (Resnais 1959)

Nella città della tragedia della bomba atomica Alain Resnais ambienta un film d'amore rarefatto, tragico e necessario, dal quale lo spettatore rimane affascinato ma allo stesso tempo annichilito.
Due corpi si abbracciano, si avvinghiano, si stringono... la loro pelle è ricoperta di quella che sembra essere polvere, sabbia, o meglio, cenere: il paragone immediato è con i corpi ritrovati a Pompei e Hiroshima è, in effetti, l'evento più simile a quello, con la differenza che duemila anni dopo la causa non fu naturale ma umana... Come considerare progresso il semplice trascorrere del tempo?
Durante quell'abbraccio non vediamo i volti dei due protagonisti (Emmanuelle Riva e Eiji Okada), ma le loro parole sono l'occasione per dare inizio a un documentario sulle conseguenze di Hiroshima (trailer).

mercoledì 17 febbraio 2021

Faustina (Magni 1968)

Dopo dodici anni da sceneggiatore, Luigi Magni iniziò la sua carriera da regista con questa commedia, che fonde l'amore per la storia di Roma, che sempre lo accompagnerà, con le tematiche allora molto sentite legate alla rottura del vincolo matrimoniale.
Faustina, di fatto, è una pellicola che, come altre in quegli anni, sostiene la necessità di una legge sul divorzio, che entrerà in vigore solo nel dicembre 1970 (la famosa legge 898). Il film di Magni condivide questo ruolo con opere quali Divorzio all'italiana (Germi 1961), I fuorilegge del matrimonio (Orsini-Taviani 1963), Scusi, lei è favorevole o contrario? (Sordi 1966), fino ad Alfredo Alfredo (Germi 1972), quasi un suggello alla legge ormai promulgata due anni prima (guarda il film).

lunedì 8 febbraio 2021

Tre colori - Film bianco (Kieslowski 1994)

Una splendida inquadratura in soggettiva dall'interno di una chiesa, dominata dal surcadrage della porta d'ingresso. Appena la mdp esce, ci accorgiamo che la soggettiva è quella della sposa, che si gira e, mentre i piccioni volano via in pieno sole, chiude gli occhi e bacia suo marito.
È indubbiamente l'immagine più bella e rasserenante della pellicola, un flashback (?) più volte ripetuto nel corso di un film che di rasserenante ha ben poco. Disturbante, ansiogeno, bellissimo, Film Bianco è il secondo segmento della trilogia dedicata agli ideali della Rivoluzione francese declinati in chiave intima e personale  da Krzysztof Kieslowski, così come i dieci mediometraggi del Decalogo (1988-89) lo erano stati per i comandamenti biblici (trailer).

mercoledì 3 febbraio 2021

Viale del tramonto (Wilder 1950)

Billy Wilder e il film metacinematografico per antonomasia della Hollywood classica, con una Gloria Swanson protagonista in stato di grazia, nei panni di una diva che, con l'avvento del sonoro, ha perso la sua notorietà che cerca di recuperare ossessivamente.
Viale del tramonto può essere riassunto così, ma queste parole non bastano per comprendere il rilevante ruolo che la pellicola riveste all'interno della storia del cinema statunitense, di cui costituisce a tutt'oggi uno dei capolavori di sempre, per la capacità di entrare nelle pieghe di un mondo fatto di luci sfolgoranti, come quelle che chiudono la storia, ma anche di ombre profonde, abissali (trailer). 

giovedì 28 gennaio 2021

Manifesto (Rosefeldt 2015)

Installazione o film? Il lavoro dell'artista australiano-tedesco Julian Rosefeldt è un'opera da museo d'arte moderna e contemporanea, multischermo, e così è stata ideata, per poi essere trasposta, con le dovute modifiche e i dovuti raccordi, in un lungometraggio da distribuire nelle sale.
Un manifesto, come recita il titolo, che di fatto è manifesto di tredici manifesti artistici scanditi da altrettanti personaggi nei cui panni brilla Cate Blanchett, una delle interpreti più poliedriche e versatili del cinema degli ultimi decenni, spiazzante nel suo perfezionismo, algida nella sua figura, ai limiti del robotico, fatalmente kubrickiana.

sabato 23 gennaio 2021

Le meraviglie (Rohrwacher 2014)

Ombre e luci su delle bambine seminude che dormono a letto. È questa immagine simbolica una delle prime del film di Alice Rohrwacher, premiata a Cannes con il premio speciale della giuria, nel 2014 guidata da Jane Campion, che racconta di una famiglia di apicoltori in cui a lavorare, durante l'estate, sono soprattutto i minori.
Siamo nella campagna umbra e qui vivono Wolfgang (Sam Louwyck), Angelica (Alba Rohrwacher), la loro amica Cocò (Sabine Timoteo), e le quattro figlie della coppia, alle quali viene affidata gran parte del lavoro: Gelsomina (Maria Alexandra Lungu), la primogenita, adolescente, è di fatto responsabile anche delle sorelle minori, Marinella (Agnese Graziani), Caterina (Eva Lea Pace Morrow) e Luna (Maris Stella Morrow), ma spesso sembra essere la più responsabile di tutti nell'intera casa (trailer).

giovedì 14 gennaio 2021

Ombre e nebbia (Allen 1991)

Ovvero Woody Allen e i massimi sistemi. Tra filosofia, amore, sesso, religione e senso della vita... riferimenti letterari, Franz Kafka su tutti, teatrali, Bertold Brecht, e poi il cinema, tanto cinema, che omaggia Welles, Lang, Murnau, Bergman e Fellini (trailer).
Il regista newyorchese ambienta la storia in un luogo imprecisato, caratterizzato da una nebbia costante che rende tutto completamente indefinito, con i caratteri di una città del centro Europa, qualcosa a metà tra la Vienna de Il terzo uomo (Reed 1949), in cui si aggirava l'Harry Lime interpretato proprio da Orson Welles, e la Düsseldorf di M - Il mostro di Düsseldorf  (Lang 1931). 

venerdì 8 gennaio 2021

Soul (Docter - Powers 2020)

"Dedicato a tutti i mentori della nostra vita"... questa volta è il caso di partire dalla fine, poiché con questa frase Pete Docter, coadiuvato alla regia da Kemp Powers, chiude un altro bellissimo film Pixar facendoci pensare alle persone che ci hanno illuminato la strada che abbiamo scelto di percorrere, che ci hanno comunicato la passione per gli interessi che caratterizzano la nostra esistenza e che ci hanno insegnato a vedere le cose in un certo modo. È quella che nel cartone animato prende il nome di "scintilla", da non confondere forse con l'obiettivo della nostra vita, ma di cui ne rappresenta spesso un importante motore (trailer).

domenica 3 gennaio 2021

Playtime (Tati 1967)

Un aeroporto, degli uffici, una fiera, un condominio, un ristorante, un supermercato... tutti decisamente troppo moderni. La città, il progresso, la confusione e il caos che prevalgono su un ordine che sembra essere l'unico obiettivo da perseguire. Basterebbe quest'elenco di parole per capire che si tratta di un film di Jacques Tati e del suo alter ego, monsieur Hulot, sempre in lotta con la tecnologia industriale (trailer).
Uno dei film più costosi di sempre del cinema francese, con una spesa di circa un miliardo e mezzo di vecchi franchi, serviti principalmente allo  lo scenografo Eugène Roman per creare il set di una Parigi ipermoderna, che prese il nome di "Tativille": occupò quindicimila metri quadri a Saint-Maurice, cinquantamila metri cubi di cemento, quattromila metri quadri di plastica, tremiladuecento di armature, milleducento di vetro.