sabato 30 giugno 2018

2001. Odissea nello spazio (Kubrick 1968)

Cinquant'anni e non sentirli… o meglio sì, forse ora si iniziano a sentire. Il film di fantascienza per antonomasia, inizialmente accolto come "lento e noioso" e poi sistematicamente considerato il più bello e rilevante del suo genere, è stato restaurato analogicamente e rimasterizzato dalla Warner Bros ed è tornato nelle sale per il suo cinquantesimo anniversario, per un'emozionante visione su grande schermo, ora possibile a chi era troppo giovane o nemmeno nato nel 1968.

martedì 19 giugno 2018

L'atelier (Cantet 2017)

La creazione letteraria come territorio di confronto culturale, politico, etnico. 
Il film di Laurent Cantet, divenuto famoso con La classe (2008), è scritto insieme a Robin Campillo, apprezzato regista del recente 120 battiti al minuto (2017), e racconta di un gruppo di ragazzi che seguono un corso estivo di scrittura, il workshop del titolo originario, inspiegabilmente francesizzato dall'edizione italiana, tanto più in uno dei pochi casi in cui i transalpini avevano scelto un termine inglese (trailer).
La pellicola non raggiunge le vette de La classe, vincitore della Palma d'oro a Cannes quell'anno, ma tocca corde simili, approfondendo la convivenza tra ragazzi di origini diverse, tutti ormai parte dello stesso paese, tra integrazione e razzismo usato come prima forma di intolleranza quando non si hanno argomenti da contrapporre.
A La Ciotat, cittadina sul mare in Provenza, gli allievi di Olivia Dejazet (Marina Foïs) dovranno scrivere un romanzo thriller, un genere sulle cui potenzialità i sette ragazzi sono invitati a riflettere e a confrontarsi.

mercoledì 13 giugno 2018

Doppio amore (Ozon 2017)

Il tema del doppio e il cinema: ennesimo atto. François Ozon si lascia avvolgere da un groviglio di citazioni ed allusioni hitchcockiane e non solo (si pensi a De Palma e Cronenberg su tutti), forse a discapito della storia, ma per chi ama il genere, è un piacere perdersi nei meandri del suo ultimo film (trailer).
In Amant double, questo il titolo originale, Chloe (Marine Vacth) è una bellissima ex modella, in un momento di particolare fragilità. È nata da una notte di sesso di sua madre, Sandrine Shenker (Jacqueline Bisset), e questo non migliora la sua autostima, e così la sua fragilità la porta ad innamorarsi del proprio psicoterapeuta, Paul Meilleur (Jérémie Renier).

lunedì 4 giugno 2018

1945 (Török 2017)

Film bellissimo, ma che in Italia, almeno sul grande schermo, è stato difficile vedere, per le poche sale che lo hanno proiettato.
Tratta dal racconto dello scrittore Gábor T. Szántó intitolato Homecoming, la pellicola di Ferenc Török è incentrata su uno strisciante e incontenibile antisemitismo che caratterizza i meccanismi psicologici degli abitanti di un piccolo e anonimo villaggio ungherese. Qui, ed è questa la grande novità narrativa del film, il genocidio non è il presente, ma solo un ricordo ingombrante. Per questo l'arrivo di due ebrei, un anziano e un ragazzo ben riconoscibili dagli abiti ortodossi, un padre e un figlio (Iván Angelusz e Marcell Nagy) che un tempo abitavano lì e che ora camminano silenziosamente dietro ad un carro che trasporta due misteriosi bauli, accresce la preoccupazione dell'intera comunità colpevole di collaborazionismo, un sentimento che in breve tempo si trasformerà in isteria collettiva.
Alla coinvolgente storia, fedelmente dettagliata - la direzione artistica è di Dorka Kiss, già fondamentale per Il figlio di Saul, Nemes 2015 -, alla perfetta regia e alle impeccabili prove degli attori, si aggiungano lo splendido bianco e nero della fotografia di Elemér Ragályi e la musica dagli accenti orientali di Tibor Szemzö, che accompagnano lo spettatore contribuendo in maniera determinante al suo rapimento estetico.