L'ultimo film di Jim Jarmusch è un'opera di grande maniera, quella con la M maiuscola, nella quale, per apprezzarla a sufficienza, bisogna lasciarsi trasportare, apprezzandone soprattutto le atmosfere, l'ironia e gli innumerevoli riferimenti culturali, rinunciando di fatto alla trama a dir poco striminzita.
Chi si aspettava un capolavoro del genere "cinema e vampiri", probabilmente rimarrà deluso, di importanti film a tema vampiresco ce ne sono molti e tra questi alcuni decisamente più riusciti e completi, ma la pellicola del regista di Dead Man e Ghost Dog, solo per citare un paio dei suoi migliori lungometraggi, ha comunque un indiscutibile fascino.
Ottima la scelta degli attori da parte del regista statunitense che forse, proprio per il suo aspetto, avrebbe potuto ritagliarsi una parte egli stesso: la diafana Tilda Swinton interpreta Eve; Tod Hiddleston (finora poco noto, ma qui davvero sexy, conquisterà velocemente il pubblico femminile) nel ruolo del marito Adam; l'attrice più in auge del momento, Mia Wasikowska (ricordate quanto era brava in In treatment sul sofà dello piscologo Gabriel Byrne?), impersona la sorella Ava.
Se, infatti, per Tod Hiddleston, che finora avevamo visto in Thor di Kenneth Branagh, nella parte di Scott Fitzgerald in Midnight in Paris di Woody Allen (2011) e in poco altro, dopo questo ruolo in cui è bello, dannato e musicista (serve altro?), è facile prevedere un futuro da attore molto più richiesto, della Wasikowska non sembra poterne fare a meno più nessuno: da John Curran, nel suo Tracks - Attraverso il deserto, di cui è protagonista assoluta, a Cronenberg in Maps to the stars, fino a Richard Ayoade nel dostojevskiano The Double, in una serie di film appena usciti o di prossima uscita.
Tornando al film di Jarmusch, va detto che l'inizio dimostra tutta la sapienza cinematografica del regista, che ci propone una sorta di triplice ellissi tra l'universo stellato, un disco in vinile che gira sul piatto e le due stanze dei protagonisti, inquadrate dall'alto e che ruotano anch'esse.
Scopriamo così che Eve vive a Tangeri e Adam a Detroit, i due sono sposati e devono fare i conti con la sopravvivenza in un'epoca in cui non è più così facile procurarsi del buon sangue. Spesso durante la storia i due confrontano il momento attuale con i secoli addietro, quando episodi di peste, terremoti e altre catastrofi rendevano molto più facile procacciarsi il necessario nutrimento, confondendo poi i cadaveri con gli altri.
Adam è un musicista che compone in casa, grazie all'aiuto di una strumentazione, spesso vintage, che gli procura Ian, un semplice zombie, l'appellativo con cui il protagonista chiama tutti gli esseri umani.
A Detroit Adam per ottenere il sangue, di cui si precisa sempre gruppo e RH, in una sorta di controllo qualità, si traveste da dottore e raggiunge in ospedale il dottor Watson, adeguatamente corrotto. Quest'ultimo non solo ha il nome del famoso personaggio di Conan Doyle, ma nel chiamare Adam, nel cui travestimento nota il datatissimo stetoscopio, usa di volta in volta i nomi di alcuni dei più famosi dottori della letteratura e del cinema, dr. Faust, dr. Stranamore, dr. Caligari.
Eve, invece, nella città marocchina si avvale della collaborazione di un bar, dall'evocativo nome "Mille e una notte", in cui incontra un vampiro più anziano, che risponde al nome del celebre drammaturgo inglese Christopher Marlowe, detto Kit (John Hurt).
Gli eventi storici vissuti dai personaggi nel passato sono citati di continuo cosicché, quando Eve e Kit parlano del temperamento eccessivamente romantico di Adam, la donna sostiene che la colpa è stata l'eccessiva frequentazione di Shelley, Byron e alcuni francesi, mentre Marlowe rincara la dose dicendo che a conoscerlo prima, Adam gli avrebbe fornito un'ottima ispirazione per il suo Amleto, rivelando così tra le righe di essere lui l'autore della tragedia poi divenuta famosa come opera di William Shakespeare. Anche quando Eve decide di prendere un aereo per raggiungere Adam, riempiendo due valigie con soli libri, prenota un posto a nome Fibonacci (è proprio l'anno del celebre matematico pisano, che era già stato citato in Nymphomaniac di Lars Von Trier), così come poco oltre lo stesso Adam ricorda di aver ceduto il quintetto d'archi a Schubert e cita tutti i suoi "amici" scienziati che i loro contemporanei hanno sempre scaricato: Pitagora, Galileo, Newton e Tesla.
Eve, invece, nella città marocchina si avvale della collaborazione di un bar, dall'evocativo nome "Mille e una notte", in cui incontra un vampiro più anziano, che risponde al nome del celebre drammaturgo inglese Christopher Marlowe, detto Kit (John Hurt).
Gli eventi storici vissuti dai personaggi nel passato sono citati di continuo cosicché, quando Eve e Kit parlano del temperamento eccessivamente romantico di Adam, la donna sostiene che la colpa è stata l'eccessiva frequentazione di Shelley, Byron e alcuni francesi, mentre Marlowe rincara la dose dicendo che a conoscerlo prima, Adam gli avrebbe fornito un'ottima ispirazione per il suo Amleto, rivelando così tra le righe di essere lui l'autore della tragedia poi divenuta famosa come opera di William Shakespeare. Anche quando Eve decide di prendere un aereo per raggiungere Adam, riempiendo due valigie con soli libri, prenota un posto a nome Fibonacci (è proprio l'anno del celebre matematico pisano, che era già stato citato in Nymphomaniac di Lars Von Trier), così come poco oltre lo stesso Adam ricorda di aver ceduto il quintetto d'archi a Schubert e cita tutti i suoi "amici" scienziati che i loro contemporanei hanno sempre scaricato: Pitagora, Galileo, Newton e Tesla.
I moltissimi riferimenti colti comprendono anche la letteratura italiana, come dimostra Eve che, giunta negli Stati Uniti, chiede a Adam "allora è questa la tua selva oscura, Detroit?". In una passeggiata in auto, dopo esser passati davanti alla casa di Jack White (leader degli White Stripes) e aver visitato il Michigan Theater, ridotto a parcheggio (altro segno di come il tempo e gli uomini hanno distrutto le belle cose del passato), i due parlano ancora di Byron, che Adam non esita a definire "uno stronzo pomposo", e di Mary Wollstonecraft Shelley, che invece ricorda come una donna amabile e carina. Ma uno dei momenti "storici" più convincenti è quello successivo ad una pausa-gelato che i due coniugi consumano sul divano mangiando due ghiaccioli di sangue gruppo zero, quando, accendendo una luce, Eve scopre una parete-galleria fotografica degna de La camera verde di François Truffaut, in cui Adam conserva i volti di molti suoi amici, tra cui riconosciamo lo stesso Christopher Marlowe, ma anche Samuel Beckett, Buster Keaton, Franz Kafka, William S. Burroughs, ecc.
A far saltare questo equilibrio raggiunto da Eve e Adam (ma sono proprio i due progenitori cristiani?), interviene l'arrivo a sorpresa di Ava, la sorella minore di Eve, che contribuisce ad accrescere l'ironia della pellicola, evidente soprattutto nel ribaltamento delle espressioni quotidiane legate ai momenti della giornata: bisogna andare a dormire perché "si sta facendo giorno"; quando è notte "facciamo colazione", ecc. Al risveglio notturno Ava, peraltro, si incanta davanti alla tv guardando Soul Dracula, un video musicale francese trovato su youtube, segno del suo essere al passo con i tempi che cozza in una casa che è ancora ferma al giradischi, ad un televisore anni '50 e alle chitarre elettriche da collezione: la distanza generazionale si sente anche tra i vampiri!
La presenza di Ava continuerà a pregiudicare la serenità di Adam e Eve, i quali, dopo che la giovane e burrascosa parente si è letteralmente bevuta Ian, dovranno lasciare Detroit per tornare insieme a Tangeri, dove però Marlowe non sta bene e non ha più sangue buono a disposizione, costringendoli così a vedersela da soli, ma sarà più dura, perché, come ribadisce Eve, "non è più come una volta, quando potevamo buttarli nel Tamigi come gli altri malati di tubercolosi"...
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