Ci ha lasciato un altro grandissimo. In un 2016 che peggio non poteva iniziare, a soli cinque giorni da Franco Citti, se ne va anche Ettore Scola, uno dei maestri del cinema italiano.
Una carriera iniziata come disegnatore umoristico a fine anni '40 al Marc'Aurelio, storica rivista romana, dove incontrò un collega d'eccezione come Federico Fellini, giunto anche lui appena diciottenne in quella redazione, ma alla fine del decennio precedente; e proseguita inizialmente soprattutto come sceneggiatore, spesso di capolavori o di film epocali, che lo videro collaborare tra gli altri con Bolognini (Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo, 1956); Steno (Un americano a Roma 1954), Pietrangeli (Fantasmi a Roma, 1961; La Parmigiana, 1963; Io la conoscevo bene,1965), Risi (Il mattatore, 1960; Il Sorpasso, 1962; I mostri, 1963).
Al cinema come regista arriverà più avanti, quando esordirà con Se permettere parliamo di donne (1964), allegra commedia con Walter Chiari, Vittorio Gassman e un giovanissimo Gigi Proietti. Da lì in poi sarebbe impossibile ripercorre tutte le tappe di una lunga filmografia, ma alcune di queste meritano una citazione per il loro valore intrinseco e per quanto hanno rappresentato nella storia del nostro cinema.
Escludendo, per questioni di spazio, quasi completamente i primi anni di attività, in cui comunque arrivò il grande successo popolare grazie a Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), film di forte critica sociale, incentrato sul prezzo con cui spesso si ottiene il benessere economico, si giunge al 1970 con il Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca, in cui Marcello Mastroianni, Monica Vitti e Giancarlo Giannini erano protagonisti di uno di quei tanti triangoli, in questo caso un chiaro riferimento parodistico a Jules et Jim (Truffaut 1962), che allora furono anche viatico per la battaglia sul divorzio in Italia. Si prosegue con lo strepitoso C'eravamo tanto amati (1974), tra le migliori commedie che il nostro cinema abbia conosciuto, scritta insieme ad Age e Scarpelli, e con un gruppo di amici interpretati da un cast eccezionale (Gassman, Manfredi, Satta Flores solo per citare i principali); per continuare con Brutti sporchi e cattivi (1976), in cui l'estrema periferia romana delle baracche veniva raccontata con un fantastico taglio a dir poco grottesco, al quale inoltre avrebbe dovuto fare da prefazione una parte di Pier Paolo Pasolini, ucciso proprio nei giorni delle riprese.
Il decennio, tralasciando opere collettive e comunque di altissimo livello, come Signore e signori, buonanotte (1976) e I nuovi mostri (1977), con quello che insieme a C'eravamo tanto amati è considerato unanimemente, il capolavoro del regista: Una giornata particolare (1977). Il film, scritto con Maurizio Costanzo e Ruggiero Maccari, e interpretato da Marcello Mastroianni-Gabriele e Sophia Loren-Antonietta, è un caposaldo del cinema italiano tutto, di quelli che meriterebbero di essere nei programmi scolastici, con i due protagonisti che durante la storica data del 6 maggio 1938, giorno dell'arrivo di Adolf Hitler a Roma, passano un'intera giornata quasi sospesi in un'altra dimensione, ignorando il fermento che domina la città.
Se gli anni settanta furono indubbiamente gli anni migliori di Ettore Scola, il decennio seguente merita comunque la giusta attenzione, con film come La terrazza (1980), Maccheroni (1985), lo splendido La famiglia (1987), ritratto di una famiglia romana dall'inizio alla fine del Novecento, con un eccezionale Vittorio Gassman; fino ai due film che Scola girò con l'accoppiata Massimo Troisi-Marcello Mastroianni: Splendor (1988) e Che ora è? (1989). Gli ultimi vent'anni avevano visto ridurre notevolmente la produzione del cineasta che si era messo in evidenza soprattutto con Romanzo di un giovane povero (1995), e La cena (1998), ancora una volta con grandi attori come Alberto Sordi nel primo caso, e Vittorio Gassman e Fanny Ardant nel secondo.
L'ultimo film girato da Scola è stato l'autobiografico Che strano chiamarsi Federico (2013), racconto delle sue prime esperienze professionali a Roma, in cui il Federico del titolo è naturalmente Fellini ai tempi del Marc'Aurelio, con protagonista Sergio Rubini.
Ettore Scola se ne va a 84 anni, lasciando la moglie, Gigliola, anche lei sceneggiatrice e regista, e le figlie Paola e Silvia, che peraltro hanno da poco girato Ridendo e scherzando, omaggio al padre, con cui Ettore idealmente saluta il suo pubblico.
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