sabato 16 gennaio 2016

Saluto a Franco Citti (23/4/1935 - 14/1/2016)

"Vojo morì co' tutto l'oro addosso, come i faraoni", recitava una delle battute del suo più famoso personaggio, il Vittorio Cataldi detto Accattone dell'omonima opera prima di Pier Paolo Pasolini (1961). Nel film, il protagonista sottoproletario romano, che vive di espedienti, urla questa frase prima di tuffarsi nel Tevere dal Ponte degli Angeli per vincere una scommessa (vedi)...

Purtroppo stavolta non c'era nessuna posta in palio e nessun oro da far luccicare, cosicché Franco Citti si è spento a 80 anni, dopo una lunga malattia, ed è inevitabile pensare che in poco più di dieci anni, dopo Laura Betti (2004), Sergio Citti (2005) e Vincenzo Cerami (2013), se ne va un altro di quel gruppo di amici riuniti intorno a Pasolini a cavallo degli anni cinquanta e sessanta.
La sua carriera di attore era iniziata proprio così, scelto da quel professore di una scuola a Ponte Mammolo, conosciuto grazie alla mediazione del fratello, Sergio, che, dopo il riformatorio, aveva già collaborato con Pier Paolo come consulente di ambientazione e linguaggio romanesco per i suoi romanzi. Citti, ai tempi, era un semplice imbianchino di borgata a Torpignattara, ma, dopo quella prima esperienza cinematografica, lavorò per il poeta e regista friulano altre volte: per Mamma Roma (1962), per l'Edipo Re (1967), per Porcile (1969) e per i tre film della cosiddetta 'Trilogia della vita', costituita da Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle Mille e una notte (1974), nei quali interpreta rispettivamente il ser Ciappelletto boccacciano, Satana e un demone.
Dopo l'esordio pasoliniano, prestò il suo volto a diversi film italiani, come Il giorno più corto (S. Corbucci 1962), Requiescant (Lizzani 1967), Seduto alla sua destra (Zurlini 1968), e nel decennio successivo Roma (Fellini 1972), Todo modo (Petri 1977), Yerma (Ferreri, film per la tv, 1977-78) e La luna (B. Bertolucci 1979).
Fu spesso diretto dal fratello Sergio, a partire dal bellissimo Ostia (1970), per continuare con Storie scellerate (1973), Casotto (1977), Il minestrone (1981), I magi randagi (1996) e, infine, in Cartoni animati (1997), a cui collaborò egli stesso alla regia.
Franco Citti raggiunse persino Hollywood, grazie a Francis Ford Coppola, che lo volle per due episodi della sua trilogia: Il Padrino (1972) e Il Padrino - parte terza (1990), nei quali è il pastore siciliano Calò, che diventa prima guardia del corpo e poi braccio destro di Michael Corleone.
In tutti i suoi film - ma anche a teatro con Carmelo Bene, per cui fu san Giovanni Battista in Salomè (1964) - non ha mai smesso di essere un "ragazzo di vita", una maschera perfettamente cucitagli addosso da Pasolini e che ha indossato per tutta la vita, sia che dovesse interpretare un ladro, un avventuriero, un diavolo, un autista, un cannibale e offrendo i suoi marcati tratti somatici al più celebre personaggio della tragedia greca, d'altronde anche lui un assassino...

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