Obsession, che in origine doveva intitolarsi Deja vu, nacque dopo un pomeriggio in cui il regista statunitense e lo scrittore e sceneggiatore Paul Schrader avevano rivisto Vertigo (1958).
La donna che visse due volte, in effetti, è alla base del soggetto di Obsession, da cui riprende l'idea di due donne identiche, in quel caso Madeleine-Judy (Kim Novak), in questo Elizabeth-Sandra/Amy (Geneviève Bujold), di cui si innamora un uomo semplice e ricco facilmente raggirabile, lo Scottie interpretato da James Stewart e il Michael cui presta il volto un perfettamente adatto Cliff Robertson. Come Scottie, Michael sarà convincente e deciso nel corteggiare Sandra e vederlo spiegarle la differenza tra camminare e incedere, per farla assomigliare ancor di più a Elizabeth, fa di nuovo pensare a James Stewart che insegna a Judy a muoversi come faceva Madeleine.
Da Vertigo, infine, viene recuperato anche il celeberrimo "bacio circolare", che qui diventa all'inizio un "ballo circolare" e alla fine l'ancora più significativo "abbraccio circolare" tra i due attori principali.
Ma i film hitchcockiani sono continuamente riconoscibili, cosicché quando la mdp stringe l'inquadratura sul panciotto di un cameriere mostrando il dettaglio di una pistola, si pensa inevitabilmente sia alle riprese per i cambi rullo di Nodo alla gola (1948) che al movimento tipico del maestro britannico che da un campo totale giunge al particolare che rende complice lo spettatore (es. il tic del batterista in Giovane e innocente, 1937; la chiave di Notorious, 1946). De Palma, inoltre, si avvale di uno dei tanti oggetti-feticcio del cinema hitchcockiano, quando risolve una scena di omicidio mettendo in scena una colluttazione su una scrivania conclusa con le forbici, che è un'evidente citazione de Il delitto perfetto (1954), mentre Sandra che osserva i ritratti di Elizabeth - dipinti dal fratello di Brian, Bart De Palma - ricorda molto da vicino la Joan Fontaine che interpreta la seconda moglie de Winter in Rebecca (1940).
La stessa sensazione di essere in un film di Hitchcock si avverte quando, dopo il rapimento della moglie e della figlia, a Michael viene recapitato un nastro con la registrazione della loro voce: lo split screen naturale, creato da una parete che divide due stanze, è lo stesso di un'altra delle sequenze più famose di Marnie (1964), in cui il personaggio interpretato da Tippi Hedren rischia di essere scoperto dalla donna delle pulizie durante un furto. Anche l'approfondimento psicologico di Sandra sembra provenire da Marnie e se ne ha la conferma quando, in uno dei momenti decisivi della trama, rivive il trauma infantile e si sblocca, proprio come accadeva nell'illustre precedente (bellissima la resa della regressione all'infanzia della donna tradotta in una sensazione di rimpicciolimento fisico suggerito dalla mdp).
De Palma, però, non si accontenta di tutto questo, e a dirigere la suggestiva colonna sonora, chiama Bernard Hermann, lo storico collaboratore del maestro del brivido, ennesimo e palese omaggio al cinema di Hitchcock, tanto più che in alcuni passi la musica sembra riprendere proprio quella che il compositore aveva creato per Vertigo.
La donna che visse due volte, in effetti, è alla base del soggetto di Obsession, da cui riprende l'idea di due donne identiche, in quel caso Madeleine-Judy (Kim Novak), in questo Elizabeth-Sandra/Amy (Geneviève Bujold), di cui si innamora un uomo semplice e ricco facilmente raggirabile, lo Scottie interpretato da James Stewart e il Michael cui presta il volto un perfettamente adatto Cliff Robertson. Come Scottie, Michael sarà convincente e deciso nel corteggiare Sandra e vederlo spiegarle la differenza tra camminare e incedere, per farla assomigliare ancor di più a Elizabeth, fa di nuovo pensare a James Stewart che insegna a Judy a muoversi come faceva Madeleine.
Da Vertigo, infine, viene recuperato anche il celeberrimo "bacio circolare", che qui diventa all'inizio un "ballo circolare" e alla fine l'ancora più significativo "abbraccio circolare" tra i due attori principali.
La stessa sensazione di essere in un film di Hitchcock si avverte quando, dopo il rapimento della moglie e della figlia, a Michael viene recapitato un nastro con la registrazione della loro voce: lo split screen naturale, creato da una parete che divide due stanze, è lo stesso di un'altra delle sequenze più famose di Marnie (1964), in cui il personaggio interpretato da Tippi Hedren rischia di essere scoperto dalla donna delle pulizie durante un furto. Anche l'approfondimento psicologico di Sandra sembra provenire da Marnie e se ne ha la conferma quando, in uno dei momenti decisivi della trama, rivive il trauma infantile e si sblocca, proprio come accadeva nell'illustre precedente (bellissima la resa della regressione all'infanzia della donna tradotta in una sensazione di rimpicciolimento fisico suggerito dalla mdp).
De Palma, però, non si accontenta di tutto questo, e a dirigere la suggestiva colonna sonora, chiama Bernard Hermann, lo storico collaboratore del maestro del brivido, ennesimo e palese omaggio al cinema di Hitchcock, tanto più che in alcuni passi la musica sembra riprendere proprio quella che il compositore aveva creato per Vertigo.
Tra questi un posto di primo piano è riservato all'immagine della chiesa fiorentina di San Miniato al Monte, il luogo in cui Michael aveva conosciuto sua moglie Elizabeth nell'immediato dopoguerra, quando era a Firenze come militare, ma che, oltre ad essere riprodotta in scala per il monumento funebre della donna, sarà anche la chiesa in cui conoscerà Sandra, la restauratrice che tanto gli ricorda Elizabeth.
Una buffa curiosità rivelata dallo stesso regista è che le riprese all'interno della chiesa vennero in realtà girate nella Collegiata di San Gimignano, per un problema di permessi con il Vaticano, motivo per cui vediamo Michael ammirare gli affreschi con le Storie di Cristo di Federico e Lippo Memmi (1338-40) lungo la navata destra.
Anche il personaggio del socio in affari di Michael, Robert, gioca un ruolo importante nella storia e l'interpretazione ambigua di un giovane e già bravissimo John Lithgow non fa che migliorare il risultato finale.
De Palma, come visto, gira con grande capacità e non si limita a recuperare sintagmi hitchcockiani: altre sequenze paradigmatiche del suo cinema sono la fantastica panoramica a 360° con cui riprende Sandra che osserva in soggettiva la camera da letto che era stata di Elizabeth, e il dialogo tra Michael e Robert nel bar di Piazza della Signoria. La mdp, mentre i due personaggi si scambiano le battute, non effettua mai uno stacco passando da un campo a un controcampo, ma si muove da un lato all'altro orizzontalmente, favorita anche da ciò che si vede al di fuori delle finestre, la facciata di palazzo Vecchio con il David di Michelangelo e l'Ercole e Caco di Baccio Bandinelli.
De Palma gioca con Firenze e ne sfrutta gli aspetti scenografici (una sequenza testimonia persino l'utilizzo di un'ala di Palazzo Corsini adibita a locale notturno), ma anche da New Orleans, l'altra città in cui è ambientato il film, riesce ad ottenere il meglio, mostrandoci sì i grattacieli, ma anche il Mississippi e, tra i suoi simboli, il battello caratterizzato dalla grande ruota a pale.
Avere a che fare con Firenze, però, induce ad un errore storico Schrader: quando Sandra dà a Michael alcuni dettagli del dipinto che sta restaurando, gli spiega che si tratta di una Madonna di Bernardo Daddi, che definisce un pittore di "primo Rinascimento", nonostante precisi che è datata 1328 (sic).
Non è certo un caso, però, che nella finzione quel dipinto, a causa dell'umidità, abbia rivelato al di sotto della pellicola pittorica una precedente raffigurazione, divenendo esso stesso metafora del soggetto del film, una metafora in qualche modo riproposta persino con l'ausilio letterario di Dante Alighieri, con Sandra che raccontando la trama della Vita nova, finge di essere la donna schermo, in un continuo ripetersi di specchi, riflessi e doppiezza...
Nessun commento:
Posta un commento