lunedì 12 gennaio 2015

Saluto a Francesco Rosi (15/11/1922 - 10/1/2015)

Ad Hollywood cercavano un sosia di Jackie Coogan, il bambino de Il monello di Charlie Chaplin (1921), e il piccolo Francesco Rosi, all'età di 4-5 anni, partecipò alla selezione grazie al padre, Sebastiano, fotografo provetto, che inviò uno scatto negli Stati Uniti colorato personalmente a mano.
E Francesco era anche stato selezionato in quel concorso, ma la madre, una tipica mamma-chioccia meridionale, si oppose a quell'esperienza che avrebbe allontanato il figlio da casa in tenera età. Quella che poteva essere l'occasione di una vita venne così annullata dall'apprensione materna, ma Francesco Rosi divenne poi un regista italiano affermato e di grande talento...
La foto di Rosi bambino come copertina
del libro C'era una volta un bambino
Delle tante cose dette e sentite in questi due giorni, questa è in assoluto quella più romantica della vita di Rosi, che lo stesso regista napoletano raccontò a Giuseppe Tornatore nel bel libro-intervista sulla sua carriera che è Io lo chiamo cinematografo (2012). Una storia da cui la sua figura sembra risultare quella di un predestinato: la sua vita, nonostante i normali ostacoli di percorso, non poteva che essere nel cinema. Perso probabilmente un attore a Hollywood , il cinema ha guadagnato un grande regista in Italia!

Francesco Rosi muore a 92 anni come il più grande regista italiano di denuncia: suoi sono Salvatore Giuliano (1962), Le mani sulla città (1963) e Il caso Mattei (1972), una sorta di trilogia di protesta davvero unica. Il primo sulla morte di uno dei più famosi briganti siciliani; il secondo sulla corruzione dei politici e sulla speculazione edilizia durante il boom economico, un film che ha fatto epoca e che ha consegnato alla storia e al nostro paese l'espressione "mani pulite" che ha segnato la fine della cosiddetta prima Repubblica ("I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce", dice la didascalia del film); il terzo sul sistema petrolio in Italia e nel mondo e sulla straordinaria figura di Enrico Mattei, una pellicola che ispirò persino Pasolini per il suo incompiuto Petrolio.
Muore dopo una vita che ha attraversato essa stessa la storia del Novecento italiano ed è simbolico che tra i suoi compagni di liceo ci fosse l'attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Poi ci furono gli inizi come illustratore e in radio, dove lavorò con personaggi come Aldo Giuffré e Giuseppe Patroni Griffi, segno di un circolo virtuoso di cui fu partecipe. E poi il cinema, a partire soprattutto dalle collaborazioni con  Luchino Visconti: aiuto-regista in La terra trema (1948) e Senso (1953), non due film come gli altri, e persino la sceneggiatura di Bellissima (1951), altro capolavoro assoluto della cinematografia italiana.
Dal 1958 l'esordio dietro la mdp con La sfida, e l'anno seguente con I magliari interpretato da Alberto Sordi. Il prosieguo furono proprio i già citati film inchiesta e tanti altri, come Lucky Luciano (1973), Cristo si è fermato a Eboli (1979) e La tregua (1997), il suo ultimo lungometraggio, tratti dagli omonimi romanzi di Primo Levi, e, tra di essi, a conferma di un grande interesse per gli adattamenti letterari nella seconda parte della sua carriera, Cronaca di una morte annunciata (1987), tratto da Gabriel Garcia Marquez.
Molti gli attori di primo piano da lui diretti: Rod Steiger, Vittorio Gassman (con cui condivise persino una regia: Kean. Genio e sregolatezza - 1956), Alberto Sordi, Philippe Noiret, Giancarlo Giannini, Sophia Loren, Omar Sharif, Ornella Muti, Lucia Bosè, James Belushi, John Turturro, ma non ce ne vogliano tutti questi, il suo miglior binomio è stato quello con Gian Maria Volonté! Il grande attore italiano divenne grandissimo anche grazie a Francesco Rosi, con cui interpretò ben cinque film (Uomini contro - 1970, Il caso Mattei - 1972, Lucky Luciano - 1973, Cristo si è fermato a Eboli - 1979, Cronaca di una morte annunciata - 1987).
Addio Francesco, mi piace immaginarti danzare in un luogo non ben definito con uno dei tuoi miti del cinema, quello che tu stesso hai definito “l’uomo più elegante che sia mai esistito”, Fred Astaire, la leggerezza dei cui passi sembra essere così distante dai tuoi film impegnati...
Eppure, forse proprio questo essere agli antipodi costituiva uno dei tuoi sogni: magia del cinema! 

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