venerdì 28 novembre 2014

La guerra lampo dei fratelli Marx (McCarey 1933)

Tra i più famosi dei fratelli Marx, il film venne girato da Leo McCarey proprio nell'anno in cui Hitler prese il potere in Germania, l'evento che è palesemente all'origine della scelta di realizzare una pellicola come questa. A dimostrarlo basterebbe lo scontro tra gli stati immaginari di Freedonia e Sylvania, rispettivamente simboli di un modello politico democratico e di un regime totalitarista, che fa da sfondo alla storia.
Eppure questa pellicola, oggi così apprezzata e sempre citata tra le più riuscite dei fratelli Marx, non ebbe subito successo (la Paramount dopo il fallimento stracciò persino il contratto con i Marx che per i film successivi passarono alla MGM). Poco compresa negli Stati Uniti, per una comicità evidentemente troppo moderna per i tempi, fu bandita in Italia e ovviamente in Germania, data l'origine ebraica del gruppo di comici e la satira che colpisce patriottismo, militarismo ("come si chiamano quei carri?" "armati" "allora vado a piedi") e di conseguenza i regimi totalitaristi dell'epoca. La riscoperta del film, proprio per questi aspetti, avvenne in special modo all'epoca della guerra in Vietnam e in coincidenza con i movimenti di protesta.

All'inizio della vicenda alla ricca vedova Gloria Teasdale (Margareth Dumont) i governanti di Freedonia chiedono un ennesimo prestito di milioni di dollari per fronteggiare la crisi economica, ma lei non solo rifiuta la proposta ma ottiene le loro dimissioni e la nomina come nuovo presidente del bizzarro Rufus T. Firefly (Groucho Marx), di cui sembra invaghita. Sensazionale l'entrata in scena di Groucho, che prima giunge alla sala di ricevimento in cui lo attendono scendendo da una barra simile a quella dei vigili del fuoco, e poi inizia a beccare la Dumont che gli fa da spalla sin da subito ("Scelga una carta" "La può tenere, me ne rimangono 51"; "Anche lei è molto grande. Sembra, infatti, che vogliano abbatterla ed erigere al posto suo un grattacielo" e più avanti "Lei prende me, io prendo una vacanza).
Attorno a lui gli altri fratelli: Zeppo, che interpreta il suo segretario, Bob Roland, ma soprattutto Chico e Harpo, le spie Cicolini e Pinky assoldati dall'ambasciatore doppiogiochista Trentino (Louis Calhern). 
Se Chico genera sorrisi con il suo accento italiano (nella versione doppiata parla in sardo) e passando da una fazione all'altra facendosi corrompere dal miglior offerente, Harpo, nonostante il suo silenzio - retaggio di un passato di film muti -, fa ridere continuamente attraverso le espressioni facciali; con le piccole trombe che porta con sé e che suona talvolta talvolta al posto della voce; guidando una moto con sidecar che in un modo o nell'altro lascia sempre a piedi Firefly, a cui in realtà dovrebbe fare da autista, e soprattutto con le sue forbici, usate per tagliare qualunque cosa passi davanti ai propri occhi (abiti, fiori, penne da scrivere, pennacchi sugli elmi, ecc.).

Alcune gag sono indimenticabili. La prima mostra Chico e Harpo, che vendono noccioline davanti al palazzo di Firefly, battibeccare con un corpulento venditore di limonate, a cui il Marx silenzioso e riccioluto fa finire sempre il cappello nel fuoco. È, però, certamente la seconda, quella maggiormente passata alla storia del cinema: la mitica sequenza del finto specchio! Chico e Harpo rinchiudono Firefly in una stanza ("Fatemi uscire di qui oppure datemi qualcosa da leggere", "Affiderò questa faccenda al mio avvocato, appena si laurea"), per poi prendere le sue sembianze - cosa facilissima, data la somiglianza - indossando un cappuccio da notte e dipingendosi sui volti i celeberrimi baffi. Per dimostrare allo stesso Firefly che ci sia ancora uno specchio a tutta parete appena distrutto, danno vita ad un esilarante quanto goffo tentativo in cui ripetono gli stessi movimenti, anche quelli impossibili da prevedere, creando un effetto comico senza tempo e continuamente citato, come nel caso di Johnny Stecchino (Benigni 1991).
Una curiosità sul titolo, come sempre stravolto nella versione italiana, che nell'originale è costituito invece dalla frase idiomatica Duck soup, che sta per "cosa facile da realizzare", e che i Marx non perdono occasione per trasformare nella gag filmata iniziale, che mostra davvero alcune anatre in una pentola!

La Guerra lampo dei fratelli Marx è un film imperdibile, un capolavoro della storia del cinema per un serie di motivi, tra cui spiccano il contesto storico-politico in cui venne concepito, la sceneggiatura di Bert Kalmar e Harry Ruby, a cui vanno aggiunte le gag di Arthur Sheekman e Nat Perrin, alcune scene famosissime, la capacità di fondere diversi generi come il vaudeville, la satira politica, il musical. Un cult che gli appassionati di cinema non possono non amare, fosse solo per comprendere il ruolo di imprescindibile riferimento per i maggiori comici successivi come i Monty Python, ma naturalmente anche per gran parte del primo Woody Allen...

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