Per l'ennesima volta Christopher Nolan dimostra tutto il suo talento immaginifico, ma anche la consueta difficoltà di mantenere alta l'attenzione del pubblico per l'intera durata dei suoi film, troppo spesso caratterizzati da splendide premesse e mediocri sviluppi.
Interstellar risulta così una pellicola eccessivamente prolissa, con pretese scientifiche fin troppo dettagliate, che cozzano in maniera incredibile con alcune scelte melodrammatiche che sembrano voler provocare una facile commozione, ma che perlopiù rischiano di sortire l'effetto opposto.
In un futuro futuribile, in cui le tempeste di sabbia rendono sempre più difficile la sopravvivenza dell'uomo, l'ex pilota della NASA Cooper (Matthew McConaughey) è un giovane vedovo che vive in una fattoria con i due figli, Tom e Murph, e il padre della moglie, Donald (John Lithgow). Seguendo delle strane anomalie gravitazionali, Cooper scopre una base della NASA in cui una sua vecchia conoscenza, il professor Brand, e la figlia di questi, Amelia (Anne Hataway), gli spiegano i progetti per salvare l'umanità e lo coinvolgono in una missione spaziale dalle parti di Saturno finalizzate ad entrare in un'altra galassia...
Da qui in poi diventa arduo raccontare quello che accade in un film che alterna wormhole e blackhole, pentadimensioni, iperspazio, mondi altri, reticolati degni di Tron (Lisberger 1982) e sentimentalismi alla Ghost (Zucker 1990), nonché improbabili comunicazioni in linguaggio morse attraverso le lancette di un orologio da una dimensione all'altra.
Eppure il film affronta temi profondi come il senso della genitorialità (Cooper ricorda una frase della moglie a riguardo: "siamo qui per diventare i ricordi dei nostri figli"), l'appartenenza e il legame con i luoghi d'origine, la fiducia, il tradimento e l'inganno, ma l'ipertrofia cinematografica di Nolan non riesce proprio ad accontentarsi e, anche quando la storia sembra volgere al termine, è capace di aggiungere un'ulteriore appendice che vede protagonista uno degli uomini che seguirono la precedente spedizione, Mann (Matt Damon), e dar vita ad ulteriori discutibili sviluppi.
È vero che secondo molti critici il genere fantascientifico è la naturale espansione del western statunitense, una volta terminato lo spazio per spostare la frontiera verso ovest, ma Nolan forse li prende troppo alla lettera quando ci mostra Mann e Cooper che si colpiscono vicendevolmente e rotolano lungo le scarpate di un pianeta della nuova galassia, proprio come se fossero nel vecchio west...
Nonostante le falle evidenziate è indubbia la capacità del regista che s'impone all'attenzione in diversi frangenti. Se, però, le belle inquadrature dei paesaggi dei nuovi pianeti scoperti potevano essere prevedibili, cosi come le strutture impossibili alla Escher, già mostrate in Inception (2010), che qui si aggiornano in versione marina con onde giganti, mi piace sottolineare il missaggio sonoro della sequenza in cui Cooper lascia la casa e i propri affetti guidando e piangendo, ma sentiamo già l'audio del conto alla rovescia della navicella in partenza per lo spazio, in un'ellissi sonora da manuale.
È vero che secondo molti critici il genere fantascientifico è la naturale espansione del western statunitense, una volta terminato lo spazio per spostare la frontiera verso ovest, ma Nolan forse li prende troppo alla lettera quando ci mostra Mann e Cooper che si colpiscono vicendevolmente e rotolano lungo le scarpate di un pianeta della nuova galassia, proprio come se fossero nel vecchio west...
Nonostante le falle evidenziate è indubbia la capacità del regista che s'impone all'attenzione in diversi frangenti. Se, però, le belle inquadrature dei paesaggi dei nuovi pianeti scoperti potevano essere prevedibili, cosi come le strutture impossibili alla Escher, già mostrate in Inception (2010), che qui si aggiornano in versione marina con onde giganti, mi piace sottolineare il missaggio sonoro della sequenza in cui Cooper lascia la casa e i propri affetti guidando e piangendo, ma sentiamo già l'audio del conto alla rovescia della navicella in partenza per lo spazio, in un'ellissi sonora da manuale.
Nolan sembra omaggiare anche il grande Alfred Hitchcock, quando vediamo Cooper rincorrere in auto con i suoi figli un drone ad ali spiegate attraverso i campi di mais, in una sequenza del tutto analoga a quella di Intrigo internazionale (1959), dove però Cary Grant, inseguito da un aereo, se la dava a gambe tra i campi.
Inevitabili, inoltre, i riferimenti al più grande film di fantascienza del passato, il sempre imprescindibile 2001. Odissea nello spazio (Kubrick 1969), a cui non si può non pensare quando vediamo i protagonisti comunicare con la Terra attraverso i videomessaggi e interagire con le intelligenze artificiali Tars e Case. Proprio una di queste dichiara di avere il 90% di sincerità tra le sue impostazioni, poiché non si può usarne di più quando si ha a che fare con individui emotivi come gli esseri umani.
Buona la prova degli attori che costituiscono un cast d'eccezione e che, oltre agli interpreti già citati, vanno ricordati, nei ruoli di Tom e Murph adulti, anche Casey Affleck e Jessica Chastain.
Buona la prova degli attori che costituiscono un cast d'eccezione e che, oltre agli interpreti già citati, vanno ricordati, nei ruoli di Tom e Murph adulti, anche Casey Affleck e Jessica Chastain.
Chiudo con una provocazione che sarà chiara a chi ha visto o vedrà il film: alla libreria di Interstellar continuo a preferire quella attorno a cui girano Gene Wilder e Teri Garr nell'indimenticabile Frankenstein Junior (Brooks 1974), in cui rimettere a posto una candela era una soluzione che metteva d'accordo tutti, senza scomodare altre dimensioni e interstellarità...
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