giovedì 10 aprile 2014

Nymphomaniac - vol. 1 (von Trier 2013)

È finalmente uscito il tanto atteso volume 1 del nuovo film di Lars von Trier, di cui si parlava ormai da tempo e per il quale il battage pubblicitario è stato davvero ossessivo. Ed è proprio la capacità di creare l'evento, con tanto di titolo inframezzato dalle parentesi al posto della "o" che ne costituiscono una sorta di logo in forma vaginale, ciò che è arrivato molto prima del film stesso, con un netto anticipo della forma sulla sostanza. A tutto questo contribuisce anche la strana didascalia iniziale, spiazzante, in cui il pubblico viene informato che il film che sta per vedere è autorizzato ma non realizzato dal regista (sic!).
Detto questo, Nymphomaniac è un film che dà un grande saggio di regia nei primissimi minuti, quando la mdp si insinua, in una giornata di leggero nevischio, tra i muri esterni di alcuni edifici, tra i quali "scopre" il corpo apparentemente inanimato di una donna. La sequenza è davvero pregevole e non solo dal punto di vista visivo, quanto anche da quello sonoro (Michel Chion potrebbe scrivere un saggio solo su questi minuti iniziali): le inquadrature, infatti, indugiano sulle gocce d'acqua che scendono a terra, generando rumori diversi a seconda di ciò contro cui si infrangono, prima dell'esplosione musicale segnata dall'heavy metal dei Rammstein con Führe mich...

Leggi la trama:
La vicenda inizia nel momento in cui Seligman (Stellan Skarsgård), un ebreo antisionista (von Trier ci tiene a precisarlo), dopo aver fatto la spesa, trova il corpo di Joe (Charlotte Gainsbourg) - tumefatta ma cosciente e contraria alla chiamata di un'ambulanza o della polizia -, la soccorre e la porta a casa a prendere un tè. È questa l'occasione per la donna di iniziare il racconto della sua vita sin dall'infanzia, con una premessa intrisa di sensi di colpa a cui l'uomo ribatte con un semplice "mai incontrato un pessimo essere umano", che ne designa sin da subito l'atteggiamento indulgente.
Joe (Charlotte Gainsbourg) a terra all'inizio del film
L'argomento della narrazione, divisa in cinque capitoli, è la vita sessuale di Joe, che inizia il suo racconto con una frase apparentemente enigmatica ("ho sempre preteso troppo dai tramonti"), dopo la quale ricorda di aver scoperto la propria vagina nei primissimi anni di vita e l'autoerotismo nei giochi d'infanzia con la sua amica B ("giocavamo a fare le rane") e  a scuola arrampicandosi sulla corda ("la chiamavamo 'la sensazione' "). 
Seligman, per tutta la durata del racconto, ascolta e interviene con inserti che spaziano dalla cultura filosofica a quella scientifico-documentaristica. È così che gli aspetti sessuali narrati da Joe (che nei flash-back dall'adolescenza in poi è interpretata da Stacy Martin) vengono quasi sempre interpolati da notazioni sulla pesca - su tutte la "pesca con la mosca" e il riferimento al manuale secentesco di Izaak Walton The compleat angler, che è anche il titolo del primo capitolo -, ai comportamenti degli animali, e vengono ironicamente (?) da contrappunti rappresentati da immagini didascaliche degne del National Geographic. 
Joe e Seligman (Stellan Skarsgård)
Joe dà un cenno anche del rapporto di figlia unica con i suoi genitori: splendido con il padre (Christian Slater) e pessimo con la madre, troppo fredda e insensibile. Un fondamentale momento dell'excursus sessuale di Joe è naturalmente la perdita della verginità, decisa a tavolino a quindici anni e offerta a Jerome (Shia LaBeouf), un ragazzo più attento al proprio motorino che al piacere suo e della ragazza. Anche in questo caso, la sequenza dell'atto sessuale dà il la ad uno dei tanti riferimenti culturali che cozzano con la crudezza del momento, fino alla comicità delle spinte di Jerome su Joe che diventano numeri della sequenza di Fibonacci (3 + 5 segnati in sovrimpressione proprio come in un documentario), così come il passaggio improvviso dal sesso vaginale a quello anale è paragonato ad un sacco di patate e così reso, con un altro escamotage visivo spesso ripetuto per tutto il film, con la riproduzione visiva delle metafore del racconto, lo stesso che avviene ad esempio con l'età adolescenziale stessa, considerata come lo stadio della "ninfa" in entomologia. 

Joe e l'amica B nella scena del treno
Dato inizio alla propria vita sessuale, Joe, dai 17 anni in poi, inanellerà migliaia di amanti, spesso letteralmente adescati anche in sfida con l'amica B: un'intera scena è dedicata ad una gara tra le due, equipaggiate con una mise ribattezzata evocativamente "scopami subito", con l'obiettivo di fare sesso con più passeggeri possibili di un treno, con in palio un semplice sacchetto di cioccolatini, alla fine vinto da Joe praticando su un uomo sposato e restio del convincente sesso orale (paragonato da Seligman all'altrimenti ignota "arma finlandese" nella pesca).
Il capitolo successivo (2 Jerome) vede Joe membro di un club femminile costituito da ribelli anti-amore romanticamente inteso, un "piccolo gregge" che distrugge vetrine di San Valentino e recita una mea culpa trasformato in un irresistibile mea vulva, mea maxima vulva.
La parodia dei gruppi politici giovanili anni '60 è evidente, tanto più che il rigore iniziale viene smorzato dall'innamoramento delle componenti che cedono una a una, finché Joe se ne allontana e, dopo aver interrotto gli studi di medicina, per seguire le orme dell'amato padre, s'imbatte in Jerome, il suo primo amante, di cui diverrà segretaria senza avere con lui nessun rapporto sessuale pur desiderandolo ("l'amore distorce le cose"). 
Gli altri tre capitoli (3 Mrs H, 4 Delirium; 5 La scuola del piccolo organo) proseguono la saga, rispettivamente, con Joe che si intrattiene nel suo appartamento in appuntamenti serratissimi con molti amanti, tra cui il signor H che lascia la moglie per lei; segue il padre negli ultimi giorni di vita in ospedale e, infine, illustra una sua teoria del rapporto perfetto, paragonato da Seligman alla polifonia musicale, e dato dalla compresenza di tre voci che nella vita sessuale della protagonista si traducono in altrettanti uomini, uno che si dedica totalmente al di lei piacere, uno molto più passionale e violento ("un felino") e, infine, la componente finora rifuggita, quella dell'amore, garantita dall'ennesimo incontro fortuito con Jerome, che proprio nel momento in cui diviene appagante, nasconde un'insidia: Joe non prova più piacere...
_______________________________

La morte del padre di Joe (Christian Slater)
vista dalle gambe della ragazza
Come accade troppo spesso con Lars von Trier, il film dà la netta sensazione di una certa scorrettezza etica, soprattutto per il suo compiacimento, che non si limita agli aspetti cinematografici (di grandissimi registi "masturbatòri" ne è piena la storia del cinema, che senza di loro perderebbe gran parte del suo fascino), ma sconfina in quelli narrativi declinati sui crinali della depressione e del nichilismo. Non solo voglia di mostrare la propria opera, occhieggiando allo spettatore, quindi, ma volontà di trascinarlo a fondo insieme a lui, e questo sinceramente è meno condivisibile...
L'ultimo episodio della 'trilogia della depressione', come è stata ribattezzata, dopo Antichrist e Melancholia, inizia così con il solito von Trier: tecnicamente perfetto, pieno di sé e che spesso esagera in un realismo da Dogma 1995, ormai datato e di fatto finito, come il movimento su cui ironizza lo stesso regista durante il film. Per questo risulta eccessivo l'indugiare, per esempio, sulle scene che anticipano la morte del padre di Joe, finalizzate esclusivamente al disagio e al disturbo dello spettatore (come accadeva ai tempi de Le onde del destino).
Joe/Stacy Martin e Uma Thurman/Mrs H 
Le parti migliori del film, oltre alle trovate registiche (basti come esempio, durante la sequenza della "polifonia amatoria" di Joe, la citazione di Animal locomotion, opera del 1877 di fotografia in movimento di Edward Muybridge), risultano indubbiamente quelle strutturate con grande ironia e quelle che giocano sulla cinefilia, entrambi aspetti che forse meriterebbero di prendere il sopravvento sul resto e che di fatto innalzano la pellicola sopra la media della produzione cinematografica. Oltre ai tanti esempi già citati, l'ironia della sceneggiatura è frequente e ancora più straniante quando è legata al serioso Seligman, a cui capita di pensare agli studi di Joe, immaginandola in cattedra vestita da collegiale che gioca sensualmente con le sue mani e con la bacchetta per la carta geografica oppure mentre inganna la sua interlocutrice inventando una buffa storia sull'essenza borghese della forchetta da dolce (e noi vediamo un finto documentario bolscevico, degno dello Zelig di Woody Allen). La stessa colonna sonora contiene un brano che non può non risultare un omaggio: il Valzer n. 2 di Dmitrij Šostakovič, ormai dal grande pubblico indissolubilmente connesso con Eyes Wide Shut di Kubrick. In questo senso, però, l'acme del film è il capitolo 3, dedicato a Mrs H, la moglie di uno dei tanti amanti di Joe, interpretata da una fantastica Uma Thurman, che offre una versione parodistica del suo ruolo in Kill Bill (anche quello in due volumi), in cui la "sposa" è tradita e la sua soluzione di vendetta è decisamente meno nipponica e molto, ma molto più mediterranea...   
Si attende, quindi, la seconda parte del film (Nymphomaniac - vol. 2), di cui la produzione ci dà un saggio nei titoli di coda, proprio come se fossimo di fronte ad una serie TV (von Trier, o meglio chi ha distribuito il film, approfitta anche di questa tendenza), sfruttando commercialmente ancora una volta l'evento mediatico abilmente costruito intorno a tutta l'operazione Nymph()maniac!

Nessun commento:

Posta un commento