martedì 1 aprile 2014

Across the Universe (Taymor 2007)

Il film di Julie Taymor è sicuramente uno dei musical più piacevoli degli ultimi anni. Alla sua base è un riuscito esercizio di stile, comune ad altre recenti pellicole (es. Mamma mia con le canzoni degli Abba), che prevede il ricorso alla discografia di un solo artista o gruppo, che in questo caso si avvale di ben 33 canzoni dei Beatles.
Vincolati da questo presupposto, storia e personaggi sono intimamente legati nei tempi, nei luoghi e nei nomi alla celeberrima band: la vicenda, infatti, è ambientata negli anni Sessanta, tra Liverpool e Stati Uniti, e i suoi protagonisti sono Jude (Hey Jude), Lucy (Lucy in the Sky with diamonds), Max (Maxwell's Silver Hammer), Sadie (Sexy Sadie), Prudence (Dear Prudence), ecc.
Dalla città britannica, dove lavora come operaio nei cantieri navali, Jude (Jim Sturgess) parte per Princeton alla ricerca di suo padre che non ha mai conosciuto, ma lì troverà nuovi amici, tra cui Max (Joe Anderson), con cui andrà a vivere in una stanza a New York, nei pressi del Village, e soprattutto l'amore della sorella, Lucy (Evan Rachel Wood), che ha appena perso il fidanzato in Vietnam.
Il montaggio alterna perfettamente le due vite contrapposte: quella proletaria di Jude e quella altoborghese di Max e Lucy.
Se, però, inizialmente le canzoni dei Beatles sono l'occasione per sequenze gioiose e psichedeliche (su tutte It won't be long con Lucy, eccitata dalla lettera del fidanzato sotto le armi, che canta in camera ma anche mentre gioca a basket al college, e soprattutto I've just seen a face, con Jude che realizza di essersi innamorato di Lucy in una sala da bowling), il duro momento di stacco dai sogni adolescenziali è segnato proprio dalla morte, e non solo quella causata dalla guerra in Vietnam.
La splendida versione gospel di Let it be, infatti, fa da sfondo ai funerali del fidanzato di Lucy, ma anche a quelli di un bambino di colore coinvolto negli scontri razziali di Detroit: bellissima la scena delle esequie sotto la pioggia con l'inquadratura costellata di ombrelli neri, davvero degna dell'analoga sequenza dell'hitchcockiano Il prigioniero di Amsterdam (1940), di cui costituisce un'evidente e colta citazione. La connessione con la trama principale dell'evento luttuoso è legata al fratello del bambino ucciso, Jojo, palesemente ispirato a Jimi Hendrix, che subito dopo partirà per New York e andrà a vivere nella casa in cui sono Jude e Max, diventando chitarrista e amante della sexy Sadie, padrona di casa, altrettanto palesemente ispirata a Janis Joplin.

La microstoria dei protagonisti e la macrostoria degli anni '60 negli Stati Uniti si intersecano continuamente ed è ancora il Vietnam a determinare lo sviluppo della vicenda, poiché Max è chiamato ad arruolarsi (I want you è l'ovvia colonna sonora con lo zio Sam che prende vita dai famosissimi manifesti dell'epoca e i ragazzi arruolati trasportano letteralmente la statua della Libertà nelle foreste tropicali vietnamite), mentre Lucy diventa un'attivista per la pace subendo il fascino del leader del movimento, Paco. Con quest'ultimo Jude, per gelosia, si scontrerà anche fisicamente (in una scena molto simile a quella in cui Travis-De Niro entra negli uffici in cui lavora Sybill Sheperd in Taxi Driver), dopo aver "subito" l'arrivo di un televisore donato da Paco a Lucy, che porta la guerra in casa,  ma che è anche grande innovazione comunicativa (pochi minuti dopo un'altra tv dietro una vetrina ci informa della morte di Martin Luther King, altro evento storico che si incrocia con le vicende dei protagonisti. 
Le cose naturalmente si complicheranno, dividendo le strade di Sadie e Jojo, separati dalla brama di successo della donna, ma soprattutto di Jude e Lucy, allontanati dal diverso approccio rispetto alla dissidenza. Jude, coinvolto in scontri con la polizia, viene arrestato e rispedito in Inghilterra, ma tornerà per ritrovare Lucy, ormai disillusa dai ribelli rivelatisi molto meno pacifisti di quanto credesse, proprio il giorno in cui Sadie e Jojo decidono di fare un concerto sul tetto di un palazzo... ma non lo avevano già fatto i quattro ragazzi di Liverpool? Il tutto mentre naturalmente Lucy compare sul tetto di fronte, incorniciata dal cielo ("in the sky" ma without diamonds), in un lieto finale in cui tutti si riconciliano.
Bellissima la fotografia di Bruno Delbonnel (già ammirato, ad esempio, nel Faust di Sokurov e nel recente A proposito di Davis dei fratelli Coen), che a tratti, nelle scene iniziali a New York, ricorda i colori e gli alberi tanto cari a Carlo Di Palma, ma soprattutto la pittura realista di Edward Hopper.
Va, infine, segnalata la presenza di alcuni cameo: Salma Hayek è una delle infermiere che cura Max ferito in Vietnam; Joe Cocker canta in vesti di clochard la bella Come together e poi, in una parte più importante di una semplice apparizione, Bono Vox interpreta il Dr. Roberts, scrittore e guru che i ragazzi seguono e che assurge a sintesi del mondo esoterico e orientale abbracciato dai Beatles.

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