sabato 18 giugno 2022

Saluto a Jean-Louis Trintignant (11/12/1930 - 17/6/2022)

Se ne va anche lui, un anno dopo Jean Paul Belmondo, tre dopo Anna Karina, cinque dopo Emmanuelle Riva, con la quale nel 2012 aveva interpretato l'eccezionale Amour di Michael Haneke. Pezzi di Nouvelle Vague ci lasciano, alcuni dei grandi interpreti di quell'età dell'oro cinematografica ormai saranno ancor di più figure immortali della celluloide...
Jean-Louis era nato 91 anni fa nel piccolo centro provenzale di Piolenc, figlio di Raoul, industriale delle maioliche e membro attivo della resistenza contro i nazisti (fu anche sindaco socialista di Pont-Saint-Esprit), mentre la madre, Claire Tourtin, nello stesso periodo, aveva accettato il compromesso frequentando un soldato tedesco, generando profonde ripercussioni sulla famiglia e sul figlio allora adolescente.
Il volto di Trintignant, che aveva cominciato come attore teatrale a Parigi con Charles Dullin, recitando Racine e Molière, divenne un caposaldo del cinema mondiale nel 1956, quando apparve al fianco di Brigitte Bardot in E Dio creò la donna (in Italia anche noto, ahinoi, con il titolo moralista di Piace a troppi) di Roger Vadim. Di lì in poi oltre 120 pellicole. Con lo stesso regista realizzò pochi anni dopo Le relazioni pericolose (1959), riuscendo poi a partecipare ad un film storico di uno dei pionieri del cinema francese, come Abel Gance (La battaglia di Austerlitz, 1960).
Con Brigitte Bardot in E Dio creò la donna (1956)
Nel 1959 iniziò anche la sua lunga collaborazione con autori italiani, grazie alla pellicola Estate violenta di Valerio Zurlini. Nel 1962 la partecipazione al suo film italiano più famoso, Il sorpasso (Risi), in cui era Roberto, il timido studente che sedeva sul posto del passeggero vicino allo spavaldo Bruno-Vittorio Gassman sull'iconica Lancia Aurelia B24 Spider, in una delle commedie tragiche più belle del nostro cinema.
In Italia, poi, lavorò col primo Tinto Brass (Col cuore in gola, 1967), con Sergio Corbucci (Il grande silenzio, 1968), con Pasquale Festa Campanile (La matriarca, 1968), con Giuseppe Patroni Griffi in Metti, una sera a cena (1969). Per Bernardo Bertolucci fu il moraviano Marcello ne Il conformista, (1970), mentre per Lugi Comencini interpretò un altro personaggio letterario, Massimo Campi, ne La donna della domenica (1975), tratto dall'omonimo romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, per poi tornare a lavorare con Zurlini ne Il deserto dei Tartari (1976). 
Con Françoise Fabian in La mia notte con Maud (1969)
A inizio anni ottanta gli ultimi film italiani, con il proficuo sodalizio con Ettore Scola, con il quale realizzò tre film (La terrazza, 1980; Passione d'amore, 1981; Il mondo nuovo, 1982), e, infine, Colpire al cuore di Gianni Amelio.
Tornando indietro nel tempo vanno ricordate le pellicole con Costa Gavras (Vagone letto per assassini, 1965; Z L'orgia del potere, 1969), ma anche con René Clement (La corsa della lepre attraverso i campi, 1972).
Con Fanny Ardant in Finalmente domenica! (1983)
Meriterebbero molto più spazio i film girati con i grandi della Nouvelle Vague. Le cerbiatte di Claude Chabrol (1968), dov'era l'architetto Paul Thomas, coinvolto in un triangolo amoroso con Jacqueline Sassard e Stephane Audran, con la quale era stato davvero sposato tra 1954 e 1956. 
La mia notte con Maud (1969), in cui Eric Rohmer, per il terzo dei suoi sei racconti morali, lasciò lo stesso nome, Jean-Louis, al protagonista interpretato da Trintignant, un ingegnere combattuto tra conformismo e libertà, tra Françoise e Maud. E poi, Finalmente domenica! (1983) di François Truffaut, dove è il Julien che dall'ufficio guarda le gambe delle donne come faceva Denner in L'uomo che amava le donne (1977), qui però innamorato di una sfolgorante Fanny Ardant.
Forse la sua era una figura troppo elegante, troppo borghese, probabilmente, per il cinema di Jean-Luc Godard, l'altro maestro della Nouvelle Vague, con cui purtroppo non ha mai recitato. Ed in effetti è difficile immaginarlo in qualche ruolo al posto di Jean-Paul Belmondo, Michel Piccoli, Danièle Girard, Claud Brasseur o persino Jean-Pierre Leaud, protagonisti delle principali pellicole di Godard.
Con Irene Jacob in FIlm Rosso (1994)
Il regista con cui Trintignant ha lavorato di più, invece, è stato Claude Lelouch, con cui ha recitato in ben sei film: Un uomo, una donna (1966), La canaglia (1970), Viva la vita (1984), Tornare per rivivere (1985), Un uomo, una donna oggi (1986) e, infine, l'ultimo film della sua carriera, I migliori anni della nostra vita (2019).
Negli ultimi decenni, inoltre, ha brillato nelle pellicole di Jacques Audiard (Regarde les hommes tomber, 1994; Un héros très discret, 1996), nel meraviglioso Film Rosso di Kieslowski (1994), al fianco di una splendida Irène Jacob, ma sopratutto in quelle di Michael Haneke, non solo in Amour, ma anche in Happy End (2017), dov'era il nonno della protagonista. In Amour, però, ci ha lasciato l'interpretazione più intensa degli ultimi tempi, in un film bellissimo e tragico, che racconta in maniera sublime gli ultimi giorni di un'anziana coppia - in cui uno dei membri è improvvisamente colpito da una malattia degenerativa - tra cura, accudimento, amore e fine.
Con Emmanuelle Riva in Amour (2012)
Nella vita privata, dopo il matrimonio con Stephane Audran (1954-56), Jean-Louis, alla fine degli anni '50, ebbe una breve relazione con Brigitte Bardot, che nel frattempo aveva divorziato da Roger Vadim nel 1957. In sguito si sposò una seconda volta con l'attrice, scenografa e regista Nadine Marquand, da cui ebbe tre figli, Marie (uccisa nel 2003 dal violento compagno Bertrand Cantat, cantante dei Noir Désir), Pauline (morta a dieci mesi nel 1969) e Vincent. Recitò anche in pellicole dirette da Nadine, nel cortometraggio Fragilité, ton nom est femme (1965) e poi in Mon amour, mon amour (1967).
Con Vittorio Gassman ne Il Sorpasso  (1962)
Nel 2000, infine, Trintignant aveva sposato in terze nozze la pilota Marianne Hoepfner, con cui è rimasto fino alla morte. Jean-Louis, peraltro, era anche nipote del pilota di Formula 1 Maurice Trintignant, e, emulando lo zio, si dedicò anche alle gare di automobilismo, proprio lui che era diventato famoso, almeno in Italia, come passeggero...
Non so dove, non so come possa accadere, ma da ieri, mentre ascolto il brano che gli ha dedicato la cantante italiana Elisa Point (ascolta), continuo a immaginare Trintignant al fianco di Vittorio Gassman che, guidadndo, gli ripete l'indimenticabile battuta de Il sorpasso: "Dai, Robe'! Che ti frega della tristezza? Lo sai qual è l'età più bella? Te lo dico io qual è: è quella che uno ha".
Adieu, Jean-Louis!

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