domenica 8 gennaio 2017

Sully (Eastwood 2016)

Che noia, e che delusione!
L'ultimo film di Clint Eastwood potrebbe essere stato girato da chiunque: un'ora e quaranta minuti privi di idee registiche degne del suo autore, che evidentemente preferisce catalizzare tutta l'attenzione dello spettatore sulla vicenda di Sully, eroe per caso, eroe da celebrare, simbolo dell'efficienza statunitense, in una sorta di spot repubblicano (trailer).

La pellicola, giustamente ignorata per le candidature ai Golden Globe (e speriamo che l'Academy Awards non voglia mettere riparo a questa ottima scelta), passerà alla storia comunque per essere stata la prima girata completamente con il sistema IMAX (Image Maximum), ultimo gradino tecnico in termini di risoluzione per la proiezione cinematografica.
Il film narra quanto avvenuto il 15 gennaio 2009, quando il pilota Chesley Sullenberger (Tom Hanks), a bordo del volo nazionale Cactus 1549, dopo aver constatato l'avaria dei due motori causata da uno stormo di uccelli (bird strike), decise di tentare l'ammaraggio sul fiume Hudson piuttosto che il rientro all'aeroporto La Guardia, con una manovra che gli permise di salvare 155 persone, equipaggio compreso.
Come accade sempre in questi casi, il Consiglio della Sicurezza Nazionale dei Traporti effettuò le indagini per constatare che Sully si fosse comportato nel modo migliore e non avesse sottoposto i passeggeri a tale rischio inutilmente. Eastwood punta molto su questo aspetto, dandogli un peso che va ben oltre i fatti reali, in modo da accrescere l'eroismo del suo personaggio, che senza l'ostacolo dell'ingiustizia di una corte avrebbe avuto decisamente meno appeal. Tutto questo non toglie, però, che i giornalisti e le persone che lo incontrano lo considerano un grande eroe, mentre a lui, un po' Forrest Gump, un po' Clark Kent, non va proprio giù di essere giudicato dopo quaranta anni di servizio impeccabile per i 208 secondi di un singolo volo.
Sully si ritrova persino a bere un cocktail che porta il suo nome in un bar, mentre con il suo co-pilota Jeff (Aaron Eckhart) e le tre hostess di bordo, in questo momento di massima notorietà, sarà persino ospite del David Letterman show.
La prova di Tom Hanks è ottima, non c'è che dire, ma il ruolo disegnatogli addosso è davvero privo di acuti e quello che gli si chiede è un compito per lui davvero facile facile.
Se il protagonista ha così poca tridimensionalità, figuriamoci gli altri personaggi, che costituiscono di fatto delle semplici sagome che fanno da fondale a Sully, ma su tutte risulta davvero inspiegabile la parte di Laura Linney, l'attrice-feticcio di Clint Eastwood, che qui interpreta Lorraine, la moglie di Sully che vediamo solo in alcune telefonate col marito e che, svagata e preoccupata per il benessere economico della propria famiglia, si accorge solo alla fine del film che suo marito avrebbe potuto morire.
La parte migliore del film è indubbiamente quella dell'atterraggio in acqua e le successive operazioni di salvataggio, che rendono perfettamente il panico misto all'attonimento dell'uomo in situazioni così estreme, ma la totale abnegazione di Sully che non solo non pensa mai a mettersi in salvo ma neanche semplicemente ad asciugarsi, nell'ansia statistica di sapere se tutti i passeggeri siano vivi, nemmeno dopo l'arrivo dei soccorsi, trasforma anche questa fase in qualcosa di poco sopportabile.
La pellicola è comunque sostenuta da un buon montaggio, che gioca con i tempi dell'azione, con continui flashback che riportano al giorno del volo, mostrandoci anche l'arrivo dei diversi passeggeri, tra cui gli immancabili ritardatari che fanno di tutto per salire sull'aereo come se fosse questione di vita o di morte e che, alla fine, vengono accontentati, in un topos con finalità di coinvolgimento empatico dello spettatore già presente nei quattro Airport anni settanta e soprattutto nella più recente serie tv Lost.
La narrazione analettica si fa analitica e certosina nelle frequenti sequenze che ci riportano a rivivere la manovra su cui il film è incentrato e che vediamo in diverse modalità, persino nella versione dei simulatori che durante l'udienza tentano di appurare che Sully possa aver sbagliato tutto e che avrebbe dovuto atterrare normalmente all'aeroporto newyorchese.
Anche quello, però, dopo un po' diventa un esperimento di pura tautologia finalizzato esclusivamente ad accrescere l'epopea eroica, tutto sommato da contrapporre alla tragedia delle Torri gemelle, che aleggiano spesso durante il racconto: un collega dell'aeronautica si complimenta con Sully poiché è da un po' che New York non aveva notizie positive come queste, ma soprattutto vengono rievocate nell'incubo iniziale del protagonista, con l'aereo che si schianta contro un grattacielo.

Il vero Sully e Tom Hanks nei suoi panni
Se proprio deciderete di vederlo, per una volta alzatevi prima dei titoli di coda che, se possibile, riescono a peggiorare la situazione, con le immagini del vero Sully che festeggia con moglie e passeggeri con un discorso ampiamente perdibile...

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