Omar Sharif, da tempo malato di alzheimer, si è spento a Il Cairo per un attacco di cuore, ma tutti i cinefili e gli amanti de Il dottor Zivago ricorderanno per sempre la morte drammatica e romantica che spettava al suo personaggio nell'adattamento del romanzo di Pasternak.
L'attore, nato 83 anni fa ad Alessandria d'Egitto da genitori libanesi, aveva iniziato sin dal 1953 a recitare in alcuni film egiziani mentre, dopo essersi laureato in matematica e fisica al Cairo, lavorava col padre commerciante di legname.
Nel 1955 aveva sposato una diva egiziana, Faten Hamama (da cui divorziò nel 1974), e si era convertito dal cristianesimo all'Islam. Il grande successo arrivò con Lawrence d'Arabia (Lean 1962), il colossal britannico che gli valse una nomination agli Oscar e in cui paradossalmente impersonava lo sceriffo (sharif) ʿAlī, il grande amico del protagonista interpretato da Peter O'Toole. E ancora David Lean, tre anni dopo, lo chiamò per la parte di Yuri nel già citato Il dottor Zivago, al fianco di Julie Christie, in cui ebbe anche l'orgoglio di vedere il figlio Tarek recitare il suo personaggio da bambino.
Lawrence d'Arabia (1962) |
Negli anni successivi ci furono C'era una volta... (F. Rosi 1967), La notte dei generali (Litvak 1967), Funny Girl (Wyler 1968) e il suo seguito Funny Lady (Ross 1975), ma anche diversi film western, d'avventura e gli immancabili storici , come testimoniano rispettivamente L'oro di Mackenna (Lee Thompson 1969), Cavalieri selvaggi (Frankenheimer 1971) e Il seme del tamarindo (Edwards 1974). Dopo un'inconsueta sortita comica nel divertentissimo Top secret! (Zucker - Abrahams - Zucker 1984), era tornato alla sua vocazione per ruoli letterari in Dostoevskij - I demoni (Wajda 1988) o nella fiaba Il ladro dell'arcobaleno (Jodorowsky 1990). Anche in televisione si specializzò in parti di miniserie a carattere storico e in costume, tra cui Pietro il Grande (1986), Harem (1986), Caterina di Russia (1996), I viaggi di Gulliver (1996) o San Pietro (2005).
Nella sua vita, oltre al cinema, le sue grandi passioni sono state le donne e il gioco, che gli è costato un paio di condanne per risse fuori dai casinò, ma che lo ha portato ad essere uno dei più grandi giocatori di bridge, di cui ha scritto persino un manuale. Non è un segreto che i tanti film servissero anche a pagare gli ingenti debiti contratti sul tavolo verde...
Addio Omar, per tutti gli appassionati di cinema sarai sempre Yury e, come Nanni Moretti in Palombella rossa (vedi), continueremo a tifare per te nelle battute finali de Il dottor Zivago...
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