venerdì 27 febbraio 2015

The imitation game (Tyldum 2014)

La figura di Alan Turing e la decifrazione di Enigma sono alla base del soggetto del film diretto dal norvegese Morten Tyldum e scritto da Graham Moore, che si è appena guadagnato l'Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, adattamento del libro Alan Turing. Una biografia di Andrew Hodges (1983). Sull'argomento era già stato girato da Michael Apted un lungometraggio (Enigma, 2001), ispirato al romanzo di Robert Harris Enigma.
Leggi la trama:
Siamo nel 1939 a Londra e la Gran Bretagna entra in guerra con la Germania, cosicché Alan (Benedict Cumberbatch), allora ventisettenne, si presenta a colloquio dal generale Denniston (Charles Dance) in cerca di matematici che possano decrittare Enigma, la terribile macchina in mano ai tedeschi di cui alla mezzanotte di ogni giorno vengono modificati i criteri crittografici. Alan si ritrova a lavorare in gruppo con altre persone della sua età, i migliori del Paese, ma il suo temperamento ai limiti dell'autismo non presuppone collaborazione, né empatia, ma solo razionalità. Tutto questo lo porterà ad attirarsi le antipatie degli altri, Denniston compreso, ma riuscirà comunque a diventare capo del manipolo di crittografi attraverso una lettera indirizzata a Winston Churchill, il diretto superiore del generale, riuscendo a farsi finanziare il progetto di creare una macchina che possa decrittare sistematicamente ogni messaggio tedesco.
A mitigare il suo atteggiamento interverrà Joan Clark (Keira Knightley), assoldata da Alan attraverso un concorso pubblico consistente in un cruciverba destinato solo a quelli che "La settimana enigmistica" definirebbe "abili solutori". La giovane fanciulla non solo è bellissima, ma è anche un genio della matematica e, come se non bastasse, insegna ad Alan come si sta in società.
Naturalmente in piena armonia, o quasi, il gruppo riuscirà nell'impresa impossibile, ma per evitare che i nazisti se ne accorgano, dovranno mantenere il segreto e scegliere quando agire per boicottare una missione tedesca e quando invece lasciarli fare per non destare sospetto.
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Il film di Tyldum sembra una fiaba per scolaretti. Tutto, ma proprio tutto, viene spiegato didascalicamente come in un sussidiario, con semplificazioni davvero eccessive. Solo per fare un esempio, la difficoltà della decrittazione di Enigma viene resa attraverso l'ossessiva ripetizione da parte dei personaggi della cifra statistica che la governa, costituita da 159 milioni di milioni di milioni di combinazioni (uno di loro precisa persino che la cifra è a diciotto zeri!). 
L'unico espediente narrativo che dà un minimo di interesse alla storia è il ricorso al flashback e al flashforward: partendo dalla parte principale della vicenda, ambientata durante la Seconda guerra mondiale, scopriamo un prima analettico (1928) in cui Alan è studente a Cambridge e riesce a fare amicizia solo con Cristopher, mentre tutti gli altri compagni si prendono gioco di lui, e un dopo prolettico (1951) in cui invece vive a Manchester dove, condannato per omosessualità e sottoposto ad una cura ormonale per evitare il carcere, si ritrova a raccontare la propria vita ad un detective che sta facendo indagini sul suo conto.
Molto bravo Benedict Cumberbatch, che fa rimpiangere solo in parte la rinuncia al ruolo inizialmente proposto a Leonardo DiCaprio: ha meritato la nomination all'Oscar, con un ruolo di sociopatico molto simile a quello che aveva interpretato ne I segreti di Osage County (Wells 2013). Molto meno presentabile, invece, Keira Knightley, il cui ruolo è così fortemente amplificato rispetto alla reale influenza di Joan nella vita di Alan Turing, da risultare un artificio posticcio finalizzato a creare una storia romantica laddove, data l'omosessualità di Alan, non poteva esistere nei termini in cui viene presentata. La stessa bellezza della Knightley rende il tutto poco credibile, trasformando la loro relazione in qualcosa di evidentemente artefatto e, peraltro, condito di un menage a trois che coinvolge il bello di turno, rappresentato da Hugh (Matthew Goode, che un ruolo simile lo aveva già interpretato in Match Point - Allen 2005), collega ben più socievole di Alan.
Anche il momento dell'eureka con cui scatta la scintilla della soluzione nel protagonista, è trattato da Tyldum con un sensazionalismo tipicamente hollywoodiano, nel senso deteriore del termine: la sequenza è ambientata in un pub e un semplice scambio di battute con una centralinista, addetta a riportare i messaggi tedeschi, innesca una corsa di Turing verso il laboratorio, seguito da tutti i colleghi ignari del suo staff, degna del "si può fare" di Gene Wilder in Frankenstein Junior (Brooks 1974).
La stessa, premiata, sceneggiatura non si segnala per brillantezza, quanto per frasi ad effetto che assomigliano più a slogan che a reali riflessioni dei personaggi, come il già citato gioco statistico sulle combinazioni di Enigma, nonché la stucchevole frase che Joan dice ad Alan per alleviare il suo senso di straniamento -  “Il mondo è infinitamente migliore perché tu non sei normale”-, ma soprattutto quello che suona come un mantra in tutte e tre i tempi della narrazione e che alla fine diventa quasi un'ossessione per lo spettatore: "a volte sono persone che nessuno può immaginare a fare cose che nessuno immagina". 
The imitation game si presenta come un film senza cinema, con una storia da narrare che andava resa appetibile al maggior numero di persone possibile: ne risulta che in fondo, la cosa più importante è quella che viene scritta in sovrimpressione nelle didascalie alla fine del film, che ricordano come la figura di Alan Turing sia stata riabilitata solo nel 2013 dalla regina Elisabetta II, a quasi sessant'anni dalla morte, facendone un martire dell'omofobia.

1 commento:

  1. Tra tanti commenti super entusiasti…il tuoi mi fanno sentire meno sola!
    …e cosa dire di “su quella nave c’è mio fratello”…??
    Camilla

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