martedì 26 agosto 2014

The Good Shepherd - L'ombra del potere (De Niro 2006)

Robert De Niro, alla seconda regia, dopo il bellissimo Bronx (1993), realizza un buon film confezionato in maniera davvero pregevole, ma che nella narrazione non scorre così agilmente, anche per via del soggetto, un incredibile groviglio di storie di spionaggio tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Germania e Cuba, tra la fine della Seconda guerra mondiale e l'inizio degli anni sessanta in piena Guerra Fredda.
Fa da sfondo all'intrigo uno dei casi più spinosi della storia del Novecento, l'invasione statunitense di Cuba avvenuta tra 17 e 19 aprile 1961, meglio nota come "Baia dei Porci", e conclusasi con una delle più cocenti sconfitte della CIA, per alcuni persino alla base dell'omicidio Kennedy di due anni dopo.

Edward Wilson (Matt Damon) è uno dei massimi esponenti del'Intelligence in quel difficile momento storico, insieme a Philip Allen (William Hurt), Arch Cummings (Billy Crudup) e altri. Ma per capire come sia arrivato lì, De Niro si avvale dei flashback, con un continuo montaggio alternato che non può non far pensare a C'era una volta in America, la cui profonda malinconia era già evidente nella prima pellicola diretta dal grande attore (Bronx, 1993). La struttura analettica della narrazione ci spinge così fino ai tempi dell'infanzia, in cui Edward si ritrovò ad assistere al suicidio del padre conservando, senza mai aprirla, la sua lettera d'addio e spiandolo da dentro un armadio (inutile dire che l'inquadratura dall'interno di quello spazio angusto, con la mdp che "guarda" dalle fessure ci fa vedere nel piccolo Edward il giovane Noodles che spia Deborah mentre danza); quindi all'università, a Yale, dove si era distinto come ottimo elemento seguito dal professore di letteratura inglese Fredericks (Michael Gambon) ed era fidanzato con Laura (Tammy Blanchard), lasciata per sposare Margaret (Angelina Jolie), rimasta incinta dopo l'avventura di una sera durante una festa. 
Come nel celebre precedente di Sergio Leone la felicità amorosa del protagonista, Edward-Noodles, viene messa sotto scacco da altri valori: qui il senso del dovere e l'amicizia con John, fratello di Margaret, grazie al quale Edward è entrato nell'associazione universitaria di Yale 'Skull and bones', dai chiari connotati massonici; lì l'amicizia con Max, in perenne contrasto con Deborah, e il senso d'appartenenza al gruppo che costituirà la banda di cui i due saranno a capo. Come nel capolavoro del 1984, la separazione dalla donna che il protagonista abbandona è repentina e avviene in un momento di felicità, pur se in The Good Shepherd non ci sono frasi, mentre l'allontanamento di Noodles era ritmato dalle parole provocatorie di Deborah "corri, che la mamma ti chiama!".
Edward, peraltro, non vedrà nascere il figlio Edward junior, poiché verrà assoldato dal generale Bill Sullivan (De Niro) per la Seconda guerra mondiale, secondo un rigido schema di classe che lo porta a scegliere uomini fidati in una ristretta cerchia chiusa "agli ebrei e ai negri e possibilmente con pochi cattolici".
Bello l'incontro con quello che sarà il suo segretario anche nel futuro, Ray Brocco (John Turturro),
un semplice soldato che alla domanda di Edward che gli chiede se sa chi lui sia risponde con una delle più belle battute del film: "hanno detto che lei è un figlio di puttana serioso e privo di senso dell'umorismo, non potete essere in due!".
Straordinaria anche l'ellissi con cui De Niro regista monta i filmati d'epoca di Berlino distrutta dopo la guerra con la ricostruzione scenografica realizzata per l'occasione da Jeannine Claudia Oppewall: una carrellata in avanti ci porta dal bianco e nero al colore e dall'alto delle riprese aeree ad avvicinarci a Matt Damon e William Hurt che dialogano per le strade della capitale tedesca.
Il resto della storia è segnato dal ritorno di Edward negli Stati Uniti e dal suo difficile rapporto con moglie e figlio, fino ai fatti del 1961, tra i quali De Niro incastona anche l'incontro con Laura, la fidanzata lasciata anni prima: una serata all'insegna della malinconia che ancora una volta fa pensare al rapporto tra Noodles e Deborah in C'era una volta in America. Fatta eccezione per questa digressione sentimentale, è sicuramente questa parte del film quella meno facile per lo spettatore, che rischia di perdersi nelle trame politiche e di controspionaggio tra membri della CIA, sovietici, torture, un misterioso filmato che ossessiona l'Intelligence e che può svelare importanti risvolti sul fallimento della missione cubana.
Nella vicenda, infine, si inserirà anche la voglia di emulare il padre da parte di Edward jr (Eddie Redmayne), che complicherà le cose  mettendo Edward di fronte a scelte molto difficili...
In tutto questo, la comparsa di Joe Pesci, nei panni del signor Palmi, ci regala un'altra sequenza davvero preziosa, condita da un'eccezionale brano di sceneggiatura sulle comunità d'immigrati che hanno costituito gli Stati Uniti, analizzate una per una e con una certa dose di razzismo, in un'arzigogolata domanda rivolta proprio ad Edward: "noi italiani abbiamo le nostre famiglie e abbiamo la Chiesa; gli irlandesi hanno la loro patria; gli ebrei la loro tradizione; perfino i negri hanno la loro musica; voi cosa avete?". Ma è lo stesso De Niro-generale Sullivan a dire probabilmente la battuta più tagliente del film: "Un uomo una volta mi ha chiesto: 'Quando voi parlate di Cia perché non mettete l'articolo la davanti? E io gli ho risposto: 'Quando parla di dio lei mette l'articolo “il"?
De Niro chiude il suo complicato affresco sulla CIA con gli anni '60, ma qualche anno fa ha dichiarato che sta pensando ad un sequel in forma di serie tv con la collaborazione di Erich Roth alla sceneggiatura... non ci resta che aspettare!

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