martedì 29 marzo 2022

Notte degli Oscar 2022

Non certo un'edizione indimenticabile quella degli Oscar 2022, che doveva essere quella segnata dalla guerra in Ucraina, ma anche di ritorno alla normalità, dopo il Covid e senza mascherine. E invece rimarrà alla memoria come la serata dello schiaffo in pieno di volto di Will Smith a Chris Rock e della vittoria di un film indubbiamente minore come C.O.D.A. - I segni del cuore, adattamento statunitense del francese La famiglia Bélier (Lartigau 2014).
Per l'Italia, poi, doveva essere la notte di Paolo Sorrentino, ma la sorpresa non c'è stata, il film di Ryusuke Hamaguchi, Drive my car, considerato superiore persino dal regista napoletano e in effetti uno dei migliori film dell'anno, l'ha spuntata e si è aggiudicato, da gran favorito, la statuetta per la miglior pellicola straniera.
Amy Schumer, Wanda Sykes, Regina Hall
Oltre ai I segni del cuore, con un netto 3 Oscar su 3 tre nomination (film, attore non protagonista, sceneggiatura non originale), è stato il trionfo di Dune, con sei statuette, e di Jane Campion, strameritata miglior regia col suo Il potere del cane, e al suo secondo premio da parte dell'Academy Award, dopo quello per la sceneggiatura originale di Lezioni di piano nel 1994. Il quartetto dei migliori attori è andato a Will Smith, Jessica Chastain, Troy Kotsur e Ariana De Bose, unico Oscar andato al bellissimo West Side Story spielberghiano.
Francis Ford Coppola, Robert De Niro e Al Pacino

Sul palco si è alternato il trio tutto al femminile costituito da Regina Hall, Amy Schumer e Wanda Sykes e tantissimi, come sempre, gli ospiti che hanno consegnato le agognate statuette.
Durante la serata ci si è emozionati per il consueto In memoriam, con le star scomparse quest'anno, a partire dal grande Sidney Poitiers e poi, tra gli altri, Jean Paul Belmondo, Ivan Reitman, Lina Wertmüller, Michael Williams, Betty White, nonché per la salita sul palco di Liza Minnelli in sedia a rotelle al fianco di Lady Gaga, per consegnare l'Oscar al miglior film.
Si è cantato e ballato con Be Alive (Una famiglia vincente), cantata da Beyoncé, con Bruno (Encanto), e con No time to die, dall'omonimo venticinquesimo film di James Bond, interpretata dalla stessa Billie Eilish e suonata al piano dal fratello Finneas O'Connell.
Per l'Ucraina un minuto di silenzio e il discorso di Mila Kunis, ma non quello di Zelensky, come molti avevano chiesto, Sean Penn su tutti.
Uma Thurman, Samuel L. Jackson, John Travolta
Bellissimo il momento dell'omaggio ai 50 anni de Il Padrino, per il quale sono saliti sul palco i tre giganti Francis Ford Coppola, Robert De Niro e Al Pacino, ai quali è stata tributata una sacrosanta standing ovation sia all'entrata che all'uscita. È stato un bel tributo anche quello per l'apparizione di Uma Thurman, Samuel L. Jackson e John Travolta che, oltre a premiare il miglior attore protagonista, hanno celebrato i 28 anni di Pulp Fiction con tanto di valigetta dal contenuto luminoso in cui era la busta col vincitore.
E proprio in quella busta c'era il nome di Will Smith, che pochi minuti prima aveva colpito con uno schiaffo Chris Rock per una battutaccia sulla salute della moglie, Jada Pinkett Smith, afflitta da alopecia. Dopo l'aggressione, nell'incredulità di tutti, le parole molto dure dell'attore urlate nel silenzio del teatro. Will Smith è poi crollato tra commozione e lacrime, al momento del ritiro della statuetta come miglior attore per il ruolo del padre di Venus e Serena Williams, con un lungo discorso, non a caso, sulla protezione della famiglia. Chissà ora cosa deciderà l'Academy Award che in base al proprio regolamento potrebbe costringere Will Smith alla riconsegna della statuetta vinta, ma forse sarebbe eccessivo.
Lady Gaga e Liza Minnelli
Per quanto riguarda i premi, impensabile che di fronte alla scelta di premiare un remake a vincerlo non sia stato Spielberg, il cui West Side Story è senza ombra di dubbio uno dei più bei remake degli ultimi anni, tanto più di un capolavoro assoluto, un film epocale entrato a pieno titolo nella mitologia cinematografica. E che, infatti, è stato premiato ai Golden Globe nella categoria commedia/musical, al pari de Il potere del cane per quella di film drammatico, scelte che rendono la kermesse prettamente statunitense ancora una volta più "affidabile" di quella dell'Academy.
Un gran peccato anche non veder vincere nemmeno una statuetta a Paul Thomas Anderson con il suo Licorice Pizza e poi, ovviamente, il nostro È stata la mano di Dio, sfortunato per aver trovato probabilmente il miglior film presente agli Oscar di quest'anno... se l'Academy avesse avuto il coraggio di premiare Drive my car come fatto per Parasite nel 2020, a quel punto Sorrentino avrebbe potuto stringere il suo secondo premio in carriera nel Dolby Theatre.

Questo l'elenco dei vincitori:
Sian Heder

Film: C.O.D.A. - I segni del cuore - Sian Heder
Regia: Il potere del cane - Jane Campion
Attore protagonista: Una famiglia vincente - Will Smith
Attrice protagonista: Gli occhi di Tammy Faye - Jessica Chastain
Attore non protagonista: C.O.D.A. - I segni del cuore - Troy Kotsur
Attrice non protagonista: West Side Story
- Ariana DeBose
Jane Campion
Sceneggiatura originale: 
Belfast - Kenneth Branagh
Sceneggiatura non originale: C.O.D.A. - I segni del cuore 
Fotografia: Dune - Greig Fraser
Montaggio: Dune - Joe Walker
Colonna sonora: Dune - Hans Zimmer
Film internazionale: Drive my car - Ryusuke Hamaguchi
Film d'animazione: Encanto - Jared Bush, Charise Castro Smith, Byron Howard
Ryusuke Hamaguchi
Scenografia: Dune - Patrice Vermette 
Costumi: Crudelia - Jenny Beavan

Gli altri premi:
Effetti speciali: Dune  
Miglior sonoro: Dune - Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill, Ron Bartlett 
Trucco: Gli occhi di Tammy Faye - Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh
Greg Fraser
Canzone: No time to die - Billie Eilish, Finneas O'Connell
Documentario: Summer of Soul - Ahmir Thompson
Cortometraggio: The Long Goodbye - Aneil Karia e Riz Ahmed
Cortometraggio documentario: The Queen of Basketball - Ben Proudfoot
Cortometraggio d'animazione: The Windshield Wiper - Alberto Mielgo e Leo Sanchez


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