martedì 20 luglio 2021

La famiglia Bélier (Lartigau 2014)

Con questa commedia familiare, il regista parigino Éric Lartigau ha raggiunto la notorietà, nonostante i cinque film precedenti tra cui quello a più mani, Gli infedeli (2012), in cui aveva diretto l'episodio Lolita.
La famiglia Bélier non è un capolavoro cinematografico, non ci si aspetti una grande regia né particolari movimenti di macchina, ma ha certamente due grossi meriti: una buona sceneggiatura, che Lartigau ha scritto con più colleghi (Victoria Bedos, Stanislas Carré de Malberg e Thomas Bidegain), e, soprattutto, la capacità di raccontare con leggerezza, e senza facili sentimentalismi, l'handicap (tranne Paula, la giovane protagonista, tutta la famiglia è composta da sordomuti), una caratteristica che lo colloca di fianco al più famoso precedente, di qualche anno prima, Quasi amici (Nakache - Toledano 2011).
Paula Bélier (Louane Emera, vincitrice dell'unico César del film, come miglior promessa femminile) è una sedicenne, figlia della vulcanica Gigi (Karin Viard) e del sorprendente Rodolphe (François Damiens), che, da sordomuto, decide di candidarsi a sindaco di Lassay-les-Châteaux, il piccolo centro della Loira vicino al quale i Bélier vivono in una fattoria producendo e vendendo formaggi. Per comprendere meglio il loro temperamento, basti dire che uno dei vitelli, quello tutto nero, si chiama Obama.
Paula ha anche un fratello minore, Quentin (Luca Gelberg). Essendo l'unica della famiglia a poter parlare, si ritrova spesso a fare da interprete a tutti, anche in situazioni imbarazzanti, e infatti all'inizio del film la vediamo dal ginecologo, costretta a tradurre le schermaglie dei genitori sulla loro vita sessuale. La sua migliore amica è Mathilde (Roxane Duran), compagna di scuola sessualmente molto più attiva di lei, invece ancora lontana dal sentirsi donna, un momento che con gran ritardo arriverà di lì a poco, vissuto da Gigi come un evento da festeggiare, da Rudolphe come uno da punire, generando un clamoroso imbarazzo alla primogenita che, proprio quel giorno, ha invitato a casa il compagno di coro Gabriel (Ilian Bergala), per cui ha un certo debole. Indicativo che quando Mathilde le dirà "ora sei una donna", Paula non riuscirà a rispondere altro che "non l'ho mica chiesto io".
A mettere in difficoltà Paula e a stravolgerne la vita, in questa tempestosa adolescenza, interverrà anche una sua dote, quella del canto, che il professor Thomasson (Éric Elmosnino) ha subito individuato in lei nonostante la svogliatezza e il disinteresse mostrati. La proposta di tentare un provino con una radio parigina la alletta, ma l'idea di lasciare la famiglia sola, senza il suo fondamentale supporto, la paralizza. Per spiccare il volo le serve una mano, ma non sa nemmeno come parlare di questa opportunità in casa, dove la madre è capace di dire "li ho sempre odiati quelli ci sentono" e che nel canto vede l'amplificazione esponenziale della distanza con la figlia, tanto più in un'età difficile come quella adolescenziale
Il film di Lartigau è un film sulla crescita, sui rapporti tra genitori e figli, tra allievi e docenti, sulle scelte della vita, quelle che possono attanagliare ma che allo stesso tempo possono regalare la felicità. Passi difficili da compiere, ma necessari per andare oltre nei momenti di svolta.
È tutto questo che vediamo in Paula, giovane ragazza che si sente responsabile per la propria famiglia, al punto da rischiare di non tentare nemmeno una via alternativa per la sua di vita.
La famiglia Bélier mostra tutto il suo valore nella semplicità della narrazione: rimane sui toni della commedia, come da premessa, ma regala riflessioni importanti e commozione stemperata nell'ironia. Un tocco leggero che arriva in profondità.

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