martedì 10 marzo 2020

Saluto a Max Von Sydow (10/4/1929-8/3/2020)

Ci ha lasciato un altro gigante del cinema... dopo la morte di Kirk Douglas di poche settimane fa, Carl Adolf von Sydow, a tutti noto come Max von Sydow, si è spento ad un mese dai 91 anni.
Sarà per sempre ricordato come l'attore feticcio di Ingmar Bergman, ma la sua carriera è stata lunga e ben più articolata. 

L'attore svedese, membro di una famiglia agiata e protestante, era figlio di un professore universitario di etnologia e di una baronessa e maestra di scuola. Iniziò sin da bambino con una compagnia di teatro amatoriale, per poi studiare al Royal Theater Dramatic di Stoccolma dal 1948 al 1951 dove, tra i suoi compagni di corso incontrò ebbe anche Ingrid Thulin, altra attrice fondamentale nella filmografia di Bergman.
Dopo gli anni di teatro, in cui peraltro incontrò il grande regista svedese, nel 1957 ebbe il suo primo ruolo cinematografico, e probabilmente il più celebre, impersonando il cavaliere crociato de Il settimo sigillo. Da quel momento in poi recitò per Bergman in altri dieci film, capolavori come Il posto delle fragole (1957), Il volto (1958) e Come in uno specchio (1961), ma anche Alle soglie della vita (1958), La fontana della vergine (1960),  Luci d'inverno (1963), L'ora del lupo (1968), La vergogna (1968), Passione (1969) e L'adultera (1971)
Il grande successo internazionale dei film bergmaniani, gli diede la visibilità necessaria per arrivare a Hollywood, dove il suo volto si attagliò perfettamente a ruoli da colossal, ma anche da "cattivo" e da antagonista: fu così Gesù in La più grande storia mai raccontata (Stevens 1965), ma anche padre Lankester Merrin, cioè L'esorcista (Friedkin 1973) che esorcizza Linda Blair, interpretando anche il sequel, L'esorcista II - L'eretico (Boorman 1977); il capo dei sicari ne I tre giorni del Condor (Pollack 1975); l'imperatore Ming in Flash Gordon (Hodges 1980), Ernst Stavro Blofeld, Numero 1 della Spectre, in Mai dire mai (Keshner 1983). La parte nel film prodotto da Dino De Laurentiis e musicato dai Queen, gli è valsa la partecipazione  una sorta di icona della fantascienza, interpretando il dottor Kynes in Dune (Lynch 1984), Lor San Tekka in Star Wars: Il risveglio della Forza (2015) e anche il Corvo a tre occhi nella serie fantasy Il Trono di Spade (2016).
Tra i tantissimi film a cui ha partecipato, anche con ruoli minori, vanno ricordate diverse pellicole di grandi registi, tra cui Fuga per la vittoria (Huston 1981), Conan il barbaro (Milius 1982),  Hannah e le sue sorelle (Allen 1986), Risvegli (Marshall 1990), Fino alla fine del mondo (Wenders 1991), Europa (Von Trier 1991); Shutter Island (Scorsese 2010); Robin Hood (R. Scott 2010)
Ha più volte lavorato anche con registi italiani, iniziando nel 1976 con ben tre film, Cuore di cane di Alberto Lattuada; Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi; Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, proseguendo poi con Mauro Bolognini in Gran bollito (1977) al fianco di Shelley Winters; con Stefano Rolla in Bugie bianche (1979) al fianco di Virna Lisi; con Pasquale Squitieri ne Il pentito  (1985); nel 1990 lavorando per Roberto Faenza in Mio caro dottor Gräsler e con Giacomo Battiato in Una vita scellerata, e infine per Dario Argento in Non ho sonno (2001).
Il suo ultimo film è stato Kursk (Vinterberg 2018), che racconta il disastro del sottomarino russo K-141 che si inabissò nell'agosto 2000.
Max Von Sydow lascia sua moglie, la produttrice francese Catherine Brelet, con cui era sposato dal 1997, dalla quale ha avuto due figli, Cedric e Yvan. Con lei viveva a Parigi dal 2002, anno in cui aveva ottenuto la cittadinanza francese.
Altri due figli, Clas e Henrik, rispettivamente attore e produttore cinematografico, li aveva avuti dalla prima moglie, l'attrice Christina Olin, con cui fu sposato dal 1951 al 1979.
È banale, ma altrettanto inevitabile, immaginarlo ora nel suo ruolo più celebre, giovane e bellissimo mentre gioca a scacchi con la Morte, nella convinzione che una compagna di giochi dopo oltre 60 anni non possa fargli del male...

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