Se ne è andata Lucia Bosè, ad 89 anni, a causa di una polmonite aggravata da questo maledetto Coronavirus, che ormai entra in ogni argomento delle nostre vite.
L'attrice, nata a Milano come Lucia Borloni, anche se poi prese il cognome della madre e venne naturalizzata spagnola, si è spenta a Segovia, dove viveva da anni.
La sua carriera cinematografica iniziò tre anni dopo l'evento che le cambiò la vita: da semplice commessa della Pasticceria Galli, appena sedicenne, fu prima notata da Luchino Visconti e poi vinse il titolo di Miss Italia (1947).
Se la famiglia non si fosse opposta, avrebbe esordito nel 1949 con Riso amaro, per cui Giuseppe De Santis l'aveva selezionata come protagonista, anche se poi la sua parte andò ad un'altra straordinaria icona di quegli anni, allora esordiente, come Silvana Mangano.
Dovette attendere solo un anno e con lo stesso regista girò Non c'è pace tra gli ulivi (1950), al fianco di Raf Vallone, come improbabile pastorella ciociara; eppure da lì in poi lavorò con diversi registi italiani, come Mario Soldati (È l'amore che mi rovina, 1951), Mario Bonnard (Tradita, 1954) e, soprattutto, Michelangelo Antonioni, per cui fu la Paola moglie dell'affarista milanese che investiga per conoscere il suo passato in Cronaca di un amore (1950), e la Clara, un po' se stessa, che da commessa diventava attrice in La signora senza camelie (1953); e Luciano Emmer, con cui recitò in Parigi è sempre Parigi (1951) e ne Le ragazze di piazza di Spagna (1952). Fu anche diretta da Aldo Fabrizi nell'episodio dal titolo Marsina stretta del film a più mani Questa è la vita (1954).
Negli anni successivi fu davanti alla mdp anche per due grandissimi registi come Luis Buñuel (Gli amanti di domani, 1956) e Jean Cocteau (Il testamento di Orfeo, 1960), e dopo una lunga pausa, dovuta al matrimonio con il torero Luis Miguel Dominguín, durato dal 1955 al 1968, tornò a lavorare, tra gli altri, per i Taviani (Sotto il segno dello scorpione, 1969), per Federico Fellini (Satyricon, 1969), per Mauro Bolognini (Metello, 1970; Per le antiche scale, 1975), Liliana Cavani (L'ospite, 1972).
Negli anni settanta fu diretta anche da una collega del calibro di Jeanne Moreau in Scene di un'amicizia tra donne (1976), mentre negli anni ottanta i suoi ruoli si modificarono inevitabilmente e fu Placida Linero nel film tratto dall'omonimo romanzo di Gabriel García Márquez, Cronaca di una morte annunciata (F. Rosi 1987); la mamma della protagonista in Volevo i pantaloni (Ponzi 1990), anch'esso adattamento di un romanzo che allora fece molto scalpore, scritto da Lara Cardella (1989); donna Elvira ne L'avaro (Cervi 1990), ispirato a Molière, dove lavorò al fianco di Alberto Sordi. Negli ultimi vent'anni aveva recitato per Ferzan Özpetek in Harem Suare (1999) e per Roberto Faenza ne I Viceré (2007), mentre l'ultima apparizione era stata in One More Time (Benedetti-Sordella 2014).
Negli anni settanta fu diretta anche da una collega del calibro di Jeanne Moreau in Scene di un'amicizia tra donne (1976), mentre negli anni ottanta i suoi ruoli si modificarono inevitabilmente e fu Placida Linero nel film tratto dall'omonimo romanzo di Gabriel García Márquez, Cronaca di una morte annunciata (F. Rosi 1987); la mamma della protagonista in Volevo i pantaloni (Ponzi 1990), anch'esso adattamento di un romanzo che allora fece molto scalpore, scritto da Lara Cardella (1989); donna Elvira ne L'avaro (Cervi 1990), ispirato a Molière, dove lavorò al fianco di Alberto Sordi. Negli ultimi vent'anni aveva recitato per Ferzan Özpetek in Harem Suare (1999) e per Roberto Faenza ne I Viceré (2007), mentre l'ultima apparizione era stata in One More Time (Benedetti-Sordella 2014).
Tra i suoi amori, va ricordato Walter Chiari, con cui aveva più volte recitato nei primi anni di carriera, prima di sposare Dominguin che, ironia della sorte, per lei lasciò Ava Gardner, che poi ebbe una relazione proprio con Walter Chiari. Ebbe tra i suoi amici personalità di rilievo come Ernst Hemingway e Pablo Picasso, e una bizzarra passione per gli angeli, sui quali nel 2000 è riuscita a fondare un museo nella cittadina spagnola di Turégano.
Dal famoso torero spagnolo Lucia Bosè ha avuto i suoi tre figli, Miguel, Lucia e Paola. Il primogenito, diventato poi famoso cantante, nacque nel 1956 ed ebbe come padrino di battesimo Luchino Visconti, che per primo aveva notato Lucia quando era ancora solo una commessa.
Tutto era iniziato così, per caso, con un pranzo con Visconti, con la forzosa esclusione da Riso amaro e poi, persino con uno schiaffo ricevuto da Antonioni sul set di Cronaca di un amore, per un sorriso dopo il quarantesimo ciak di una scena...
Della sua bellezza non ci stancheremo mai!
Nessun commento:
Posta un commento