Se ne va anche lui, dopo tanti anni di malattia (aveva l'alzheimer dal 1989), in questo annus horribilis per il cinema...
Nato Jerome Silberman - il nome d'arte lo prese da Gene, il personaggio principale del romanzo Angelo, guarda il passato di Thomas Wolfe, e dall'autore Thornton Wilder - da genitori ebrei russi, studiò recitazione in Inghilterra e negli Stati Uniti, e qui, dopo alcuni anni di gavetta e di Actors Studio, ebbe la prima brevissima parte in Gangster Story (Penn 1967).
Già qualche anno prima, però, nel 1963, aveva conosciuto Mel Brooks, l'uomo che determinò più di ogni altro la sua carriera. L'incontro avvenne per interposta persona: Wilder infatti in quel periodo stava recitando a teatro in Coraggio e i suoi figli con Anne Bancroft, allora fidanzata di Brooks.
Nel 1968, infatti, Gene fu il protagonista di Per favore, non toccate le vecchiette, che gli valse la prima nomination all'Oscar. Seguirono alcuni anni di insuccessi e poi Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (Stuart 1971), in cui interpretava il ruolo principale, e il divertentissimo ruolo di Doug Ross, lo psichiatra che si innamora di una pecora, assegnatogli da Woody Allen per uno degli episodi più riusciti di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso... (1972), quello dedicato alla sodomia (vedi).
I lavori successivi sono quelli che gli garantiscono la gloria: prima scrive un abbozzo di sceneggiatura e poi rileva la parte di Gig Young in un film già avviato. Detta così, sembra un periodo di stanca, in cui trova un ruolo casualmente e nell'attesa di lavorare si dà alla scrittura.
Quelli però saranno Frankenstein Junior e Mezzogiorno e mezzo di fuoco, due dei massimi capolavori di Mel Brooks e due delle più celebri interpretazioni di Gene Wilder, che è Waco Kid nella satira western e l'indimenticabile nipote di Victor von Frankenstein (pronunciato rigorosamente 'Frankenstin') in quella horror, per la cui sceneggiatura, scritta insieme al regista, riceverà la sua seconda e ultima nomination all'Oscar.
Qui recita al fianco di uno straordinario Marty Feldman-Igor, peraltro scoperto in tv dallo stesso Wilder, oltre che Peter Boyle (con cui balla un magnifico tip tap sulle note di Puttin' on the Ritz), Teri Garr (con cui, tra le altre, girò una splendida scena purtroppo tagliata in fase di montaggio, vedi), Madeleine Kahn (con cui appare anche nel fantastico addio alla stazione, vedi).
Con quest'ultima, sull'onda del successo, l'attore reciterà anche in Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (1975), pellicola in cui esordisce dietro la mdp, e che idealmente completa una trilogia comica perfetta insieme alle due precedenti.
Gli ultimi venti anni di attività, fatta eccezione per Scusi dov'è il west (Aldrich 1979), un'altra commedia western, stavolta al fianco di Harrison Ford, non gli permetteranno di raggiungere più i livelli di questo momento d'oro, inanellando alcune commedie senza particolari acuti, Wagons-lits con omicidi (Hiller 1976), Nessuno ci può fermare (Poitier 1980), Non guardarmi non ti sento (Hiller 1989), Non dirmelo... non ci credo (1991) che hanno come unico merito quello di creare il duo comico con lui e Richard Pryor, intervallate da altri film in cui è egli stesso regista: il felliniano Il più grande amatore del mondo (1977), I seduttori della domenica (1980), La signora in rosso (1984), l'unico che ebbe successo anche grazie ad una splendida Kelly Le Brock e alla colonna sonora di Stevie Wonder, e infine Luna di miele stregata (1986).
Negli anni novanta Gene Wilder è comparso in opere televisive, anche di successo, come Alice nel paese delle meraviglie della NBC e ha chiuso la sua carriera vincendo un Emmy award grazie al ruolo di Mr Stein nella serie tv Will & Grace (2002).
Non dimenticheremo mai i suoi riccioli biondi e le sue debolezze, che portarono Mel Brooks a dire "un giorno Dio disse 'che ci siano le prede' e creo i piccioni, i conigli, gli agnelli e Gene Wilder".
Ovunque sia, continuo a pensare che stia avanzando con il bastone minuto di Igor, quello dello splendido "si aiuti con questo" (vedi), nella speranza che non piova (vedi).
Addio Gene...
Già qualche anno prima, però, nel 1963, aveva conosciuto Mel Brooks, l'uomo che determinò più di ogni altro la sua carriera. L'incontro avvenne per interposta persona: Wilder infatti in quel periodo stava recitando a teatro in Coraggio e i suoi figli con Anne Bancroft, allora fidanzata di Brooks.
Nel 1968, infatti, Gene fu il protagonista di Per favore, non toccate le vecchiette, che gli valse la prima nomination all'Oscar. Seguirono alcuni anni di insuccessi e poi Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (Stuart 1971), in cui interpretava il ruolo principale, e il divertentissimo ruolo di Doug Ross, lo psichiatra che si innamora di una pecora, assegnatogli da Woody Allen per uno degli episodi più riusciti di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso... (1972), quello dedicato alla sodomia (vedi).
I lavori successivi sono quelli che gli garantiscono la gloria: prima scrive un abbozzo di sceneggiatura e poi rileva la parte di Gig Young in un film già avviato. Detta così, sembra un periodo di stanca, in cui trova un ruolo casualmente e nell'attesa di lavorare si dà alla scrittura.
Quelli però saranno Frankenstein Junior e Mezzogiorno e mezzo di fuoco, due dei massimi capolavori di Mel Brooks e due delle più celebri interpretazioni di Gene Wilder, che è Waco Kid nella satira western e l'indimenticabile nipote di Victor von Frankenstein (pronunciato rigorosamente 'Frankenstin') in quella horror, per la cui sceneggiatura, scritta insieme al regista, riceverà la sua seconda e ultima nomination all'Oscar.
Qui recita al fianco di uno straordinario Marty Feldman-Igor, peraltro scoperto in tv dallo stesso Wilder, oltre che Peter Boyle (con cui balla un magnifico tip tap sulle note di Puttin' on the Ritz), Teri Garr (con cui, tra le altre, girò una splendida scena purtroppo tagliata in fase di montaggio, vedi), Madeleine Kahn (con cui appare anche nel fantastico addio alla stazione, vedi).
Con quest'ultima, sull'onda del successo, l'attore reciterà anche in Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (1975), pellicola in cui esordisce dietro la mdp, e che idealmente completa una trilogia comica perfetta insieme alle due precedenti.
Gli ultimi venti anni di attività, fatta eccezione per Scusi dov'è il west (Aldrich 1979), un'altra commedia western, stavolta al fianco di Harrison Ford, non gli permetteranno di raggiungere più i livelli di questo momento d'oro, inanellando alcune commedie senza particolari acuti, Wagons-lits con omicidi (Hiller 1976), Nessuno ci può fermare (Poitier 1980), Non guardarmi non ti sento (Hiller 1989), Non dirmelo... non ci credo (1991) che hanno come unico merito quello di creare il duo comico con lui e Richard Pryor, intervallate da altri film in cui è egli stesso regista: il felliniano Il più grande amatore del mondo (1977), I seduttori della domenica (1980), La signora in rosso (1984), l'unico che ebbe successo anche grazie ad una splendida Kelly Le Brock e alla colonna sonora di Stevie Wonder, e infine Luna di miele stregata (1986).
Negli anni novanta Gene Wilder è comparso in opere televisive, anche di successo, come Alice nel paese delle meraviglie della NBC e ha chiuso la sua carriera vincendo un Emmy award grazie al ruolo di Mr Stein nella serie tv Will & Grace (2002).
Non dimenticheremo mai i suoi riccioli biondi e le sue debolezze, che portarono Mel Brooks a dire "un giorno Dio disse 'che ci siano le prede' e creo i piccioni, i conigli, gli agnelli e Gene Wilder".
Ovunque sia, continuo a pensare che stia avanzando con il bastone minuto di Igor, quello dello splendido "si aiuti con questo" (vedi), nella speranza che non piova (vedi).
Addio Gene...
Nessun commento:
Posta un commento