domenica 14 agosto 2016

In trance (Boyle 2013)

Ispirata ad un film per la tv inglese del 2001, la pellicola di Danny Boyle è un thriller psicologico intricato, e questo gli conferisce un indubbio fascino, ma la trama, che prende le mosse da un clamoroso furto di un'opera d'arte durante una battuta d'asta, viene sviluppata sul tema dell'ipnosi in maniera così totalizzante, da trasformare il film in una storia alla Christopher Nolan, in un continuo alternarsi tra realtà e sogno, peraltro senza avere a disposizione effetti speciali straordinari.
La voce narrante è quella del protagonista, Simon (James McAvoy), che sia per questa funzione sia per i tratti somatici ricorda il più celebre protagonista di un film di Boyle, lo Ewan McGregor di Trainspotting (1996), mentre la sua espressione di continuo spaesamento, amplificata da una netta posizione di debolezza nei rapporti di forza con gli altri personaggi principali, e dallo stato ipnotico (l'in trance del titolo) in cui vive per buona parte del film, lo apparenta al Dom-DiCaprio di Inception (Nolan 2010).
È proprio Simon che, lavorando nella sede di Delancy's, assiste al furto di un dipinto di Goya e che, pur consapevole che "nessuna opera d'arte vale una vita umana", rischia di mettere a repentaglio la propria sopravvivenza... La banda che lo coinvolge è composta da tre persone: Riz (Wahab Sheikh), Nate (Danny Sapani) e soprattutto Frank (Vincent Cassel), il leader del gruppo. Simon, però, complice un colpo alla testa subito durante gli scontri avvenuti durante la rapina, ha dimenticato un importante dettaglio, il luogo in cui ha nascosto la tela. Per farglielo ricordare i tre malviventi lo indirizzano dalla dottoressa Elizabeth (Rosario Dawson), psicanalista specializzata in ipnosi, che capisce presto la situazione...

Di ottimo livello e perfettamente adatta alle atmosfere del film la colonna sonora (ascolta), realizzata da Rick Smith, già collaboratore di Danny Boyle in Trainspotting (1996), Una vita esagerata (1997), The Beach (2000) e Sunshine (2007), e qui autore di diversi brani, tra cui Here it comes, cantato da Emeli Sandé e Sandman (I'll Be There) dalla stessa Rosario Dawson. Tra gli altri pezzi, inoltre, si segnala quello di Moby, The Day.
Data la trama, sono diversi i dipinti che fanno capolino durante la storia e il cui riconoscimento è un gioco dal quale non posso sottrarmi. In un catalogo sul nudo femminile sfogliato da Simon - si tratta di una copia del celebre saggio Il nudo. Uno studio della forma ideale (Kenneth Clark 1956) -, la copertina mostra il sensualissimo La collana di corallo del pittore tedesco Wilhelm Gallhof (1917 ca.). All'interno del volume Boyle ci fa vedere anche le riproduzioni della Tentazione di Adamo ed Eva di Masolino da Panicale (1424, Firenze, Chiesa del Carmine), la Venere di Cranach (1529, Parigi, Louvre), la Bagnante che sistema i capelli di Renoir (1893, Washington, National Gallery), Gioia di vivere di Matisse (1906, Filadelfia, Barnes Foundation). Sotto ipnosi Simon, a conferma della sua predilezione per il tema, tiene una bizzarra e del tutto personale lezione di storia dell'arte a Elizabeth, in cui spiega l'evoluzione artistica della riproduzione del corpo femminile usando come chiave di lettura l'assenza di peli pubici nei nudi di tanti capolavori del passato, esemplata magistralmente negli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, ma durata fino alla Maja desnuda di Goya (1800, Madrid, Prado), il dipinto che a suo avviso ha dato il la al realismo moderno e alla fine della perfezione del nudo femminile, e non a caso immagine strappata dal catalogo che Simon ha sfogliato in precedenza.
Durante le sedute di ipnosi si vede un campo di girasoli, che è indiretta citazione di Van Gogh, peraltro confermata subito dopo dall'apparizione del celebre Ritratto del dottor Gachet del pittore olandese (1890, passato in diverse collezioni dalla Seconda guerra mondiale in poi e dal 1998 di ubicazione ignota), che durante questa particolare visione di Simon è all'interno di una grande sala-scrigno illuminata da vetrate alla Mondrian, in cui sono conservati tanti altri dipinti, tutti accomunati per essere stati vittime di furti. Tra questi si intravedono opere di Caravaggio (Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, protagonista del furto del 1969, quando era nell'oratorio di San Lorenzo a Palermo), Cezanne (Veduta di Auvers sur Oise, 1875, rubato dall'Ashmolean Museum di Oxford, anche se nel film viene inserita la versione dell'Art Institute di Chicago, da cui fortunatamente non è stato mai portato via), Vermeer (Concerto a tre, 1667, rubato in un celebre furto all'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990), Manet (Chez Tortoni, 1880 ca., anch'esso sparito dal museo di Boston nella stessa occasione), Modigliani (Ritratto di Lunia Czechowska con ventaglio, 1919, anch'esso rubato a Parigi nel 2010).
Sono, però, altre due tele quelle su cui Boyle si sofferma maggiormente. La prima è il Cristo nella tempesta sul mare di Galilea di Rembrandt (1633), che Simon illustra al pubblico precisando la presenza dell'autoritratto dell'autore nella figura rivolta verso l'osservatore, e che nella realtà fu rubato nel già citato episodio del 1990 insieme ad altre dodici opere dall'Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, in quello ancora oggi noto come il più grande furto di opere d'arte mai avvenuto negli Stati Uniti.
La seconda è Streghe nell'aria di Francisco Goya (1797, Madrid, Prado), il capolavoro attorno a cui ruota la vicenda, il quadro che viene battuto all'asta e subito dopo l'ingresso dei ladri viene tagliato dalla cornice e arrotolato, come da manuale del furto artistico.
Il dipinto di Goya non ha un valore intrinseco nel film e potremmo definirlo una sorta di mcguffin rivelato; ciò che conta è tutto quello che succede dopo il furto e non è un caso che solo dopo questo, a conclusione di una lunga introduzione, appaiano i titoli di testa.
La storia vera e propria, infatti, è determinata dalle relazioni tra i tre personaggi principali, Simon, Frank e Elizabeth che, complici anche la bellezza e il fascino di quest'ultima, spingono la trama verso un facilmente prevedibile triangolo amoroso, acuito dal transfert psicologico per la terapista subito da Simon; dall'attrazione di Elizabeth per l'uomo più carismatico del gruppo di ladri; dall'inevitabile attrazione di Frank per la stessa Elizabeth.
Si capisce ben presto che il reale protagonista del film sia proprio quello interpretato da Rosario Dawson: è lei che aiuta Simon a ricordare facendogli vivere lunghi momenti di ipnosi; è lei che scopre che dietro l'arrivo di Simon al suo studio c'è una banda di criminali ed è lei a volerli conoscere, diventandone di fatto complice e forse qualcosa di più....
Le atmosfere sognanti che caratterizzano le sequenze delle ipnosi culminano in una bellissima inquadratura nella quale Simon ed Elizabeth dialogano su un balcone e la loro immagine viene riflessa nelle finestre, in un eloquente simbolo di doppiezza, indubbiamente uno dei temi portanti del film. A conferma di questa interpretazione interviene un'altra sequenza determinante, nella quale la stessa Elizabeth si specchia in uno specchio che ne scompone il volto in decine di frammenti visti da angolazioni diverse, in una sorta di citazione cubista che è anche consacrazione dell'ambiguità di questo personaggio: una volta di più nel cinema Il diavolo è femmina!

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