mercoledì 8 aprile 2015

Ho ucciso Napoleone (Farina 2015)

Il secondo film di Giorgia Farina, dopo Amiche da morire (2013), si presenta come una commedia dolce-amara che vuole portare al parossismo quello che si vive nel mondo del lavoro e delle relazioni di coppia odierne, ma nel farlo si avvale di un'ondata di luoghi comuni e banalità.
Anita Petroni (Micaela Ramazzotti) è il modello di una certa donna in carriera dei nostri tempi: fredda, anaffettiva, calcolatrice, ai limiti di una crisi di nervi, come dimostra il suo ticchettare costante con le dita delle mani, ma con una debolezza... ha una relazione con Paride (Adriano Giannini), il suo capo diretto nella Fanelli, l'azienda farmaceutica in cui lavora, naturalmente sposato, di cui però è innamorata senza darlo a vedere e dal quale ha appena saputo di aspettare un bambino. Per non rinunciare alla sua ascesa professionale decide immediatamente di abortire, ma essere affrontata dalla moglie di Paride prima, e venire licenziata il giorno dopo una promozione, le fanno cambiare idea: l'obiettivo ora è farla pagare ai colleghi, e a Paride in primis, che l'hanno voluta estromettere, Per vendicarsi assolda uno scalcinato gruppo di donne conosciute nel parco: Gianna (Elena Sofia Ricci), spacciatrice di medicine e di consigli di vita, che aiuta donne che a lei si rivolgono per abbattere lo stress, ma anche semplicemente per farsi aiutare a cucinare dei pasti per dei familiari in ospedale; Gianna (Iaia Forte); Enrica (Thony), che diventa anche l'avvocato di Anita.
Oltre a questa armata, Anita decide di avere una spia interna all'azienda e inizia un'amicizia con Biagio (Libero de Rienzo), il collega più sfigato dell'ufficio, per poter attuare i suoi piani. La relazione con l'ex collega è utile alla protagonista anche per dare un padre al bambino che porta in grembo e, forse, soprattutto per dimostrare di avere un compagno alla sua famiglia, che rappresenta l'apoteosi della famiglia allargata, ma anch'essa declinata in un'accezione macchiettistica: i genitori, divorziati da lungo tempo, hanno nuove vite, solo che il padre ha avuto un figlio nato da poco con una ragazza alcuni decenni più giovane di lui, mentre la madre (Pamela Villoresi) ha una compagna di origini orientali.
La tenacia di Biagio nel tollerare l'insopportabile Anita che lo tratta come uno strumento finalizzato alle sue necessità, non solo gli permetterà di far fuori i colleghi più avanti di lui nelle gerarchie della ditta, ma anche di avere pian piano un rapporto di coppia con Anita fino a giungere al matrimonio, ma non tutto è così chiaro e semplice...

Giorgia Farina sembra amare molto Pedro Almodovar, il cui cinema sembra aleggiare intorno a questo film, a cui purtroppo manca totalmente il sarcasmo e la sagacia del regista spagnolo. La regia è piatta, la fotografia è caratterizzata da una luce praticamente sempre al massimo (Duccio Patanè in Boris la definirebbe "smarmellata"... e noi con lui! A proposito, il Napoleone del titolo è un pesce rosso, proprio come il Boris della dissacrante serie televisiva), ma la sceneggiatura, realizzata dalla regista in collaborazione con Federica Pontremoli, è davvero mal scritta. È vero che Micaela Ramazzotti dimostra di non poter sostenere un'intera storia incentrata sul suo personaggio e di essere più adatta a ruoli di contorno, ma va riconosciuto, nonostante la sua recitazione sia sempre sopra le righe (così come l'acconciatura che la rende un misto tra Catwoman e la strega de La bella addormentata nel bosco o del suo più recente spin offMaleficent), non è certo supportata dalle battute che le spettano, e per capirlo basta attendere i primissimi minuti in cui sciorina luoghi comuni come "pausa di riflessione" e "mal di testa", da intendere rigorosamente come scappatoia dal sesso coniugale.
Una commedia tutta al femminile, in cui i personaggi maschili sono profondamente e ordinariamente negativi. Per strappare un sorriso bisogna attendere la presenza di Elena Sofia Ricci che, insieme a Iaia Forte e a Pamela Villoresi, compone il trio di attrici migliori del film che, però, appaiono in ruoli decisamente secondari. Così come accade per la moglie di Paride, interpretata da Chiara Conti, che nel 2002 aveva recitato convincentemente nel bellissimo L'ora di religione di Marco Bellocchio.
Va, infine, aggiunto che Giorgia Farina si avvale più volte del montaggio riassuntivo con sottofondo musicale, un escamotage che di solito viene utilizzato, soprattutto nei film a tema sportivo, per condensare numerosi eventi in poco tempo ma, se usato tre volte in una sola pellicola, come in questo caso, piuttosto lascia pensare alla parodia che ne viene fatta in South Park (vedi), dando la sensazione che venga sfruttato per mandare avanti la storia senza raccontarla... 

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