giovedì 31 luglio 2014

Il grande caldo (Lang 1953)

Un Fritz Lang in tono minore, indubbiamente. Chi dovesse imbattersi in questo film, non pensi al maestro del cinema espressionista, ma ad un buon regista degli studios, che nella fattispecie è la Columbia, la casa di produzione che acquisì i diritti del romanzo scritto da William P. McGivern, pubblicato a puntate dal Saturday Evening Post nel 1952 .
La pellicola ha ripreso il titolo del libro, una frase idiomatica statunitense che fa riferimento all'inasprirsi della polizia contro la malavita. Ed in effetti la storia racconta proprio questo, affrontando un caso di corruzione, ingiustizia, disgraziate casualità e vendetta che animano il poliziotto Dave Bannion (Glenn Ford) a lottare da solo contro la criminalità organizzata... tutto questo sì, in perfetta sintonia con una delle costanti tematiche di Fritz Lang: l'assenza di fiducia per la giustizia istituzionale.
  
Leggi la trama:
Il film si apre con il suicidio del poliziotto Tom Duncan, che si spara un colpo alla testa. La moglie Bertha, che si mostra fredda e disinteressata all'accaduto, all'arrivo del poliziotto incaricato del caso, Dave Bannion, cambia atteggiamento e si dispera. In realtà la donna conserva un diario del marito che testimonia il suo invischiamento con la malavita, motivo per cui il boss della città, Mike Lagana, la tratta con i guanti.
Dave, un uomo giusto, sposato con Kate e con una figlia, la piccola Joyce, dopo aver ottenuto altre informazioni dall'amante di Duncan, Lucy Chapman, torna dalla vedova, che rivela di aver tenuto per sé i problemi con il marito, le sue quattro amanti, e la sua tendenza ad essere vanesio. 
Lucy verrà uccisa e Dave, compreso l'alto livello di corruzione della città, affronta a viso aperto lo stesso Lagana con cui ha un duro scontro verbale... La conseguenza sarà nefasta: uno degli uomini del boss, incaricato di ucciderlo, saboterà l'auto del poliziotto, ma la dinamite esploderà quando ad accenderla sarà la moglie Kate.
Dave, rimasto vedovo, discute col colluso capo della polizia, che non vuole farlo procedere nella ricerca dei colpevoli, e viene radiato dal corpo, ma la sua sete di giustizia e vendetta lo spingerà a continuare le indagini per proprio conto, grazie anche all'aiuto della signora Parker, dipendente di un demolitore di auto, che ha visto arrivare un uomo sospetto probabilmente coinvolto nell'attentato e alla sfortunata morte della moglie di Dave.
La storia da questo momento in poi vive una rapida evoluzione e sarà soprattutto la collaborazione della giovane Debbie Marsh (Gloria Grahame) - la "pupa" di uno degli uomini più fidati di Lagana -, ferita dal violento Vince Stone (Lee Marvin), a determinare la chiusura del caso. Dave, infatti, difenderà e accudirà la ragazza dopo l'aggressione del fidanzato, che la sfigura tirandole del caffè bollente sul volto. Tra omicidi incrociati e arresti, Dave non solo risolverà il caso, ma naturalmente sarà riammesso nella polizia.
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Il film, realizzato in un solo mese, ha un soggetto perfettamente calato nella realtà del secondo dopoguerra, in cui l'eroe è garante del buon corso degli eventi. Lang dimostra, per atmosfere e contesto, l'influenza dei romanzi di Raymond Chandler, da cui però si allontana proprio nel personaggio di Dave che, a differenza di Philip Marlowe, pur se radiato, è un membro delle istituzioni, un perfetto cittadino americano, con famiglia e valori precostituiti, molto lontano dal malinconico e cupo protagonista, tra gli altri, de Il grande sonno (romanzo: Chandler 1939; film: Hawks 1946).
Dave è comunque, a suo modo, un duro: dà del corrotto al capo della polizia, prende a cazzotti la guardia del corpo di Lagana, piomba nella stanza d'albergo di Larry Gordon, l'ingenuo colpevole della morte di Kate, ma è allo stesso tempo un perfetto marito e padre, che non cede nemmeno di fronte all'avvenenza della riconoscente Debbie.
La sceneggiatura non ha grandi sussulti, ma va comunque segnalata la battuta che parafrasa la Bibbia, pronunciata da Vince Stone davanti agli amici per canzonare Debbie: "fa compere sei giorni alla settimana e il settimo riposa".
Pur se non si tratta del migliore film del regista tedesco, la parte finale, va detto, è indimenticabile: la protagonista diventa a pieno titolo Gloria Grahame, la principale attrice sul cartellone, che però compare solo nella seconda metà della storia. La sua Debbie, furiosa, si muove sulla scena per prendersi le sue rivincite con il viso in parte coperto da una fascia per non mostrare la sua deturpazione, in una sorta di versione femminile dell'Uomo invisibile (Whale 1933).

Anche la musica, infine, ha la sua valenza metacinematografica, cosicché nella scena del locale in cui Dave si imbatte in Vince e Debbie sentiamo suonare Put the blame on mame, il celebre tema di Gilda (Vidor 1946), dove peraltro, oltre alla splendida Rita Hayworth, c'era lo stesso Glenn Ford.

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