Il nuovo film di Philippe Garrel, presentato a Venezia lo scorso anno, è un piccolo saggio disincantato sui rapporti di coppia, in cui l'amore è il vero e inafferrabile protagonista che, contrariamente al detto virgiliano, non vincit omnia, poiché nella vita reale si scontra con le persone reali, il loro passato, le loro disillusioni, i loro difetti...
I protagonisti sono Louis, interpretato dal figlio del regista, Louis Garrel (The Dreamers - Bertolucci 2003), e Claudia, personaggio a cui presta il volto la bella Anna Mouglalis (Grazie per la cioccolata - Chabrol 2000 e Romanzo criminale - Placido 2005). I due stanno vivendo una storia complicata. Entrambi sono attori di teatro, ma Claudia al momento non è impegnata, mentre Louis non solo sta recitando, ma divide il suo tempo anche per stare con la figlia Charlotte, avuta dalla sua precedente relazione, finita proprio con l'inizio della vicenda narrata dal film.
Alle evidenti difficoltà si aggiunge la cronica infelicità di Claudia, che non sopporta più il piccolo appartamento in cui vive con Louis, arrivando ad accusare il compagno di non impegnarsi abbastanza per garantirle una qualità di vita più alta.
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Nel momento di massimo approfondimento psicologico e relazionale, Louis si chiede se in caso di tradimento debbano confessarselo, ma Claudia gli risponde: "l'importante è che mi ami".
Il dialogo è segno di un rapporto che sta scricchiolando da tempo e per rabberciare il quale Louis sta provando ad opporre una resistenza fatta d'amore e di irrazionalità. La diretta conseguenza di tale situazione porta Claudia ad avvicinarsi ad un architetto, le cui fattezze sembrano un esplicito omaggio a Jean Pierre Léaud, l'attore-feticcio di François Truffaut, che nella vita è stato il padrino dello stesso Louis Garrel. Il regista non ci rivela cosa accada tra i due ma, alla richiesta di giustificazioni di Louis dopo il suo tardo rientro in casa, Claudia risponde di essere uscita con l'amica Sabine e di aver conosciuto un uomo in cerca di un archivista per il suo lavoro.
Louis comprende che sta per perdere Claudia, la quale, in un eccesso di negazione dell'evidenza, porta a cena con l'architetto persino la sorella del compagno, Esther (Esther Garrel, sorella di Louis anche nella realtà), che nota la palese simpatia tra i due. Anche Louis ha le sua "occasioni", a cui rinuncia, cosicché lo vediamo baciare fugacemente una collega attrice ma senza convinzione, e soprattutto, quando porta la figlia al cinema (vedono il film d'animazione franco-belga Ernest et Célestine, 2012), si ritrova a parlare con una giovane madre che gli lascia il numero di telefono, scatenando l'eccitazione della piccola Charlotte che incita il papà ("hai vinto un bigliettino", "chiamala"), che, però, pur se lusingato, getta il foglietto. La storia d'amore tra i protagonisti degenera definitivamente quando la donna fa una "sorpresa" a Louis, portandolo a vedere un nuovo appartamento, evidentemente ricevuto dall'uomo che sta frequentando. Alle disperate domande del compagno, che non tollera di immaginarla con altri uomini, Claudia risponde algidamente: "e non immaginarlo. Stai con me quando stiamo insieme e basta".
Claudia, dopo una festa in casa con degli amici, fa le valigie e va via, davanti ad un Louis comprensibilmente sorpreso e che, poco dopo, tenta il suicidio sparandosi, ma senza successo... in ospedale sarà accudito dalla sorella Esther, a cui rivela l'essenza dei suoi problemi con Claudia: "Fa ciò che vuole e questo mi fa male".
__________________________Claudia, dopo una festa in casa con degli amici, fa le valigie e va via, davanti ad un Louis comprensibilmente sorpreso e che, poco dopo, tenta il suicidio sparandosi, ma senza successo... in ospedale sarà accudito dalla sorella Esther, a cui rivela l'essenza dei suoi problemi con Claudia: "Fa ciò che vuole e questo mi fa male".
Il film, girato in bianco e nero, e che pure ha momenti intensi e ben riusciti, non rimarrà tra i capolavori di Garrel, tra cui invece va inserito a buon diritto, per esempio, Les Amants réguliers (2005). La sua breve durata, peraltro, non gli permette di svilupparsi come meriterebbe e la storia viene ridotta a pochi momenti essenziali che l'avrebbero reso maggiormente adatto per un'opera a episodi piuttosto che per un lungometraggio a se stante.
Il doppiaggio italiano ci mette del suo, come spesso accade ai film francesi (basti pensare a quello che è quasi sempre accaduto alle pellicole di Rohmer su tutti!), cosicché anche la recitazione degli attori ne risulta oltremodo coinvolta. Questa pecca è tanto più grave se si considera che il film è un film basato sulla sceneggiatura, ben scritta dal regista insieme a Marc Cholodenko, Caroline Deruas e Arlette Langmann, e non certo sugli aspetti visivi e registici.
Uno degli elementi più interessanti, però, è che la storia ripropone la relazione d'amore avuta dal padre del regista, l'attore Maurice, alcuni anni dopo la nascita di Philippe. La componente autobiografica giustifica ancora meglio la scelta del figlio di Garrel, Louis, che interpreta proprio il personaggio di Louis, e della figlia Esther, nei panni della sorella del protagonista e che, non a caso, porta il suo stesso nome. Il ruolo del regista bambino, che in quegli anni crebbe da solo con la madre, però, è lasciato a Charlotte, una differenza sostanziale che deve pur avere un significato, tanto più che la "gelosia" del titolo fa evidentemente riferimento non solo a quella di Louis, ma anche a quella di Charlotte-Philippe abbandonata dal padre per stare con un'altra donna, come dichiarato dallo stesso regista: «Tutti sappiamo cos'è la gelosia, tutti l’abbiamo provata. Anche i bambini. La piccola che nel film soffre sono io. Quel periodo per me è legato a ricordi dolorosi ma anche felici: sapevo quanto mio padre mi amasse ma mi faceva male sapere che lui amava anche un’altra. Non si parla mai dell’enorme fatica che devono fare i figli dei separati».
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