domenica 20 luglio 2014

Il magnifico cornuto (Pietrangeli 1964)

Ispirato dalla commedia teatrale Le Cocu Magnifique di Fernand Crommelynck (1921), questo film di Antonio Pietrangeli, seppur con un tono scanzonato, a cui contribuiscono le musiche di Armando Trovajoli, è un saggio sull'essenza della gelosia, quella della peggior specie, da intendersi come devianza possessiva dei sentimenti, insicurezza cronica e totale mancanza di fiducia nei confronti dell'altro. Il regista evidenzia in tutta la storia le contraddizioni e i comportamenti paranoici di un marito ossessionato dalla fedeltà della moglie, portando la loro relazione da una serena felicità ad un matrimonio di facciata, di rappresentanza, sui quali tutti i membri della comunità sparlano e spettegolano... (vedi il film)

Leggi la trama:
Appartenente all'alta borghesia industriale, Andrea Artusi (Ugo Tognazzi), titolare di un cappellificio a Brescia, è sposato con la bellissima Maria Grazia (Claudia Cardinale). Sedotto da Cristiana (Michèle Girardon), la moglie del presidente del circolo, che lo stuzzica anche alla presenza del marito, Andrea tradisce seguendo un perfetto copione che la donna, molto più esperta di lui a riguardo tanto da fare dell'adulterio la miglior cura contro la noia, organizza per il loro incontro nell'hotel Impero, segnalandogli luogo, modo di parcheggiare, prenotare la stanza e comunicare il numero a lei che nel frattempo sarà dal parrucchiere.
Dopo questo evento Andrea, che prima si mostrava molto liberale con Maria Grazia, inizia a sospettare che la moglie possa tradirlo con la stessa facilità con cui ha visto comportarsi Cristiana.

I sensi di colpa, per giunta, gli fanno comprare una stola di cincillà a sua moglie, che si meraviglia per il regalo inatteso ("non avrà mica qualcosa da nascondere questa stola?").
È solo l'inizio della discesa all'inferno per Andrea che, sentitosi chiamare "tesoro", il nomignolo che Cristiana usa con tutti gli uomini, marito compreso, per evitare di far errori, nutre ancora più dubbi sulla fedeltà di Maria Grazia. E lo stesso accade quando sente un profumo diverso dal solito; quando la moglie incontra l'antiquario Gabriele, palesemente innamorato di lei e in tante altre occasioni.
Dopo un escalation di assurdi comportamenti di Andrea, che arriva a controllare la posta, la rubrica e il contachilometri dell'auto della moglie, a farla pedinare e a pedinarla egli stesso, a chiedere ad un amico di corteggiarla, a rifiutare i cornetti dal barista perché "evocativi", Maria Grazia si ritroverà a confessare il falso, pur di farlo calmare, dopo un interrogatorio da inquisizione spagnola in una forsennata corsa in automobile che rischia di ucciderli entrambi. Convalescente dopo un incidente Andrea, ascoltando la telefonata di scuse tra la moglie e Gabriele, coinvolto senza saperlo, capisce la verità e si tranquillizza, ma chissà, in quei giorni il medico è spesso in casa...
_______________________________________

Il film è costruito alla perfezione e riproduce l'assurdo schema psicologico della gelosia, fatto di atteggiamenti contraddittori e paranoici, ben sintetizzati da Cristiana che, ai dubbi di Andrea, incredulo che suo marito non sospetti nulla dei suoi tradimenti, risponde "Voi uomini ci sospettate solo quando siamo innocenti" e spiega, con una semplicità disarmante, il suo equilibrio: "mio marito non sospetta niente, io faccio il comodo mio e siamo contenti tutti e due".

Tognazzi è in forma smagliante e interpreta magistralmente il marito geloso, i suoi pensieri (narrati dalla sua voce off), le ossessioni e le riflessioni immaginifiche. Queste ultime rappresentano alcune delle scene più divertenti della pellicola: trovare un depliant dell'hotel Impero in casa, gli fa immaginare Maria Grazia tramare con le stesse modalità con cui Cristiana ha fatto con lui; durante una festa nella loro villa, la donna accompagna gli invitati a vedere l'arredamento del piano superiore e questo basta ad Andrea per vedere la moglie in stile Rita Hayworth in Gilda muoversi sensualmente sul loro letto mentre tutti gli uomini pescano dei numeri da un bussolotto per vincere le sue grazie a sorte, in una sequenza onirica degna di Fellini.
La trasposizione"figurata" dei pensieri di Andrea viene infine portata al limite quando, dopo la falsa confessione della moglie, inizia a pensare alle proprie possibili reazioni di fronte ai due amanti a letto: vediamo così il versatilissimo Tognazzi interpretare il marito che senza scomporsi gli rimbocca le coperte; chiama la polizia; entra con due donne e le bacia sullo stesso letto; entra e spara a tutti e due.


La mdp di Pietrangeli è ossessiva, come la gelosia del protagonista, e sin dalla prima sequenza sui titoli di testa, ambientata nel centro di Brescia e sulle note di La notte che sono partito di Jimmy Fontana, incombe sul personaggio di Andrea; allo stesso modo la sceneggiatura di Ettore Scola, Diego Fabbri, Stefano Strucchi e Ruggero Maccari, è tagliente come una lama e va a colpire nel territorio fertile della provincia italiana, in cui luoghi comuni e una vita fatta di apparenza troneggiano indiscussi.
Se Tognazzi è un eccezionale marito che arriva a guardare le donne più brutte e pensa "Certo che con una moglie come quella potrei stare veramente tranquillo", la splendida Claudia Cardinale è una perfetta icona "gelosifera", il cui personaggio passa dal più classico dei luoghi comuni ("quando si vuol bene si è sempre un po' gelosi") al dover constatare l'amara verità ("non si può voler bene a chi non si stima").
A Salvo Randone viene affidato il ruolo del "grillo parlante" Belisario, il saggio ragioniere dell'azienda di Andrea, che prova a far rinsavire l'amico e che raccoglie lo sfogo di Maria Grazia, in una sequenza in cui le fa riprendere contatto con la realtà ("quelli che come hanno da pensare ad altro, considerano la gelosia un lusso di chi ha soldi e salute")
Tra gli altri attori del cast, oltre alla bella e sofisticata Michel Girardon che interpreta la disinibita Cristiana, va ricordata la partecipazione di Gian Maria Volonté (l'assessore all'edilizia che fa ottenere un difficile permesso alla coppia, destando ancora sospetti in Andrea), di Bertrand Blier (corna d'oro Mariotti) e di un giovane Lando Buzzanca (il portiere della villa licenziato da Andrea perché possibile tentazione per la moglie).

Un piccolo capolavoro all'interno del film è la scena madre durante la già citata festa nella villa, in cui l'equivoco su una contravvenzione all'auto di Maria Grazia, rimediata a tarda ora e in un luogo appartato come le mura del castello, sono occasione per un finto processo organizzato seduta stante dagli invitati, che però fa perdere la pazienza ad Andrea, causando l'involontaria fine della festa. 

Qui Pietrangeli dà il meglio di sé, poiché in pochi istanti riesce a trasformare la calda atmosfera festosa di una serata tra amici nel gelo dello scontro tra i due coniugi, che chiudono con un repentino botta e risposta, in cui alla mesta considerazione di Andrea ("Poi la colpa è mia. È logico. Troppa libertà. Fanno bene in Oriente: mogli sottochiave e guardiani castrati"), fanno da contraltare le parole di Maria Grazia ("Bene, se cerchi le forbici, sono nel cassetto del trumeau"). Contemporaneamente al litigio, il regista raccoglie le maldicenze degli invitati, che si allontanano dalla villa con l'atteggiamento di chi ha appena visto aprire il vaso di Pandora... fino all'ennesimo luogo comune affidato all'assessore interpretato da Gian Maria Volonté: "Io penso che non ci si possa fidare di nessuno. A questo punto guarda, di oneste ci sono solo le nostre mamme", dopo il quale però arriva puntuale la risposta di Gabriele, che evidentemente riporta il pensiero del regista: "E neanche, ci sono tanti di quei figli di puttana".

L'amarezza di Pietrangeli sembra alla fine dimostrare che la convenzione sociale, soprattutto in provincia, è più forte di tutto e che, come dice una delle confidente di Maria Grazia, "è terribile subire la gelosia di un uomo senza nemmeno il vantaggio di tradirlo"...

Nessun commento:

Posta un commento