"Faccio l'attrice per non morire e quando a quattordici anni e mezzo avevo quasi deciso di smettere di vivere, ho capito che potevo farcela a continuare, solo fingendo di essere un'altra, facendo ridere il più possibile".
Così Monica Vitti parlò di sé e della sua professione anni fa, ricordando il cinema come propria ancora di salvezza, avendo trovato nell'essere attrice la possibilità di andare oltre la propria esistenza e le proprie cupezze. Maria Luisa Ceciarelli ora se n'è andata davvero, dopo novant'anni di vita e venti anni di silenzio e di invisibilità, aiutata in questo dal marito Roberto Russo che le è stato a fianco mentre la sua malattia degenerativa le logorava la mente e la memoria.
È stata una delle più grandi attrici italiane, in grado di interpretare ruoli drammatici ed esistenzialisti, come quelli del cinema di Michelangelo Antonioni, nonché quelli da commedia, con Monicelli, che come nel caso di Gassman ne scoprì la vena comica per La ragazza con la pistola, in cui le ritagliò il ruolo di femminista per caso con Assunta Patanè, ma anche con Scola, Steno, Sordi e tanti altri. Monica Vitti ha avuto il merito di recitare al fianco dei più importanti attori italiani, senza mai limitarsi a fare da spalla e riuscendo ad essere protagonista sempre e comunque. Gassman, Sordi, Tognazzi, Mastroianni, Manfredi, Giannini, Proietti trovarono in lei non solo la bellissima e bravissima collega, ma anche una donna capace di tener testa al loro divismo, mattatrice tra i mattatori della commedia all'italiana. Ma andiamo con ordine...
Aveva esordito appena ventitreenne con Ridere! Ridere! Ridere! (Anton 1954), non accreditata in un film non certo indimenticabile che metteva in scena barzellette che si raccontavano su un treno un viaggiatore e un controllore. Prese il nome d'arte desumendolo dal cognome della madre, Vittiglia, e la sua voce, roca, inizialmente ritenuta un ostacolo alla sua attorialità, divenne invece un punto di forza identitario.
Dopo pochi altri lavori, nel 1960 iniziava la trilogia dell'incomunicabilità con Antonioni, girando, da protagonista, tre capolavori del calibro de L'avventura, La notte, L'eclisse (1960, 1961, 1962). Da lì in poi la sua carriera decollò e per il maestro che di fatto la trasformò in una grande attrice girò ancora il bellissimo Deserto rosso (1964) e il meno noto Il mistero di Oberwald (1980).
Nei vent'anni che vanno dal 1960 agli anni '80 trovò altri sodalizi che durarono per diverse pellicole: quello con Luciano Salce (La sospirosa, episodio di Alta infedeltà, 1964; Fata Sabina, episodio di Le fate, 1966; Ti ho sposato per allegria, 1967; L'anatra all'arancia, 1975), con Mario Monicelli (La ragazza con la pistola, 1968; Il frigorifero e Il leone, episodi di Le coppie, che Monicelli girò con Vittorio De Sica nel 1970; Camera d'albergo, 1981), con Alberto Sordi regista (Amore mio aiutami, 1969; Polvere di stelle, 1973; Io so che tu sai che io so, 1982), con Carlo Di Palma (Teresa la ladra, 1973; Qui comincia l'avventura, 1975; Mimì Bluette... fiore del mio giardino, 1976), con Steno (Amori miei, 1978; Il tango della gelosia, 1981).
E poi le tante commedie d'autore che le permisero di lavorare, tra gli altri, per Tinto Brass (Il disco volante, 1964), per Pasquale Festa Campanile (La cintura di castità, 1967), per Ettore Scola (Dramma della gelosia, 1970), per Dino Risi (Noi donne siamo fatte così, 1971), per Luigi Magni (La Tosca, 1973), senza dimenticare alcuni importanti cineasti stranieri, come Roger Vadim (Il castello in Svezia, 1963), Joseph Losey (Modesty Blaise - La bellissima che uccide, 1966), e persino Luis Buñuel (Il fantasma della libertà, 1974, vedi). Con la sua particolarissima voce, è stata anche doppiatrice di personaggi di film rimasti nella storia del cinema italiano, come Accattone di Pasolini (1961), in cui prestava la voce ad Ascenza interpretata da Paola Guidi; I soliti ignoti di Monicelli (1958), dove doppiava Norma (Rossana Rory), la fidanzata di Peppe-Gassman; Il grido di Antonioni (1957), in cui dava la voce a Virginia (Dorian Gray). Nel 1978 la volle anche Eduardo De Filippo per la sua commedia teatrale Il cilindro.
L'ultima fatica della sua carriera è stata nel doppio ruolo di regista e attrice, con Scandalo segreto (1990), scritto insieme al marito Roberto Russo, l'unico uomo che ha sposato, nel 2000, diciassette anni dopo averlo conosciuto, sul set di Flirt (1983), che Russo, già fotografo di scena, girò come regista proprio con Monica protagonista. Prima di lui due grandi amori, Michelangelo Antonioni e Carlo Di Palma.
Tanti i premi ottenuti nei suoi quasi quarant'anni di cinema; 5 David di Donatello, 12 Globi d’Oro, un Leone d’Oro alla carriera (1995), 3 Nastri d’Argento, un Ciak d’Oro alla carriera, un Orso d’Argento, una Concha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA. Nel 1968, a proposito di festival, fu nominata presidente della giuria a Cannes, ma era l'anno delle contestazioni e lei, così come altri membri della giuria, tra cui Louis Malle e Roman Polanski, si dimisero e i premi non vennero assegnati.
Chi l'ha amata sul grande schermo ha dovuto imparare a farne a meno da decenni, ora lo strappo definitivo. Addio Monica, non sappiamo dove sei adesso, ma continuiamo a ripeterti 'ndo vai, pur se privi del sorriso con cui lo ripetevi insieme ad Albertone. Non ci resta che ricordarti così, tra i silenzi più cupi e i sorrisi più ampi che ci hai regalato!
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