"Il vero amore trova sempre la strada... il vero amore spesso si smarrisce" e da amore può diventare vendetta e persecuzione. Con queste laceranti verità si potrebbe riassumere il musical di Leos Carax, al secolo Alex Christophe Dupont, nel quale il regista francese non perde un briciolo della sua autorialità, a nove anni dal suo ultimo film, Holy Motors.
Mai si era visto un musical così, non solo drammaticamente romantico (come West side story, Robbins-Wise 1961), ma sconquassante, perturbante, senza speranza, capace di far provare allo spettatore una gamma di emozioni infinita, di gettarlo in una "bufera infernal che mai non resta", per dirla col Dante della Commedia, naturalmente nel canto di Paolo e Francesca (V, 31), e pensando a una delle sequenze più significative del film, che vede i protagonisti ballare proprio durante una tempesta nell'oceano, nell'immagine scelta anche per la locandina (trailer).
Henry McHenry (Adam Driver) e Ann Defrasnoux (Marion Cotillard) sono due artisti di successo, entrambi bellissimi e di gran fascino, lui un comico trasgressivo, provocatorio, che fa spettacoli in cui voce e corpo hanno un ruolo determinante, lei una soprano dalla voce soave e dalla classe infinita.
Inevitabile che la loro relazione sia seguita dai rotocalchi e dalle tv; inevitabile che in pasto ai media finiscano le storie precedenti di Henry, in diversi casi condite da accuse di violenza (che Carax divide in uno split screen a sei scomparti); inevitabile che l'unione vada in frantumi proprio subito dopo la nascita di una figlia, Annette, non proprio una bambina, ma un burattino di legno inquietante, degno di un horror (ricorda il Chucky de La bambola assassina - Holland 1988), che accuserà i genitori di averla sfruttata per i propri fini dichiarando che avrebbe preferito la loro morte.
È questa rabbia, questa consapevolezza, il segno di una crescita che le darà carne ed ossa, in una versione rancorosa e vendicativa di Pinocchio, in cui il burattino collodiano sembra fondersi con la sposa di Kill Bill, a cui è possibile accostare anche Ann, che nelle scene dopo la tempesta può evocare persino la Samara di The Ring (Verbinski 2002), remake del meno noto Ring (Nakata 1998).
E poi, ovviamente, la capacità di cantare, che in Annette compare, ereditata dalla madre, quando il soffitto e le pareti della sua cameretta vengono illuminati da una lampada che riproduce il cielo stellato, uno di quegli oggetti determinanti nella narrazione che bene starebbe ad arricchire le pagine del bel libro di Antonio Costa, La mela di Cézanne e l’accendino di Hitchcock (2014).
E poi, ovviamente, la capacità di cantare, che in Annette compare, ereditata dalla madre, quando il soffitto e le pareti della sua cameretta vengono illuminati da una lampada che riproduce il cielo stellato, uno di quegli oggetti determinanti nella narrazione che bene starebbe ad arricchire le pagine del bel libro di Antonio Costa, La mela di Cézanne e l’accendino di Hitchcock (2014).
Tutto è raccontato attraverso le canzoni degli Sparks (colonna sonora), ideatori anche della storia originale. I testi del duo losangelino, composto da Ron e Russell Mael, fondato ormai quasi cinquant'anni fa nel 1972, molto spesso costituiscono riflessioni e dialoghi dei personaggi. Brani come We Love Each Other So Much, Aria o Sympathy for the Abyss restano in testa anche dopo il film, ma a livello narrativo va sottolineato la valenza di May we start e della passeggiata degli attori sui titoli di coda, che fanno da cornice ad una storia che si dipana tra questi estremi teatrali, che coinvolgono il pubblico, a cui chiedono prima di trattenere il fiato e poi gli augurano buonanotte e un buon ritorno a casa, spingendolo al passaparola, qualora il film gli sia piaciuto...
La mdp in entrambi i casi ha il punto di vista dello spettatore, gli attori e i loro personaggi incombono nella sala e ci si avvicinano, aumentando quel rapporto empatico che ci lega a loro.
Lo spettacolo di Henry si intitola The Ape of God e non può non far pensare a The Apes of God, romanzo del 1930, con cui Wyndham Lewis faceva satira su autori come James Joyce, Gertrude Stein e Virginia Woolf. Qui Adam Driver, dopo aver fatto un riscaldamento da pugile, si presenta in accappatoio sul palco, interagisce col pubblico che canta a sua volta, canticchia l'odio tra le religioni che si chiude con "tutti odiano gli ebrei".
L'attore di San Diego, che in molti avevamo conosciuto proprio vedendolo cantare con la sua voce baritonale Please Mr Kennedy, con Oscar Isaac e Justin Timberlake, in A proposito di Davis (Coen 2013), è letteralmente strepitoso: ci fa ridere, ci fa commuovere, ci fa paura, e nonostante il suo metro e novanta, e un'inevitabile durezza nei movimenti sgraziati che effettua seminudo sul palco, brilla sempre. La sua espressione, in parte nascosta dalla mano sul volto, quando vede la figlia esibirsi per l'Iperbowl (sic), è un capolavoro d'interpretazione che andrebbe studiato alle scuole di recitazione, tra orgoglio, malinconia, tristezza, disperazione.
Bravissima e bellissima, ma indubbiamente imparagonabile al suo collega per l'impatto sulla pellicola, anche Marion Cotillard, che Carax, in uno dei montaggi che danno immagine ai pensieri di Henry, mostra in forma evanescente anche mentre, in abiti di scena, canta ne La Boheme, ne La Traviata, in Madama Butterfly. La sua Ann viene dotata di uno degli attributi più cocenti della tradizione iconografica femminile: una mela rossa, che le vediamo mordere in più occasioni e che la rende insieme Eva e strega di Biancaneve - in un caso è persino davanti ad uno specchio -, peccato e oblio, eros e thanatos. In casa, inoltre, si vede appeso ad una parete il manifesto della Salomè di Richard Strauss, interpretata con successo negli anni '20 del Novecento da Geneviève Vix, soprano francese, proprio come Ann.
E un'icona del cinema francese è anche l'attrice tedesca Dita Parlo che si immerge in acqua ne L'Atalante di Jean Vigo (1934), citato da Carax nell'omologa sequenza che vede protagonista Ann durante la tempesta.
Le scene di sesso tra i due personaggi, poi, sono eccitanti, calde, conturbanti, delle danze sensuali di corpi in movimento nella penombra. Leos Carax adotta una regia di estetica sopraffina, come evidenzia una notevole ellissi che passa dal mazzo di fiori di Ann lanciato in aria allo stesso sottinsù che inquadra i rami degli alberi tra i quali si vede il cielo azzurro; una vorticosa ripresa circolare attorno all'importante figura del direttore d'orchestra (Simon Helberg), oppure usando associazioni tra testo e immagine, come nel caso in cui Ann canta il pericolo e davanti a sé la mdp riprende una ragnatela.
C'è spazio anche per la storia dell'arte, poiché la casa in cui vivono Henry e Ann ricorda davvero molto la celeberrima Casa Kaufmann, capolavoro dell'architettura organica, costruita su una cascata in Pennsylvania da Frank Lloyd Wright (1936-39).
Henry, nell'ossessione di volere tutte le ragazze che incontra, novello "uomo che amava le donne" di truffautiana memoria (leggi), ma in versione disperata, si chiede "sarò ancora degno di essere amato?". Sensi di colpa, ossessioni, voglia di riscatto, vendette, altezze impareggiabili e discese che portano a toccare il fondo, tutto ciò che per molti vuol dire amare, con una certa Sympathy for the Abyss...
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