martedì 28 luglio 2020

Saluto a Olivia de Havilland (1/7/1916-20/7/2020)

Centoquattro anni compiuti da una ventina di giorni... l'attrice più longeva di Hollywood si è spenta a Parigi, pochi mesi dopo Kirk Douglas, l'altro highlander del cinema mondiale.
Erano gli ultimi due attori che avevano vissuto l'età dell'oro di Hollywood, avendo all'attivo film prodotti prima della Seconda guerra mondiale.
Il nome di Olivia de Havilland è indissolubilmente legato a un ruolo, quello di Melania Hamilton in Via col vento (Fleming 1939), la sorella di Carlo, primo marito di Rossella O'Hara. Il suo personaggio, peraltro, è in qualche modo l'antagonista di quello di Rossella: Melania appare saggia, calma, una donna remissiva e pienamente nella tradizione, rispetto alla Rossella ribelle, impulsiva e in contrasto con la morale dominante (per chi ancora oggi si affanna a descrivere Via col vento come un film esclusivamente retrogrado e reazionario).
 Eppure fu proprio Olivia, nella vita reale, ad essere più ribelle: nel 1943 fece causa alla Warner Bros, che voleva imporle di lavorare oltre gli anni del suo contratto e rifiutò dei ruoli; la vittoria legale condusse alla cosiddetta “legge De Havilland”, che diede più potere agli attori di fronte ai colossi delle major.
Olivia era figlia d'arte, sua madre infatti era Lilian Ruse, in arte Lilian Fontaine, attrice inglese che aveva sposato l'avvocato Walter Augustus de Havilland, che per lavoro aveva portato la moglie a Tokyo, motivo per cui Olivia nacque lì in Giappone, così come la sorella l'anno seguente... Joan, attrice anche lei, prese il nome d'arte della madre, diventando una delle più grandi attrici del tempo. Joan Fontaine fu, infatti, protagonista di film come Rebecca la prima moglie e Il sospetto (Hitchcock 1940, 1941), ma per tanti altri capolavori, compreso quel gioiello che è Lettera da una sconosciuta (Ophüls 1948). Anche la madre, Lilian, lavorò a Hollywood, tra gli altri, con Billy Wilder (Giorni perduti, 1945), Sam Wood (Sfinge del male, 1947), Ida Lupino (La grande nebbia, 1953).
Lilian e Walter Augustus, però, si erano separati nel 1919 e la vita della donna e delle due figlie era completamente cambiata, a partire dal trasferimento da Tokyo a Los Angeles.
Olivia iniziò a teatro, nello shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate, diretto da Max Reinhardt (1934), e l'anno dopo lo stesso spettacolo era già un film, in cui il regista era coadiuvato da William Dieterle. Nel 1935, però, partecipò subito ad altre tre pellicole, tra cui Capitan Blood di Michael Curtiz, per poi continuare a recitare nei cinque anni seguenti per Mervin Leroy (Avorio nero), James Whale (L'ultima beffa di Don Giovanni) e, soprattutto, ancora per Curtiz (La carica dei Seicento, Occidente in fiamme, La leggenda di Robin Hood, La quadriglia dell'illusione, Gli avventurieri, Il conte di Essex), prima di entrare a far parte del film che la farà entrare di diritto nella storia del cinema.
Ne L'ereditiera con Montgomery Clift
Eppure, nonostante il grande pubblico la ricordi quasi esclusivamente come Melania, l'attrice vinse ben due Oscar come migliore interprete negli anni seguenti, per A ciascuno il suo destino (Leisen 1946) e per L'ereditiera (Wyler 1949), e lavorò con diversi registi e in importanti produzioni fino al 1979. Tra queste vanno ricordate le pellicole di Raoul Walsh (Bionda fragola, La storia del generale Custer, 1941), di John Huston (In questa nostra vita, 1942); il noir di Robert Siodmak, Lo specchio scuro (1946), in cui interpretò due gemelle; e quello di Robert Aldrich, Piano... piano, dolce Carlotta (1964), seguito del più celebre Che fine ha fatto Baby Jane?, dove la leggenda vuole che fu chiamata dalla stessa Bette Davis a sostituire Joan Crawford.
Appena oltre i sessant'anni partecipò anche ad Airport '77 (Jameson 1977) e chiuse la carriera con The Fifth Musketeer (Annakin 1979).
Il rapporto con la sorella Joan non fu affatto facile e la loro competizione non è mai stata un segreto. Quando la protagonista de Il sospetto vinse l'Oscar nel 1942, proprio ai danni di Olivia per La porta d'oro (Leisen), le cose peggiorarono anche e, dopo il 1975, anno della morte della madre, le due non si rivolsero più la parola, se non negli ultimi mesi di vita di Joan, morta a 96 anni nel 2013, perché la genetica non mente. Nel 1978, la stessa Joan Fontaine dichiarò profeticamente e con una lingua particolarmente tagliente, in un'intervista sulla rivista People, "Sono stata la prima a sposarmi, la prima a vincere l’Oscar, la prima a diventare madre. Se morirò prima di lei la farò infuriare perché l’avrò battuta anche in quello". Olivia, dal canto suo, non era meno tenera: "Certo che regalerei un po’ della mia bellezza a mia sorella".
Olivia con Howard Hughes
Eppure sono le uniche due sorelle della storia ad aver vinto entrambe un Oscar come miglior attrice protagonista.
Per quanto riguarda la sua vita privata, Olivia de Havilland, che dal 1991 viveva a Parigi, si è sposata due volte, con lo scrittore Marcus Goodrich (1946-53) e con il giornalista Pierre Galante (1955-79), con cui ha mantenuto uno splendido rapporto anche dopo il divorzio. Dal primo, nel 1949, ebbe Benjamin, morto poco più che quarantenne nel 1991 a causa del morbo di Hodgkin; dal secondo nel 1956 Gisèle.
Prima dei due matrimoni, però, Olivia ebbe delle storie con nomi famosi del cinema del tempo, come James Stewart e John Huston, ma anche con Howard Hughes, il celebre aviatore, regista e produttore a cui Martin Scorsese ha dedicato il suo The Aviator (2004).
Nel 2001, infine, a 101 anni, la regina Elisabetta la proclamò dama del Regno Unito.
Un titolo perfetto per un'attrice che sarà ricordata come estremamente elegante, di classe, capace di interpretare ruoli in film in costume, ma anche western, noir e tanto altro. Purtroppo per lei, però, per tutti sarà sempre Melania Hamilton, con le sue battute da vorrei ma non posso, noiose e benpensanti, come "oh, Rossella, tu sei piena di vita. Ti ho sempre ammirata tanto e vorrei essere come te" oppure "i bambini sono la vita che si rinnova. E credo quindi che valga bene la pena di rischiare".
Ottima attrice, per nulla docile come in quel personaggio, nella storia del cinema ebbe anche un altro ruolo determinante, quello di aver presentato il principe Ranieri di Monaco a Grace Kelly, che segnò la fine della carriera della diva preferita da Hitchcock. E chissà che non l'abbia vista, col senno di poi, come una piccola vendetta verso colui che aveva portato all'Oscar la sorella prima di lei...

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