sabato 8 febbraio 2020

Saluto a Kirk Douglas (9/12/1916-5/2/2020)

Era l'attore più longevo di Hollywood... 103 anni, un vero highlander del cinema. Se ne va un pezzo di storia, un interprete che è stato un divo inconfondibile per diverse generazioni di spettatori.
Figlio di ebrei bielorussi emigrati negli Stati Uniti, Issur Danielovitch era nato nel 1916 ad Amsterdam, nello stato di New York.
Dopo la laurea in lettere e il diploma all'Accademia americana di arti drammatiche di New York, dovette arruolarsi come marine per la Seconda guerra mondiale. Al ritorno ci furono i primi lavori in teatro e soprattutto a Broadway, dove cambiò il proprio nome in Kirk, dal personaggio dei fumetti che amava, e Douglas, cognome dell'insegnante di dizione all'Accademia.
Kirk Douglas in Orizzonti di gloria
Col cinema iniziò tardi, quando già ventinovenne esordì nel noir di Lewis Milestone Lo strano amore di Marta Ivers (1946), dove recitava al fianco di Barbara Stanwick e Van Heflin. Già l'anno seguente partecipava al bellissimo Le catene della colpa (Tourneur 1947) e da lì in poi la sua carriera fu una sequela di grandi film e grandissimi registi attivi negli Stati Uniti, da Joseph L. Mankiewicz (Lettera a tre mogli, 1949; Uomini e cobra, 1970) a Michael Curtiz (Chimere, 1950), da Raoul Walsh (Sabbie rosse, 1951) a Billy Wilder (L'asso nella manica, 1951), da William Wyler (Pietà per i giusti, 1951) a Howard Hawks (Il grande cielo, 1952), da Vincente Minnelli (Il bruto e la bella, 1952; Brama di vivere, 1956.
Kirk Douglas in Spartacus
Due settimane in un'altra città, 1962) a Richard Fleischer (20.000 leghe sotto i mari, 1954; I vichinghi, 1958); da King Vidor (L'uomo senza paura, 1955) a John Sturges (Sfida all'O.K. Corral, 1957; Il giorno della vendetta, 1959), da Stanley Kubrick (Orizzonti di gloria, 1957; Spartacus, 1960) a Robert Aldrich (L'occhio caldo del cielo, 1961); da John Huston (I cinque volti dell'assassino, 1963) a John Frankenheimer (Sette giorni a maggio, 1964); da Otto Preminger (Prima vittoria, 1965) a Elia Kazan (Il compromesso, 1969), fino a Brian De Palma (Fury, 1978; Home Movies, 1979), Stanley Donen (Saturno 3, 1980) e John Landis (Oscar, 1991).
Kirk Douglas in Brama di vivere
Un totale di oltre novanta film, tra cui ci sono anche pellicole di registi europei, su tutti Parigi brucia di Renée Clement (1966), nonché italiani, come l'Ulisse di Mario Camerini (1954), e l'horror-catastrofico Holocaust 2000 di Alberto De Martino (1975).
Fatta eccezione per le primissime apparizioni, in cui comunque aveva il ruolo dell'antagonista, fu praticamente sempre il protagonista dei film che interpretò e, in un paio di casi, persino il regista (Un magnifico ceffo da galera, 1973; I giustizieri del West, 1975).
Incredibile, scorrendo i titoli della sua filmografia, la diversa tipologia dei generi a cui partecipò, che spaziano dai noir ai western, dalle commedie ai melodrammi, dai film d'avventura a quelli storici, dai film bellici alla fantascienza. Difficile anche comprendere, analizzando la storia degli Oscar, ma non è cosa rara, come sia stato possibile che il suo talento non abbia mai raggiunto la statuetta più agognata di Hollywood, se non quella alla carriera, arrivata ormai quasi venticinque anni fa, nel 1996, anno in cui, pochi mesi dopo, un ictus aveva ridotto il suo eloquio.
Con la seconda moglie, Anne Buydens
Kirk Douglas si era sposato due volte: la prima con l'attrice britannica, ma molto attiva a Hollywood, Diana Dill (1943-51), morta nel 2015; la seconda con la produttrice Anne Buydens, conosciuta sul set di Brama di vivere di Minnelli (1956), oggi rimasta vedova a 101 anni. Da Diana ha avuto Michael (1944) e Joel (1947), da Anne Peter Vincent (1955) - in Brama di vivere Kirk è Vincent Van Gogh - ed Eric (1958), morto nel 2004 per overdose.
Con il figlio Michael e il nipote Cameron
Siamo ormai a poche ore dalla cerimonia degli Oscar. Stavolta Kirk Douglas sarà protagonista indiscusso al Dolby Theatre di Los Angeles, proprio quando 1917 di Mendes, che ne cita la sua passeggiata in trincea in Orizzonti di gloria, è uno dei grandi favoriti. Sarà una serata speciale anche nel suo ricordo...

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