Al suo secondo lungometraggio, dopo The Witch (2015), Robert Eggers gira un film claustrofobico, sperimentale, in bianco e nero e in 4:3, con due interpreti di livello, ma il risultato non è sempre all'altezza (trailer).
Anni ottanta dell'Ottocento. Thomas Howard (Robert Pattinson), boscaiolo per sua stessa ammissione stanco degli alberi, raggiunge un'isola del New England per lavorare per un mese come guardiano del faro al fianco del più anziano Thomas Wake (Willem Defoe). I loro rapporti non saranno facili e le iniziali ingenuità del primo verranno sistematicamente annichilite dal più anziano, evidentemente segnato da anni di isolamento all'interno del faro, iracondo e dedito a libere flatulenze, oltre a non tollerare nessuno al suo fianco.
Il giovane Thomas non fuma perché il regolamento lo vieta e, oltre ad essere deriso per questo, si sente dire "non mi sembravi uno che legge"; il vecchio Thomas non gli permette di accedere alla lanterna, dove invece lui si lascia andare a momenti di estasi in cui, seminudo, è accecato dalla luce. Impossibile osservare Willem Defoe in questo momento senza pensare a lui come Gesù ne L'ultima tentazione di Cristo (Scorsese 1988).
Ad accrescere questo effetto va notato che lo stesso Thomas Wake ripete più volte durante il film, in una sorta di tormentone, "che la pallida morte con l'orrido artiglio faccia di un altro oceanico il nostro giaciglio. Dio che dell'onde ascolti veemenza, salva l'anima che invoca clemenza". Si tratta di una delle tante frasi epiche della sceneggiatura, ma questa appare liberamente ispirata proprio ad una delle strofe attribuite a Pietro Metastasio per i canti dedicati alle ultime sette parole di Gesù agonizzante sulla croce ("quando morte con orrido artiglio la mia vita a predare ne venga").
La mdp, tra l'altro, arriva alla lanterna in alto senza stacchi, con un bel carrello verticale, movimento più volte ripetuto nel corso della pellicola, assecondando naturalmente la struttura stessa del faro. Eggers in diversi frangenti, aiutato anche dalla notevole fotografia di Jarin Blaschke, gira con grande abilità, soprattutto nelle prime sequenze: dalla foschia iniziale al bel fermo immagine pittorico con cui ci presenta i due protagonisti ancora con i bagagli in mano, in un'inquadratura nella quale Thomas-Defoe ricorda molto Il postino Joseph Roulin di Van Gogh (Boston, Museum of Fine Arts, 1888). Altrettanto bello è lo split screen naturale ricavato all'interno del faro, quando i due si sistemano nella comune stanza con i letti separati da una trave.
Proprio nel suo materasso Thomas Howard trova la piccola statuetta di una sirena, che tanta influenza avrà nella sua psiche e in alcune sequenze visionarie successive, nelle quali Eggers prova a fare David Lynch senza riuscirci e omaggia il surrealismo con l'inquadratura stretta dell'occhio del giovane guardiano del faro.
Wake, peraltro, rivela al collega più giovane che il suo predecessore, Ephraim Winslow, nome con cui spesso chiama anche il suo nuovo collaboratore, è impazzito fino a morire dopo aver visto sirene e tritoni, ed essere stato vittima del fuoco di sant'Elmo. Quest'ultimo riferimento rimanda immediatamente a Moby Dyck di Melville, romanzo che Robert Eggers e suo fratello Max hanno ben presente nella loro sceneggiatura e che infatti citano anche più avanti, quando il Thomas giovane paragona l'omonimo più anziano al capitano Achab.
La scrittura, come già evidenziato, punta costantemente all'epica. Wake, in uno dei suoi deliri, prorompe con "sono felicemente sposato con questo nostro faro che è stato una moglie più bella, fedele e tranquilla di qualsiasi altra donna in carne e ossa", mentre Howard afferma "non trovo posto che mi piaccia veramente" e "non mi volto mai a guardare ciò che lascio alle spalle".
C'è anche qualche immancabile rimando a Hitchcock, a cui si pensa sia quando vediamo la scala a chiocciola del faro, inquietante come quella di Vertigo (1958), ma soprattutto l'aggressività dei gabbiani, che attaccano il giovane guardiano come se fosse a Bodega Bay ne Gli uccelli (1963). Anche lui, come Mitch-Rod Taylor allora, ha a disposizione una sequenza in cui sfoga tutta la sua rabbia contro uno di loro, ma dopo deve subire la reprimenda di Wake che lo redarguisce, poiché "porta male uccidere uccelli marini. Nei gabbiani vivono le anime dei marinai che hanno incontrato Dio".
Gli spazi angusti del faro, in cui i due personaggi si muovono costantemente (fatta eccezione per qualche sporadico esterno a pochi passi dal faro o in acqua), vengono ulteriormente drammatizzati dalla mdp che talvolta inquadra gli ambienti dal basso verso l'alto, mostrando i soffitti come faceva Orson Welles in Quarto potere (1940) e allungando ombre espressioniste sulle pareti.
Il film di Eggers, pur partendo da ottime premesse, si aggroviglia nei meandri del citazionismo e perde di vista la storia che sta raccontando. La follia dei personaggi è sempre più sopra le righe, forse è questo il faro di Shutter island che Scorsese saggiamente non faceva raggiungere a Leonardo di Caprio? I toni disturbanti, a cui contribuisce in maniera determinante anche la musica di Mark Korven, col passare dei minuti, perdono intensità e si trasformano spesso in grotteschi, come nel caso dell'invocazione di Thomas Wake a Nettuno, col "tridente con le punte di corallo", che prenderà forma in una delle visioni del ragazzo.
Il contrasto tra i due da verbale si farà sempre più fisico, Defoe e Pattinson sembrano degni eredi di Michael Caine e Christopher Reeve in Trappola mortale (Lumet 1982), e ci sarà spazio per un ennesimo riferimento mitologico, con Thomas Howard nei panni di Prometeo, con la luce elettrica al posto del fuoco e un gabbiano in veste d'aquila...
In questo horror vacui senza tregua, fatto di tempeste, visioni, ebbrezza, lotta, autoerotismo disperato, raggi che escono dagli occhi stile supereroi, rende la pellicola di Eggers, nonostante gli indubbi elementi di fascino, un ottovolante davvero troppo confusionario.
In questo horror vacui senza tregua, fatto di tempeste, visioni, ebbrezza, lotta, autoerotismo disperato, raggi che escono dagli occhi stile supereroi, rende la pellicola di Eggers, nonostante gli indubbi elementi di fascino, un ottovolante davvero troppo confusionario.
Interessante recensione! Capisco il tuo punto di vista, anche se io sono rimasto rapito da questo film, era scomparso il cinema intorno a me e mi trovavo al freddo su quell'isola insieme ai due matti nel faro...
RispondiEliminaHo linkato il tuo post sotto quello del mio blog! Ciao!