giovedì 1 agosto 2019

I morti non muoiono (Jarmusch 2019)

"Che mondo di merda!" Con questa frase lapidaria (è proprio il caso di dirlo per un film sugli zombie) si chiude l'ottimo b-movie d'autore, di un regista mai banale che, anche nella parodia, ci regala momenti eccezionali. Jim Jarmusch, infatti, ha realizzato un divertissement che galleggia tra i Coen e i Monty Pyhton, un gran bel galleggiare... (trailer)
La canzone country di Sturgill Simpson che dà il titolo al film, Dead don't die, e che gli stessi personaggi definiscono "il motivo portante", ricorda le melodie di tante colonne sonore degli autori di Fratello, dove sei?, così come l'isolatissima cittadina di provincia di Centerville potrebbe essere la perfetta ambientazione di un loro film, e poi c'è uno dei loro attori feticcio, Steve Buscemi, che interpretando Frank torna alla sua maschera più riuscita, quella dell'ottuso repubblicano gretto e razzista. Stavolta entra in scena indossando un cappello rosso con la scritta "make America white again" mentre parla con l'afroamericano Hank (Danny Glover), davanti al quale compie persino un'altra gaffe, lamentandosi di un caffè "troppo nero per me" e provando a riprendersi con un "intendevo troppo forte". 
L'eremita di Tom Waits e quello di Michael Palin
Dei Python c'è il nonsense che fa da sostrato all'intera pellicola, in cui i protagonisti Cliff (Bill Murray, che in Zombieland - Fleischer 2009 era stato uno zombie anche lui) e, soprattutto, Ronnie (Adam Driver), sono poliziotti che appaiono incapaci di provare emozioni o avere reazioni anche di fronte all'avvenimento più spaventoso o macabro. E poi l'eremita Bob, interpretato da Tom Waits, che sembra l'alter ego di quello interpretato da Michael Palin all'inizio delle puntate del Monty Python's Flying Circus (vedi).
L'impassibilità di Ronnie è esilarante: ripete continuamente "qui finisce male", alternandola a frasi più articolate, come "questa cosa non finisce bene" o "tutta questa storia finisce male"; ed è lui che, dopo il tormentone su chi possa essere stato ad uccidere le prime vittime - "è stata una bestia selvatica... o diverse bestie selvatiche" - afferma senza scomporsi "io credo zombie... sai, non morti, spettri".
Quando il suo collega, in preda ad un accesso d'ira, lancia il cd di Sturgill fuori dall'abitacolo il suo commento è in linea col personaggio, "sei stato irrazionale, Cliff", e alla richiesta di spiegazione per il suo incredibile controllo, la risposta è ancora più buffa: "affronto la cosa a modo mio", come dimostrerà più avanti, conversando amabilmente tenendo per i capelli la testa di uno zombie appena decapitato, in stile Perseo con la Medusa o come Dante fa tenere la propria testa al seminatore di discordia Bertran de Born nella Commedia (If. XXVIII). Eppure ci saranno delle sorprese anche per lui, nonostante abbia letto il copione di Jim, come ostenta davanti agli altri rompendo il velo della finzione cinematografica e facendo offendere Bill Murray, che prorompe: "a me ha dato solo le mie battute, dopo tutte le cose che ho fatto per lui... e molte nemmeno si sanno. Che stronzo!"
Mindy (Chloe Sevigny), collega di Ronnie e Cliff, invece, non riesce ad essere come loro e ha reazioni più naturali: vomita dopo aver visto i primi cadaveri uccisi dai morti viventi; chiede di essere rassicurata e che qualcuno dica che andrà tutto bene (anche se Ronnie chiarisce "non sono sicuro di poterlo dire") e non riesce a partecipare al dialogo, quando Ronnie decapita uno zombie al grido di "bisogna uccidere la testa" e Cliff non trova altro da dire se non "hai una gran bella battuta, hai giocato in una squadra minore, vero?".
Proprio a Centerville e nelle zone limitrofe si stanno verificando strani fenomeni che fanno riflettere la comunità: i disturbi dei segnali radio, dei campi telefonici, le ore di sole che aumentano, gli animali che sembrano impazziti, sono solo il prologo del risveglio dei non morti, che iniziano a uscire dalle proprie sepolture (nelle buche si rischia di inciampare!).
Gli eventi sono collegati ad un cambiamento ben più rilevante: l'asse terrestre si è spostato, il fracking è la conseguenza di un pianeta che l'uomo sta deteriorando (polemica ambientalista), ma anche una certezza rispetto alla sua morfologia (ironia nei confronti dei movimenti terrapiattisti e complottisti in genere). Anche i tg, con l'inviata Posie Juarez (Rosie Perez), ripetono che la terra, uscita dal suo asse, sta rallentando la rotazione.
I morti viventi, come da tradizione, divorano gli umani, ma sono soprattutto interessati ai beni e alle abitudini da cui si sono dovuti distaccare morendo: fanno sport e ripetono ossessivamente "caffè", "centrifughe", "chardonnay", e persino "wifi" tenendo i cellulari in mano in cerca di campo.
L'aspetto cinefilo non può mancare, naturalmente, e Jarmusch in primis gli dedica un luogo specifico e un personaggio. Si tratta di Bobby Wiggins (Caleb Landry Jones), giovane nerd gestore della stazione di servizio di Centerville, che il corriere (RZA) chiama Bilbo Baggins o Frodo, e che ha il negozio tappezzato di locandine di film, tra cui cult dell'horror di ogni tempo, da La moglie di Frankenstein (Whale 1935) e L'uomo lupo (Waggner 1941) a La cosa (Carpenter 1982).
Ed è sempre lui che, indossando una maglietta con Nosferatu (Murnau 1922), parla con tre ragazzi che arrivano a Centerville (tra questi una è Zoe, interpretata dalla cantante Selena Gomez), dà precisi dettagli di Norma Bates e del suo hotel in Psycho (Hitchcock 1960), notando che la loro automobile, peraltro, è una Pontiac Le Mans '68, come quella de La notte dei morti viventi di George Romero (1968), la pellicola che ha dato origine al sottogenere horror sugli "zombie", cui lo stesso I morti non muoiono appartiene. Una curiosità: l'esemplare automobile, trovato in versione bianca, nonostante il film originale fosse in bianco e nero, è stata ricolorata in "Palmetto green" per fedeltà al modello usato da Romero.
I primi zombie, interpretati da Iggy Pop e dalla regista Sara Driver, emergono dalla terra con quella mano che fa capolino in superficie a dita aperte, invenzione De Palma inserì nel suo horror di culto Carrie (1976). Una delle lapidi, inoltre, riporta il nome del regista Samuel Fuller.
Lo zombie Iggy Pop
Anche il personaggio di Zelda (Tilda Swinton) è figlio della cinefilia: fredda e diafana, come la Eve de Gli amanti sopravvivono (Jarmusch 2013), è la nuova direttrice delle pompe funebri di Centerville, appassionata di arti marziali e katane come la Uma Thurman di Kill Bill. Prima di apparire sullo schermo è nominata attraverso una citazione (errata): il suo nome, infatti, fa pensare a Zelda Fitzgerald, la moglie dello scrittore Francis Scott, ma il personaggio che la ricorda la associa al film Il grande Gatsby (Clayton 1974) e non al romanzo di Fitzgerald, tanto da descrivere lo stesso Gatsby come "quel riccone anni '20 alla Robert Redford".
Zelda è impassibile come un automa, si rammarica perché "oggi i morti non vogliono morire, è così?", e si muove roboticamente, camminando per angoli retti, e parla ai suoi interlocutori ripetendo ne il nome e il cognome  con un tono meccanico e, quando Ronnie tira fuori un portachiavi del Millennium Falcon di Guerre Stellari, lei commenta con un "ah, una buona fiction...", per poi ritenere una "vetturetta divertente" la Smart decappottabile del poliziotto, nonostante la stia guidando in strade infestate dagli zombie.
Le stranezze di Zelda, notate da Mindy, però, vengono facilmente spiegate da Cliff, con un riduttivo "è scozzese!"
Bob, in disparte da tutto e da tutti, è il corifeo di questa divertente commedia: con lui il film inizia e finisce. È lui a vedere uno stormo di corvi alzarsi in volo (come non pensare a Van Gogh?) ed è sempre lui a prendersi una vendetta nei confronti di un personaggio che sembra averlo accusato ingiustamente, ma la verità non è mai così semplice...
In lui si nasconde il pensiero di Jim Jarmusch? Probabile, anche a giudicare dalla citazione di Moby Dick di Melville - "gli indicibili tormenti degli innumerevoli mortali" - riguardante l'aria terrena infettata dagli uomini che sono morti esalandola, che decontestualizzata appare perfetta per i non-morti rianimati, ma soprattutto per la frase finale che sembra detta proprio dal regista, convinto che il nostro mondo sia pieno di zombie materialisti e affamati di oggetti. Come dargli torto? 

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