venerdì 19 aprile 2019

Saluto a Bibi Andersson (11/11/1935 - 14/4/2019)

Pochi giorni fa se n'è andata Bibi Anderson, nome d'arte di Berit Elisabeth, icona del cinema europeo degli anni '50-'70, indissolubilmente legata al nome di Ingmar Bergman.
Era nata 83 anni fa sull'isolotto di Kungsholmen, territorio di Stoccolma con un'estensione di 4 kmq (un decimo di Ischia, come Procida), antropizzata nel XV secolo dai francescani, espulsi dopo la Riforma protestante.
Ancora adolescente, durante una piece teatrale a Malmoe nel 1951, venne notata dal grande regista svedese che la coinvolse in diversi spot in costume per il detergente Bris a partire da quell'anno (vedi spot 1953).

Nella prima parte degli anni '50 alternò lo studio, alla Royal Dramatic Theatre School e alla Teserus Drama School, al lavoro, ottenendo alcune parti in diversi film. Proprio nel 1955 esordì al cinema con Ingmar Bergman in una particina del bellissimo Sorrisi di una notte d'estate.
Da lì in poi il suo nome è comparso in altre dieci pellicole dirette dal maestro, divenendo di fatto l'attrice più rappresentativa della sua filmografia al pari di Liv Ullmann: Il settimo sigillo, Il posto delle fragole (1957), Alle soglie della vita, Il volto (1958), L'occhio del diavolo (1960), A proposito di tutte queste... signore (1963), Persona (1966), Scene da un matrimonioPassione (1969), L'adultera (1971). Il legame con Bergman la vede anche protagonista in negativo, quando nel 1976 viene coinvolta nello scandalo di evasione fiscale che causo l'arresto di entrambi.
Bibi, però, dopo il grande successo bergmaniano venne chiamata anche da altri registi, approdando a Hollywood, dove lavorò con Ralph Nelson nel western Duello a El Diablo (1966), con John Huston in Lettera al Kremlino (1970), storia di spionaggio e Guerra fredda, con Robert Altman in Quintet (1979), e a Broadway, dove fu nel cast di Full circle di otto Preminger (1973) e di The Night of the Tribades di Michael Kahn (1977). 
Tra i tanti altri film girati in patria e all'estero, invece, collaborò anche con alcuni cineasti italiani: fu Ingrid, nel film di Alberto Sordi Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966), incentrato sul dibattito allora vivo nel nostro paese sul divorzio; partecipò a pellicole sentimentali come Violenza al sole - Una estate in quattro di Florestano Vancini (1970), La rivale di mia moglie e Storia di amore con delitto, entrambi di Sergio Gobbi (1974, 1975), e, infine, con Marco Bellocchio ne Il sogno della farfalla (1994).
Tra i suoi riconoscimenti, quello di miglior attrice a Cannes ex aequo con le "colleghe" di Alle soglie della vita Eva Dahlbeck, Barbro Hiort af Ornäs e Ingrid Thulin; l'Orso d’argento a Berlino per L’amante (Sjöman 1964); quattro Guldbagge, il premio nazionale del cinema svedese. Fu anche nel cast del film danese Il pranzo di Babette che vinse l'Oscar come miglior film straniero nel 1988.
Negli ultimi anni l'attrice aveva lavorato solo in Svezia, con Unni Straume, Anders Nilsson e Peter Flinth. L'ultima sua apparizione sul grande schermo, con spezzoni di girato precedente, risale ormai a dieci anni fa, nel documentario su Ingmar Bergman del connazionale Stig Björkman Images from the Playground (2009), una coincidenza che ha chiuso la sua carriera in maniera perfettamente circolare.
Proprio nello stesso anno, Berit Elisabeth era stata colpita da un ictus, che l'ha resa muta fino alla morte (come non pensare a Sinfonia d'autunno - Bergman 1978?). Fino ad allora, però, fu impegnata anche nel sociale e nella politica, ad esempio coinvolgendo persone del cinema nel sostenere la cultura bosniaca contro il dittatore serbo Milosevic.
Lascia un marito, Gabriel Mora Baeza, il terzo, che aveva sposato nel 2004, dopo il regista Kjell Grede (1960-73) e lo scrittore Per Ahlmark (1978-81), e una figlia, Jenny Matilda Grede, avuta dal primo matrimonio.
Per tutti i cinefili sarà sempre, soprattutto, Sara de Il posto delle fragole e de Il volto, e l'infermiera Alma in Persona.

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