Il ragionier Osvaldo Bisigato e l'architetto Rambaldo Melandri possono ora tornare ai loro amori: innamorato della cassiera della trevigiana piazza dei Signori interpretata da Virna Lisi il primo e costantemente dedito a cotte adolescenziali ed eternamente romantico il secondo, sono i due personaggi più famosi di Gastone Moschin, a cui prestò il volto in Signore & signori (Germi 1965) e nella trilogia di Amici miei (Monicelli 1975, 1982; Loy 1985), capolavori assoluti della commedia italiana, genere cinematografico a cui è indissolubilmente legato. Proprio per questi due ruoli, l'attore si è aggiudicato i due Nastri d'Argento della sua carriera, entrambi come migliore attore non protagonista (1967 e 1986).
Moschin, che lascia la moglie Marzia Ubaldi e la figlia Emanuela, era nato nel 1929 a San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona, e poco più che ventenne aveva iniziato la sua carriera teatrale che lo ha visto membro di compagnie rinomate come quella del Teatro stabile di Genova, di Torino e del Piccolo di Milano, ma fu con il cinema che raggiunse il successo popolare. Esordì al cinema prima come doppiatore in La rivale (Majano 1955) e poi come attore nell'Audace colpo dei soliti ignoti (Loy 1959), dov'era il libraio Alfredo, entrò nel cast de Gli anni ruggenti (Zampa 1962) in cui interpretò il fascista privo di coraggio Carmine Passante, e fu poi il camionista Renato ne La visita (Pietrangeli 1963), primo ruolo di "innamorato", che come visto sarà una caratteristica dei suoi personaggi migliori.
Ha recitato in circa ottanta film, lavorando con registi che, oltre quelli già citati, vanno da René Clément (Che gioia vivere, 1961) a Giuliano Montaldo (Tiro al piccione, 1961); da Damiano Damiani (La rimpatriata, 1963) a Duccio Tessari (Il fornaretto di Venezia); da Mauro Bolognini (Notti romane, in L'amore attraverso i secoli, 1967) a Marco Ferreri (L'harem, 1967); da Sergio Corbucci (Lo specialista, spaghetti western del 1969) a Bernardo Bertolucci (Il conformista, 1970; già doppiatore di Morando Morandini in Prima della rivoluzione, 1964); da Carlo Lizzani (Roma bene, 1971) a Mario Camerini (Io non vedo, tu non parli, lui non sente, 1971; Don Camillo e i giovani d'oggi, 1972); da Lina Wertmüller (Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada, 1983) ad Alberto Lattuada (Una spina nel cuore, 1986). Negli ultimi anni di attività, terminata al cinema nel 1997 con Porzûs (Martinelli) e durata ancora qualche anno in televisione, ha partecipato al bellissimo I magi randagi di Sergio Citti (1996), in cui è stato don Gregorio.
A rappresentare una grossa ciliegina sulla torta della sua carriera, infine, il ruolo di un don di tutt'altro tipo, Fanucci, ne Il padrino - parte II di Francis Ford Coppola (1974).
Eppure dei suoi tantissimi film rimarranno soprattutto le battute di Rambaldo in Amici miei, "ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?", o la splendida definizione "cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione".
Addio Gastone, salutaci gli altri compagni di zingarate!
Ha recitato in circa ottanta film, lavorando con registi che, oltre quelli già citati, vanno da René Clément (Che gioia vivere, 1961) a Giuliano Montaldo (Tiro al piccione, 1961); da Damiano Damiani (La rimpatriata, 1963) a Duccio Tessari (Il fornaretto di Venezia); da Mauro Bolognini (Notti romane, in L'amore attraverso i secoli, 1967) a Marco Ferreri (L'harem, 1967); da Sergio Corbucci (Lo specialista, spaghetti western del 1969) a Bernardo Bertolucci (Il conformista, 1970; già doppiatore di Morando Morandini in Prima della rivoluzione, 1964); da Carlo Lizzani (Roma bene, 1971) a Mario Camerini (Io non vedo, tu non parli, lui non sente, 1971; Don Camillo e i giovani d'oggi, 1972); da Lina Wertmüller (Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada, 1983) ad Alberto Lattuada (Una spina nel cuore, 1986). Negli ultimi anni di attività, terminata al cinema nel 1997 con Porzûs (Martinelli) e durata ancora qualche anno in televisione, ha partecipato al bellissimo I magi randagi di Sergio Citti (1996), in cui è stato don Gregorio.
A rappresentare una grossa ciliegina sulla torta della sua carriera, infine, il ruolo di un don di tutt'altro tipo, Fanucci, ne Il padrino - parte II di Francis Ford Coppola (1974).
Eppure dei suoi tantissimi film rimarranno soprattutto le battute di Rambaldo in Amici miei, "ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi?", o la splendida definizione "cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione".
Addio Gastone, salutaci gli altri compagni di zingarate!
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