Il cinema come fattore genetico... sia chiaro i film di Sofia Coppola non hanno nulla a che fare con quelli di Francis, ma che questa donna sia cresciuta nutrendosi di celluloide e che dietro la mdp abbia una marcia in più di gran parte dei suoi colleghi è davvero indubitabile!
L'inganno (trailer) è un film di grandissimo fascino: si lascia ammirare per la sua forma, fa sognare, appassiona, intriga, disturba, spaventa, eccita... cos'altro chiedere in poco più di novanta minuti?
Tratta dal romanzo di Thomas P. Cullinan The Beguiled, che già aveva conosciuto una trasposizione cinematografica con La notte brava del soldato Jonathan (Siegel 1971), la pellicola presentata a Cannes 2017, dove la Coppola si è aggiudicata il premio per la miglior regia, si distanzia profondamente dal prototipo e rende tutto più ambiguo, prendendo del soggetto originario uno degli aspetti che ha caratterizzato in maniera preponderante la sua filmografia, la psicologia femminile (Il giardino delle vergini suicide, Marie Antoinette, Bling ring).
1864. Virginia. Durante il terzo anno della guerra di secessione statunitense, un soldato nordista, John McBurney (Colin Farrell), viene trovato moribondo in un bosco dalla piccola Amy, che lo soccorre come può e lo conduce nella "casa per signorine della signorina Marta" (Nicole Kidman), dove viene curato e accudito. Qui, oltre ad Amy, vivono altre quattro allieve di età diverse, Alicia (Elle Fanning), Jane, Emilie, Marie, mentre ad aiutare Marta, che dirige il piccolo collegio, c'è Edwina (Kirsten Dunst), che fa da insegnante alle ragazze.
L'arrivo di un uomo attraente e bisognoso di attenzioni fa da detonatore per istinti repressi, pulsioni sessuali, desideri, gelosie, invidie e scatena una continua competizione tra le tre donne più grandi e non solo, poiché anche le fanciulle più giovani trovano il modo di scontrarsi parlando di lui. Persino la più piccola e apparentemente disinteressata a John indossa degli orecchini per l'occasione e, ripresa, non manca di dire a Edwina "ci siamo agghindate tutte, è da Natale che non indossavate quella spilla". Perlopiù, però, tutto è mostrato nel silenzio, fatto di sguardi, sottigliezze, allusioni e comportamenti al limite.
John, dopo aver rischiato di morire dissanguato nel bosco, sente di aver trovato un luogo di beatitudine, ma tutta quella tensione attorno a lui dovrebbe farlo diffidare...
Colin Farrel nella parte che fu di Clint Eastwood non sfigura, anche se il ruolo di oggetto del desiderio non richiede acrobazie interpretative; Nicole Kidman nel ruolo di Geraldine Page e Kirsten Dunst in quello di Elizabeth Hartman, invece, mostrano emozioni e sentimenti differenti a seconda dei momenti garantendo una prova davvero maiuscola.
La fotografia di Philippe Le Sourd (già collaboratore di Wong Kar-Wai in The Grandmaster 2013), la scenografia di Anne Ross e i costumi di Stacey Battat concorrono a perfezionare l'ambientazione e a migliorare la confezione di un film formalmente ai limiti della perfezione.
La regia di Sofia Coppola, però, è magistrale: crea suspense e gioca hitchcockianamente con lo spettatore, mettendolo a parte di dettagli che gli stessi personaggi spesso non conoscono; posiziona la mdp sempre nella posizione migliore; crea innumerevoli scene che dimostrano una messa in scena curatissima nella distribuzione nello spazio degli attori, nelle atmosfere, nelle luci e negli altri dettagli, che rendono molte inquadrature simili a dipinti ottocenteschi.
Basti pensare alle sequenze in cui le sette donne si riuniscono in preghiera, o quando improvvisano un concertino nella stanza in cui è ricoverato John, o durante le cene, con la scena illuminata kubrickianamente solo dalle candele. E gli esterni non sono meno affascinanti: la sequenza iniziale di Amy che cammina raccogliendo i funghi nel bosco è magnifica: la vediamo di spalle, con le sue trecce identitarie (queste erano identiche anche nel film di Don Siegel), come una novella Cappuccetto Rosso prima di incontrare il lupo; e all'aspetto sognante e favolistico contribuiscono gli alberi che incorniciano la scena incrociando le proprie chiome al di sopra della bambina e creando una struttura di archi naturali davvero incredibile.
La luce rarefatta e nebbiosa che circonda la grande casa coloniale con timpano e colonne ioniche rende tutto sempre più fumoso e incerto, mentre gli spari che si odono in lontananza ricordano che c'è una guerra in corso, e che il caporale McBurney in fondo sarebbe un nemico, uno yankee che le donne della casa dovrebbero consegnare ai soldati sudisti. Neanche la stessa Marta, però, che per ruolo, età e carattere è la più rigorosa e responsabile del gruppo ("il coraggio credo sia solo fare ciò che occorre al momento"), riesce a farlo e preferisce ammantare di carità cristiana quello che in realtà è dettato da una spinta ben più istintiva.
L'arrivo dei soldati sudisti è un altro momento notevole: la direttrice scende a parlare con loro mentre le ragazze, preoccupate di un eventuale consegna del caporale, assistono guardando cosa accade dall'interno della casa. La Coppola opta per un montaggio alternato che passa da ciò che sta realmente avvenendo a ridosso del cancello della proprietà a quello che le ragazze percepiscono dall'alto, al di qua di una finestra contro cui posiziona la mdp e che contribuisce a restituirci la loro soggettiva, resa ancora più incerta dall'effetto flou delle immagini viste attraverso il vetro.
A metà Ottocento tra i vari lavori che una ragazza doveva imparare cucire era uno dei più importanti: le vediamo farlo tutte insieme in una sorta di lezione una sola volta, ma il film si apre e si chiude con la dimostrazione che Marta e le sue allieve sappiano usare ago e filo all'occorrenza in diversi frangenti...
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