domenica 14 maggio 2017

The Art Life (Nguyen - Neergaard-Holm - Barnes 2016)

"Eraserhead è stata la più bella esperienza nel cinema!"
Con questa frase di David Lynch si chiude il documentario di Jon Nguyen, Olivia Neergaard-Holm e Rick Barnes, che racconta il periodo che va dalla nascita del regista statunitense fino appunto al suo esordio cinematografico.
Quelle parole suonano ancora più significative ora, alla luce delle ultime dichiarazioni di Lynch che, in vista dell'imminente messa in onda della terza e travagliata stagione di Twin Peaks, ha annunciato il suo addio al cinema perché troppo lontano da quello in cui ha amato lavorare un tempo (leggi).

Come spesso accade, gli inizi di una carriera sono i momenti più piacevoli, poi si rischia di rimanere intrappolati nel sistema e non riuscire più a fare tutto esattamente come ci piacerebbe... con questo senso di malinconia e di profonda inquietudine, Lynch si relaziona ai suoi intervistatori e alla mdp che non lo abbandona mai e lo segue all'interno del suo studio-atelier, in cui "costruisce" opere d'arte materiche, che oltre alla pittura si compongono di lavori in metallo, piccole sculture, ecc.
Sulla sua attività pittorica, che rispecchia inevitabilmente anche quella cinematografica, il regista di Mulholland drive (2001), non a caso tra i più onirici e surrealisti degli ultimi decenni, afferma che "tutto ciò che si dipinge deriva dal passato".
Quale passato, però? Lynch, come ci ha sempre raccontato, sin dai tempi del bel libro-intervista di Chris Rodley Lynch secondo Lynch (1997), ha avuto un'infanzia perfetta, trascorsa tra Montana, Washington, Virginia e Idaho, con due genitori che si amavano profondamente e vivevano in piena armonia, e altri due fratelli, un panorama così lontano da tutto quello che si potrebbe immaginare guardando i suoi film e i suoi dipinti.
I ricordi di infanzia, dall'amico con cui giocava nel fango e fingeva di combattere la guerra, in un'America da poco uscita dal secondo conflitto mondiale (Lynch è nato nel 1946), alla madre, poco fisica e molto razionale, che gli tolse i libri da colorare perché convinta che, indicandogli i perimetri in cui farlo, gli togliessero fantasia. Tutti gli ammiratori dei lavori di Lynch non possono non ringraziare la signora Edwina... la fantasia di David è qualcosa a cui tutti noi ci siamo aggrappati in questi anni e nelle cui complesse spire ci abbandoniamo sempre molto volentieri.

Tra quei ricordi, però, fanno capolino anche una donna nuda che cammina in strada e sanguina dalla bocca, che David vede passare mentre gioca con gli altri bambini e che ricorda grande come un gigante. Inevitabilmente immagini come queste ci portano subito a scartabellare i suoi film e in questo gioco di memoria suo e nostro, andiamo a ripescare Ronette Pulaski, la compagna di Laura Palmer che cammina sulle rotaie nella puntata pilota di Twin Peaks, o il gigante che appare a Dale Cooper dall'inizio della seconda stagione. Alla serie che ha cambiato la storia delle serie tv fa pensare anche l'adolescente David che tra i suoi esperimenti scientifici ha anche dei topolini chiusi in piccole buste... ebbene sì, wrapped in plastic, come Laura Palmer, in un'espressione famosissima per tutti i lynchiani e che in quegli anni divenne anche il titolo della fanzine ufficiale della serie.
Il padre, Donald, era un ricercatore del Dipartimento di agricoltura, e gli esperimenti per David erano qualcosa di quotidiano. Lo divennero ancora di più quando a Boise, in Virginia, conobbe Bushnell Keeler, l'artista con cui si formò, che gli fece leggere The Art Spirit, il libro che gli cambiò la vita, rinunciando sempre più alla mai amata scuola. I suoi primi lavori di pittore, infatti, furono organici e studiare la decomposizione di piante e animali fu pressoché conseguente. David ricorda come fosse affascinato dalle texture visibili all'interno dei corpi degli insetti.
Parlando di cinema organico negli stessi anni, probabilmente si pensa più a David Cronenberg, ma anche Lynch con Eraserhead e la sua "creatura" ha avuto la sua parte.
In questa vita da apprendista pittore, fa ancora più effetto sentirgli raccontare che un giorno, andando a prendere una coca cola, il ragazzo che gliela vendette fu Jack Fisk... quel ragazzo, infatti, è un pezzo di storia del cinema, poiché non solo diventerà suo amico e coinquilino, ma sarà lo scenografo dei principali film di Lynch, nonché di quelli di De Palma, Malick e P.T. Anderson.
David si racconta come un adolescente con più personalità, capace di adattarsi in base alle occasioni, una vita con gli amici, una per quando era a casa, una nello studio da pittore. La poca vita mondana; il trasferimento a New York con Peter Wolf, futuro leader della J. Geils Band, in una complicata e pertanto rapida convivenza; e ricordando, anche in questo caso, arriva un altro ricordo-dispositivo: un giorno, guidando in autostrada, sotto gli effetti della marijuana, David si fermò a guardare le linee di mezzeria, cioè quello che fa la mdp nelle prime inquadrature di Strade perdute (in originale Lost highways...).
I passi successivi saranno proprio con Jack Fisk, un viaggio in Europa, e poi, grazie ancora a Bushnell Keeler, il ritorno agli studi, raggiungendo Jack all'Academy of Fine Arts di Philadelphia, città che David definisce la "New York dei poveri". Di qui l'idea dei dipinti in movimento... e quindi i primi contatti con il cinema, ma solo per dar vita alle sue ideazioni artistiche, come The Alphabet (1968). Il padre, spaventato dai suoi esperimenti macabro-naturalistici, gli dirà di non fare mai figli, ma la fidanzata Peggy poco dopo gli darà la piccola Jennifer.
A quel punto il bivio... il matrimonio che lo spaventa - "pensavo che la vita fosse finita" dice, ma poi ci prenderà gusto e si sposerà altre tre volte, un figlio con ognuna delle sue mogli: la piccola Lula appare anche nel documentario -, il bisogno di denaro, il primo lavoro, in tipografia, per poter dare sostentamento alla famiglia e, quindi, proprio nel momento di massima difficoltà, la borsa di studio per l'American film institute, dove girerà The Grandmother (1970). David approda cosi a Los Angeles, non la lascerà più, e dopo i primi cortometraggi sarà la volta di Eraserhead, le inquietudini prendono forma... 
Un'ultima curiosità per chi ama i dettagli: al fianco della scrivania dell'atelier in cui è girato il documentario, appesa al muro, c'è l'immagine di un dipinto... si tratta del Trittico di Hyeronimus Bosch conservato al Museo del Prado, potete immaginare di meglio nell'accostare un pittore al cinema di David Lynch?

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