Palma d'oro a Cannes e candidato al miglior film agli Oscar del 1975, anno che vide vincere comunque il regista con il Il Padrino - Parte II.
Il premio francese non sorprende, poiché La conversazione è un film profondamente europeo, cerebrale, ambiguo, estetizzante, con una trama ridotta all'osso e... bellissimo!
La pellicola si inserisce in una linea ideale di film che hanno fatto epoca che lo pone dopo La finestra sul cortile (Hitchcock 1954) e Blow up (Antonioni 1966) e prima di Blow out (1981), altra opera di un maestro della New Hollywood come Brian De Palma.
L'isolamento fisico e psicologico del suo protagonista, peraltro, lo avvicina molto ad un capolavoro di un terzo grande regista di quella stagione cinematografica statunitense, apparentando Harry Caul-Hackman al poco successivo Travis-De Niro di Taxi driver (Scorsese 1976).
Il cast è costituito da attori già di elevato calibro o che lo sarebbero diventati di lì a poco: oltre ad un superbo Gene Hackman, infatti, vanno ricordati John Cazale, nei panni di Stan, amico e collega del protagonista, ma anche Teri Garr, la sua amante, e Harrison Ford, che impersona Martin Stett.
Coppola non muove molto la mdp, ma cura attentamente la messa in scena, con split screen naturali creati attraverso porte e pareti, pattern dati da finestre e balconi, ecc. Un discorso a parte merita, invece, il bellissimo piano-sequenza con cui inizia il film: si tratta di uno splendido plongée (in italiano 'oggettiva irreale'), che dall'alto scende in picchiata dal generale al particolare, in un movimento reso eterno da Alfred Hitchcock che, tra gli altri, ne fece uso nell'indimenticabile scena della chiave in Notorius che la mdp va a scovare nella mano di Ingrid Bergman. In questo caso la scena è ambientata nella Union Square di San Francisco, la piazza più famosa della città, che vediamo dall'alto in tutta la sua estensione, dominata dalla colonna corinzia centrale che costituisce il Dewey Monument, sormontata da una Vittoria con il tridente, allusiva alla vittoria dell'ammiraglio George Dewey nella battaglia navale della baia di Manila (1898) durante la guerra ispano-americana.
Da questo intero, la mdp scende fino ad inquadrare l'uomo e la donna che Harry sta pedinando. La coppia, durante la passeggiata intorno alla piazza, viene avvicinata da un mimo, che non può non far pensare alla celebre sequenza della partita di tennis inscenata dai mimi di Blow up. Il film di Antonioni infatti, è l'indubbio punto di riferimento della pellicola di Coppola, con cui condivide soprattutto l'idea di una realtà re-interpretata e ricostruita ricomponendo i frammenti di un puzzle attraverso gli strumenti tecnologici, lì l'obiettivo di una macchina fotografica, qui le registrazioni audio, che si uniranno in un tutt'uno con De Palma e il suo Blow out, a chiusura di questa perfetta triade. Questa nuova realtà, però, è frutto dell'interpretazione del protagonista, ne La conversazione più che nelle altre due pellicole, cosicché la soggettività sottesa alla narrazione rende tutto profondamente ambiguo, quasi fossimo in un film di Polanski...
Contribuiscono a questo aspetto il carattere paranoico di Harry e la sua fase onirica, che insieme scovano impronte sanguinanti, voci minacciose, teorie complottiste, water ricolmi di sangue. Ma quanto di tutto questo è davvero reale?
Non c'è soluzione all'enigma, tanto vale lasciarsi trasportare dalle note del sassofono di Harry, che suona il suo strumento da solo in casa, accompagnato da dischi jazz, negli unici momenti in cui sembra rilassarsi dal suo bisogno di controllo; e, soprattutto, dalla colonna sonora di David Shire, il cui tema portante al pianoforte è clamorosamente identitario e dissonante come il protagonista del film (ascolta).
Il cast è costituito da attori già di elevato calibro o che lo sarebbero diventati di lì a poco: oltre ad un superbo Gene Hackman, infatti, vanno ricordati John Cazale, nei panni di Stan, amico e collega del protagonista, ma anche Teri Garr, la sua amante, e Harrison Ford, che impersona Martin Stett.
Harry Caul (Gene Hackman) è un investigatore privato specializzato in intercettazioni, così conosciuto nell'ambiente da essere considerato il migliore di tutta la West Coast. Il suo attuale incarico è quello di seguire, per conto del direttore di una compagnia di affari (Robert Duvall, non accreditato), un uomo e una donna per registrare ciò che dicono. Lo fa attraverso un complesso sistema di microfoni direzionali, un amplificatore di propria invenzione e piste audio da montare in modo da poter consegnare al committente una conversazione - quella del titolo - ben decifrabile.
Harry, liberamente ispirato a Harry Haller, protagonista de Il lupo della steppa di Hermann Hesse (1927), è paranoico e ossessionato da possibili invasioni della propria privacy: il suo litigio telefonico con la portinaia che gli ha lasciato la posta in casa utilizzando un secondo mazzo di chiavi e, soprattutto, la magnifica scena in cui, convinto di essere spiato a sua volta, distrugge ogni angolo del proprio appartamento per cercare eventuali dispositivi nascosti, sono i due momenti che lo mettono maggiormente in evidenza. Harry è anche profondamente religioso: si innervosisce se Stan pronuncia un "Cristo!" di rabbia (tagliato nella versione italiana) e si va a confessare in chiesa, dove cerca l'assoluzione per le sue idiosincrasie che lo rendono costantemente cupo e talvolta irascibile.
La sua attuale e maggiore fonte di ansia è la responsabilità che sente nei confronti dei due spiati, ai quali tema possa succedere qualcosa da un momento all'altro, a causa dell'uomo che gli ha commissionato il lavoro, che non riesce mai a vedere, e al posto del quale si interfaccia con un suo collaboratore, Martin Stett (Harrison Ford). All'idea del complotto, la sceneggiatura troverà una splendida alternativa che ribalterà buona parte delle certezze dello spettatore.
Un soggetto incentrato sulle intercettazioni, a due anni dal caso Watergate (1972), non può non essere messo in relazione con uno degli scandali statunitensi più famosi degli ultimi cinquat'anni, ma dato che Coppola ha più volte ribadito che la sceneggiatura è stata scritta tra 1966 e 1969, tutto assume una valenza profetica che all'epoca dell'uscita fece parlare i recensori europei di istinto del poeta che precede la realtà.
L'inquadratura iniziale della Union Square |
Da questo intero, la mdp scende fino ad inquadrare l'uomo e la donna che Harry sta pedinando. La coppia, durante la passeggiata intorno alla piazza, viene avvicinata da un mimo, che non può non far pensare alla celebre sequenza della partita di tennis inscenata dai mimi di Blow up. Il film di Antonioni infatti, è l'indubbio punto di riferimento della pellicola di Coppola, con cui condivide soprattutto l'idea di una realtà re-interpretata e ricostruita ricomponendo i frammenti di un puzzle attraverso gli strumenti tecnologici, lì l'obiettivo di una macchina fotografica, qui le registrazioni audio, che si uniranno in un tutt'uno con De Palma e il suo Blow out, a chiusura di questa perfetta triade. Questa nuova realtà, però, è frutto dell'interpretazione del protagonista, ne La conversazione più che nelle altre due pellicole, cosicché la soggettività sottesa alla narrazione rende tutto profondamente ambiguo, quasi fossimo in un film di Polanski...
Contribuiscono a questo aspetto il carattere paranoico di Harry e la sua fase onirica, che insieme scovano impronte sanguinanti, voci minacciose, teorie complottiste, water ricolmi di sangue. Ma quanto di tutto questo è davvero reale?
Non c'è soluzione all'enigma, tanto vale lasciarsi trasportare dalle note del sassofono di Harry, che suona il suo strumento da solo in casa, accompagnato da dischi jazz, negli unici momenti in cui sembra rilassarsi dal suo bisogno di controllo; e, soprattutto, dalla colonna sonora di David Shire, il cui tema portante al pianoforte è clamorosamente identitario e dissonante come il protagonista del film (ascolta).
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