domenica 6 novembre 2016

I complessi (Risi - Rossi - D'Amico 1965)

Film a episodi diretto da diversi registi, secondo uno schema molto in voga in quegli anni e che ha visto in opere ben più famose, come Boccaccio '70 (1962) e Ro.Go.Pa.G (1963) su tutti, i suoi esempi maggiori, grazie a registi come De Sica, Fellini, Monicelli e Visconti nel primo, e, suggerito dal titolo stesso, Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti, nel secondo.
Ne I complessi (guarda il film), i tre episodi sono perfetti rappresentanti della commedia italiana, non solo per la presenza di protagonisti del calibro di Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi, ma soprattutto per le tematiche leggere ambientate in un'Italia che galleggia tra boom economico, bigottismo e concorsi truccati.

Una giornata decisiva, diretto da Dino Risi, racconta la storia di Quirino Raganelli (Nino Manfredi), impiegato dell'Ultramarket, una catena di supermercati che ha organizzato una gita per i dipendenti nella villa di campagna del padrone dell'azienda (si tratta del Castello della Castelluccia, in zona La Giustiniana, sulla Cassia). Quirino è un ragazzo semplice e goffo, con una forte simpatia per Gabriella (Ilaria Occhini), una collega apparentemente inavvicinabile per lui, ma che durante il viaggio sembra gradire le sue attenzioni...
L'episodio permette a Manfredi di interpretare il suo personaggio più consueto, il ragazzo di provincia che fa tenerezza alle donne, le quali, però, alla fine preferiscono uomini più navigati ed esperti, anche se inaffidabili. Oltre a Manfredi e alla Occhini, nel film compaiono Riccardo Garrone nei panni di Alvaro, l'antagonista di Quirino, Umberto d'Orsi, altro volto ben noto di quegli anni, che interpreta Ernesto, il collega più confusionario, e Donatella Della Nora, che impersona Giulia, l'impiegata bruttina e occhialuta, ma pronta a cogliere qualsiasi occasione per trovare un fidanzato.
L'azienda come grande famiglia, il pullman, l'autostrada e l'autogrill, sono i temi e gli elementi collaterali ad una vicenda che riprende uno schema tradizionale e privo di sorprese. L'attenzione oggi, quindi, ricade inevitabilmente su tutto questo e sui luoghi, profondamente cambiati rispetto a 50 anni fa: l'appuntamento per la partenza è all'EUR, in piazza Guglielmo Marconi, dove la stele-obelisco campeggia al centro della grande rotonda. Del quartiere, completato per le olimpiadi del 1960, dopo l'abbandono dell'Esposizione Universale del '42, mai attuata a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale, vediamo alcune strade e palazzi soprattutto del finale (viale dei Primati Sportivi), mentre è buffo notare che il pullman è parcheggiato davanti alla sede del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, fondato nel 1956, ma che a quella data non aveva ancora l'iscrizione con le grandi lettere cubitali tra i due livelli, aggiunta solo negli anni novanta.
Allo stesso modo, chi ha percorso tante volte l'A1 scendendo o risalendo verso Roma da sud, non potrà mancare di notare la sequenza ambientata nel mitico autogrill Frascati, "a ponte" sulle due carreggiate, poco prima della barriera sud di accesso al GRA.

Il complesso della schiava nubiana, diretto da Franco Rossi, è una storia di gelosia bigotta, provata più per amore di se stessi che per la reale paura di perdere la donna amata. Il protagonista è Gildo Beozi (Ugo Tognazzi), irreprensibile onorevole cattolico e moralista, sposato da quattro anni e con altrettanti figli. La sua vita scorre lungo questi binari, finché scopre che sua moglie Erminia (Claudie Lange), anni prima, ha girato il film in costume Thor e le quattro regine nude, in cui interpretava una di queste. I pochi fotogrammi che la mostravano a seno scoperto diventano la sua ossessione e, pur se la censura italiana ha tagliato il brano, questo non può dargli la certezza che in Egitto, paese coproduttore della pellicola, abbia fatto lo stesso...
Tognazzi è perfetto nella parte, ma di fatto ripropone lo stesso ruolo interpretato solo l'anno prima ne Il magnifico cornuto (Pietrangeli 1964). Questo non toglie che la sarcastica ironia contro il conformismo borghese, anch'essa tipica della commedia italiana di quegli anni e di cui lo stesso Pietrangeli è stato uno dei maggiori rappresentanti (penso soprattutto a Signore e signori - 1965), funzioni eccome, così come il finale felliniano in cui Gildo si ritrova ad una festa molto particolare e a sfondo neanche troppo velatamente omosessuale, e che ai tempi doveva fare un effetto oggi paragonabile a quella di Eyes wide shut (Kubrick 1999).
Tra gli altri personaggi, compaiono Paola Borboni nei panni della segretaria di Beozi e Claudio Gora in quelli di un antiquario.

Guglielmo il dentone, diretto da Luigi Filippo D'Amico, è sicuramente l'episodio più noto dei tre che costituiscono il film, incentrato su un tema come i concorsi pubblici e le raccomandazioni, in cui l'elemento comico è dato proprio dalla figura di Guglielmo Bertone (Alberto Sordi), unico candidato senza "spinta" la cui tenacia e preparazione, però, mette sotto scacco l'intero sistema RAI, che sta cercando un nuovo volto per leggere il telegiornale serale.
La storia permette al regista di mostrare tanti cameo di personaggi famosi: dalle sorelle Kessler, che Guglielmo incontra per la prima volta in ascensore, ad Armando Trovajoli, che dirige le sue musiche in una sala prove; da Lelio Luttazzi, a cui il protagonista scippa un parcheggio, a Gaia Germani che invece accompagna ad un negozio di moda per scegliere vestiti su cui Guglielmo, naturalmente, si mostra particolarmente ferrato. Dopo la sua ipertrofica dentatura, infatti, è proprio questa la sua principale caratteristica, avere perfetta conoscenza di tutto lo scibile...
La comicità della situazione, pertanto, è rappresentata da questo incredibile contrasto del personaggio, impresentabile davanti alle telecamere per il suo evidente difetto fisico, ma inappuntabile dal punto di vista della preparazione. L'intera commissione, costituita da altri volti noti dello spettacolo, come Nanni Loy, Vincenzo Talarico, Edy Campagnoli, Leo Wollemborg, nei panni di sé stessi, e Romolo Valli, come rappresentante ecclesiastico, non riesce a metterlo mai in difficoltà. Persino Alessandro Cutolo, allora il più importante divulgatore culturale televisivo, interviene imponendo alla commissione di trovare un pretesto per farlo cadere, ma non funzionano né le domande a trabocchetto né tantomeno quesiti geografici impossibili, su cui il giovane genio dimostra di essere più aggiornato dello stesso Istituto geografico italiano.
Nonostante le premesse, che fanno di Guglielmo un potenziale eroe contro le manovre e gli accordi sottobanco - uno dei candidati più raccomandati è Franco Fabrizi -, capace di imporsi contro le regole televisive che preferiscono un volto accattivante piuttosto che un uomo preparato, Alberto Sordi interpreta un personaggio insopportabile. Guglielmo, infatti, è estremamente competitivo in ogni frangente della sua vita, e a dimostrarlo bastano un semplice parcheggio, vissuto come una sfida, o una multa, che riesce a farsi cancellare grazie alla conoscenza di precedenti che fanno giurisprudenza. La sua voglia di diventare il lettore del TG RAI non si ferma davanti a nulla e quel sorriso eccessivo, sfoderato ad ogni occasione, non fa che accrescere a dismisura quel carattere supponente e vanaglorioso, tipico di molti personaggi sordiani. 

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