Che gran bel film e che magnifico esordio alla regia per Robert De Niro con una storia che, pur se costituisce l'adattamento di una pièce teatrale di Chazz Palminteri, pesca tanto da due dei registi a cui probabilmente De Niro deve di più: Sergio Leone e Martin Scorsese (vedi il film).
De Niro sceglie per sé il ruolo di Lorenzo Aniello, padre del protagonista Calogero che, crescendo in una via del Bronx, sarà sempre combattuto tra gli esempi di rettitudine instillatigli dalla famiglia e quelli della malavita, sempre presente nel bar sotto casa, quartier generale del boss di zona Sonny, perfettamente interpretato dallo stesso Palminteri.
D'altronde, proprio per dirla con Scorsese, "vivendo a Little Italy potevi scegliere fra diventare gangster o prete".
D'altronde, proprio per dirla con Scorsese, "vivendo a Little Italy potevi scegliere fra diventare gangster o prete".
Un episodio di violenza a cui Calogero assisterà cambierà il corso della sua vita e la riconoscenza di Sonny nei suoi confronti complicherà non poco il mestiere del padre...
La voce off di Calogero - o più sbrigativamente C, come inizierà a chiamarlo Sonny - fa da voce narrante per tutto il film, e l'introduzione che fa entrare lo spettatore nel contesto del distretto di Belmont è indimenticabile, anche se deve molto a quella di Quei bravi ragazzi (Scorsese 1990). Il ragazzino descrive i personaggi che gravitano attorno al bar, tutti rigorosamente caratterizzati da soprannomi identitari, che hanno messo alla prova l'edizione italiana: da Tony 'Tupé' con il suo parrucchino a Eddy 'Muffa' ('Mush') eterno perdente e sorta di re Mida al contrario, da Jo Jo 'Balena' ('The Whale') per la sua obesità a Frankie 'Carta Vetrata' ('Coffecake') dal volto butterato, fino agli uomini più vicini a Sonny, il suo braccio destro, Jimmy 'Bisbiglio' ('Whispers'), che comunica solo parlando alle orecchie, e i guardaspalle Danny 'ko' o Bobby Sbarra, e ancora, più avanti nella storia, Nicky 'Zero', nomignolo datogli dalla madre che lo considera una nullità.
Calogero e i suoi amici, 'Brillantina' e Mario 'il matto', li imitano tutti, anche se il preferito di tutti è sempre Sonny, il più facile da impersonare, poiché "aveva cinque dita ma ne usava solo tre".
Gli attori sono perfetti: oltre a De Niro e Palminteri, che giganteggiano, è bravissimo anche il piccolo Francis Capra, che interpreta Calogero a nove anni (un pezzo di storia del cinema nel suo nome, poiché nipote del grande Frank Capra), mentre buca decisamente meno lo schermo il Calogero adolescente cui presta il volto Lillo Brancato; eccezionali anche tutti gli attori dei ruoli minori e i tanti caratteristi che ci danno davvero la sensazione di essere nella Little Italy di una pellicola di Martin Scorsese.
Il film, con l'ottima fotografia di Reynaldo Villalobos, è in qualche modo legato ai padri dei due 'autori', dato che quello di Chazz Palminteri si chiamava Calogero Lorenzo ed era un conducente di autobus, mentre a quello di De Niro, Robert De Niro senior, scomparso nello stesso 1993, il figlio ha dedicato la pellicola.
Tantissime le battute di una sceneggiatura davvero ben scritta da Chazz Palminteri, che alterna linee da commedia ad altre che suonano come massime morali.
Tra le prime spicca Calogero che dice al padre "mamma te lo proibisce anche a te?", quando lo riprende per essere andato al bar ricordandogli come nemmeno lui ci vada mai, ma soprattutto la risposta che il ragazzo dà al sacerdote dopo aver confuso il quinto comandamento con il quinto emendamento: "il suo Dio conterà più del mio lassù, quello mio conta più del suo quaggiù", in una sequenza basilare e tanto scorsesiana, come conferma l'iniziale "era bellissimo essere cattolici... ogni settimana si ricominciava daccapo". E come non citare l'assurda irrazionalità che prevale sul buon senso anche nel cinico Sonny, ad esempio, nella divertente sequenza all'ippodromo in cui, confidando più nelle leggi della scaramanzia che in altro, strappa le giocate con il suo cavallo ancora in testa solo perché anche Eddie Muffa ha scommesso sullo stesso! Ma quest'aspetto irrazionale di Sonny emerge con maggior evidenza quando parla di donne: è così che per avere le idee chiare su una ragazza, spiega a Calogero l'infallibilità del suo test - comunque ben più elegante dell'improbabile e quantomeno audace 'Mario test' - rispetto a qualsiasi altra analisi; e altrettanto irrazionale, quanto ben scritta, è la sua teoria che mette in relazione le donne con la storia della boxe: "un uomo può avere solo tre donne importanti nella vita, vengono fuori come i grandi pugili, uno ogni dieci anni".
Calogero e i suoi amici, 'Brillantina' e Mario 'il matto', li imitano tutti, anche se il preferito di tutti è sempre Sonny, il più facile da impersonare, poiché "aveva cinque dita ma ne usava solo tre".
Gli attori sono perfetti: oltre a De Niro e Palminteri, che giganteggiano, è bravissimo anche il piccolo Francis Capra, che interpreta Calogero a nove anni (un pezzo di storia del cinema nel suo nome, poiché nipote del grande Frank Capra), mentre buca decisamente meno lo schermo il Calogero adolescente cui presta il volto Lillo Brancato; eccezionali anche tutti gli attori dei ruoli minori e i tanti caratteristi che ci danno davvero la sensazione di essere nella Little Italy di una pellicola di Martin Scorsese.
Il film, con l'ottima fotografia di Reynaldo Villalobos, è in qualche modo legato ai padri dei due 'autori', dato che quello di Chazz Palminteri si chiamava Calogero Lorenzo ed era un conducente di autobus, mentre a quello di De Niro, Robert De Niro senior, scomparso nello stesso 1993, il figlio ha dedicato la pellicola.
Tantissime le battute di una sceneggiatura davvero ben scritta da Chazz Palminteri, che alterna linee da commedia ad altre che suonano come massime morali.
Tra le prime spicca Calogero che dice al padre "mamma te lo proibisce anche a te?", quando lo riprende per essere andato al bar ricordandogli come nemmeno lui ci vada mai, ma soprattutto la risposta che il ragazzo dà al sacerdote dopo aver confuso il quinto comandamento con il quinto emendamento: "il suo Dio conterà più del mio lassù, quello mio conta più del suo quaggiù", in una sequenza basilare e tanto scorsesiana, come conferma l'iniziale "era bellissimo essere cattolici... ogni settimana si ricominciava daccapo". E come non citare l'assurda irrazionalità che prevale sul buon senso anche nel cinico Sonny, ad esempio, nella divertente sequenza all'ippodromo in cui, confidando più nelle leggi della scaramanzia che in altro, strappa le giocate con il suo cavallo ancora in testa solo perché anche Eddie Muffa ha scommesso sullo stesso! Ma quest'aspetto irrazionale di Sonny emerge con maggior evidenza quando parla di donne: è così che per avere le idee chiare su una ragazza, spiega a Calogero l'infallibilità del suo test - comunque ben più elegante dell'improbabile e quantomeno audace 'Mario test' - rispetto a qualsiasi altra analisi; e altrettanto irrazionale, quanto ben scritta, è la sua teoria che mette in relazione le donne con la storia della boxe: "un uomo può avere solo tre donne importanti nella vita, vengono fuori come i grandi pugili, uno ogni dieci anni".
Sono invece quelle di Lorenzo le battute più serie ed epidittiche: "hai fatto la cosa giusta per l'uomo sbagliato" ripete al figlio, per poi insegnargli anche che "la cosa più triste della vita è il talento sprecato", vero e proprio mantra che ribadisce a più riprese. La cosa peggiore per Calogero, però, è sentirsi dire "quando sarai grande capirai" sia dal padre che da Sonny. Anche quest'ultimo, inoltre, ha le sue massime per quello che considera un suo figlioccio e, oltre a citare Machiavelli e il suo "essere presente" come ideale di un boss di quartiere come lui, spinge C a desistere dall'inseguire un suo debitore per cifre irrisorie - "con venti dollari te lo sei levato di torno" - o a smettere di idolatrare un campione del baseball come Mickey Mantle, che "se ne frega di te, perché dovresti preoccuparti per lui?". Alla richiesta del ragazzo se sia "meglio mettere paura o essere amati", però, la sua inevitabile risposta - "la paura dura più dell'amore" - conferma a Calogero che il padre ha ragione quando dice di Sonny che "la gente non gli vuole bene, ha paura". Eppure è lo stesso Sonny a riconoscere che Calogero non è fatto per quella realtà; "non mi devi imitare, questa è la mia vita, non la tua!".
Su questo argomento si incentra una delle scene madri dell'intero film: lo scontro tra Lorenzo e Sonny che per tutta la durata della pellicola, a parte un altro velocissimo scambio di battute, si incontrano solo in questa occasione, in cui Lorenzo urla al suo antagonista quanto l'esempio sia più importante delle parole su un bambino e far vedere a Calogero vestiti, auto e potere è più determinante di dirgli semplicemente di andare a scuola. E non a caso qualche anno dopo Lorenzo sentirà dirsi dal figlio che "lavorare è da fessi" o "l'uomo che lavora è un fesso", anche se solo in un momento di rabbia.
In un film come questo, che racconta la vita del protagonista dalla fine dell'infanzia all'adolescenza, con una struttura perfettamente circolare caratterizzata da un unico ed enorme flashback, tanto più se diretto da Robert De Niro, il parallelo con C'era una volta in America appare inevitabile. Calogero, inoltre, ha un gruppetto di amici di quartiere come accadeva a Noodles nel capolavoro leoniano, e con loro prende in giro un venditore ambulante sottraendogli la merce, come facevano proprio Noodles e Max nel celebre precedente.
Continuando il parallelo, la sua Deborah - la bellissima Jane (Taral Hicks) - arriva più tardi nel corso della storia e non è costretto a spiarla da una serratura, ma gli appare come una visione in uno dei suoi viaggi "obbligati" sull'autobus del padre, per poi ritrovarla nei corridoi di scuola.
In un film come questo, che racconta la vita del protagonista dalla fine dell'infanzia all'adolescenza, con una struttura perfettamente circolare caratterizzata da un unico ed enorme flashback, tanto più se diretto da Robert De Niro, il parallelo con C'era una volta in America appare inevitabile. Calogero, inoltre, ha un gruppetto di amici di quartiere come accadeva a Noodles nel capolavoro leoniano, e con loro prende in giro un venditore ambulante sottraendogli la merce, come facevano proprio Noodles e Max nel celebre precedente.
L'apparizione di Jane-Deborah |
Questo inserto nella sceneggiatura permette di affrontare un altro tema fondamentale del film, quello della questione razziale, particolarmente sanguinosa in quegli anni: Jane, infatti, è una ragazza di colore - elemento autobiografico per De Niro, che ha sposato due donne afroamericane - e, paradossalmente, Calogero troverà più sostegno da Sonny, dalle vedute più aperte in questo campo, che dal padre, decisamente più reazionario. La tragedia che coinvolge gli amici di Calogero, invischiati proprio in un'assurda battaglia tra bianchi e neri, è l'ennesimo elemento che fa pensare a C'era una volta in America, anche se non sapremo mai se nel futuro del giovane i sensi di colpa avranno lo stesso peso che ebbero per Noodles.
I due volti attoniti di Francis Capra e Enzo Staiola in Bronx e Ladri di biciclette |
Molto ben concepita anche la scena in cui un gruppo di teppisti in Harley Davidson viene picchiato da Sonny e i suoi all'interno del bar: con la spavalderia dei motociclisti che viene "risucchiata" via quando Sonny, dopo aver fatto chiudere le porte, sentenzia "ora dovete restare per forza", e la voce narrante che chiosa con "stavolta erano entrati nel bar sbagliato". Da quel momento in poi, la concitata sequenza successiva è montata a contrasto con il lento sottofondo musicale rappresentato dalla bellissima Ten commandments of love (Moonglows).
La colonna sonora meriterebbe una recensione a sé, per come viene utilizzata e per la qualità intrinseca dei brani selezionati. Così le musiche black (doo-wop, James Brown con This is a man's world, ecc.) irrompono nei momenti in cui compaiono personaggi di colore e soprattutto quando Calogero o l'autobus di Lorenzo varcano il confine del quartiere afroamericano.
Per il resto si va dalle belle note doo-wop di The Streets of New York e a quelle di I wonder Why (Dion & The Belmonts) e di Little Girl of mine (The Cleftones) che ci catapultano nel 1958 facendo da sottofondo al bellissimo incipit già descritto, a grandi classici come Your Precious Love (Jerry Butler), Ain't That A Kick In the Head (Dean Martin) o All Along The Watchtower (The Jimi Hendrix Experience); dal bel brano jazz Bustalk (Bobby Watson) al malinconico sax di I Only Have Eyes For You (The Gerry Niewood Quartet) e ai vocalizzi e alla tromba di Cristo Redentor (Donald Byrd), che si attagliano perfettamente al momento più tragico del film.
Indubbiamente uno dei più bei film degli anni Novanta!
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