domenica 22 novembre 2015

45 anni (Haigh 2015)

Kate (Charlotte Rampling) e Geoff Mercer (Tom Courtenay) sono un'anziana coppia benestante alla soglia dei 45 anni di matrimonio. La loro vita sembra scorrere tranquilla tra passeggiate, da soli o con il cane Max, per la campagna britannica, dove abitano, e quelle in città, dove vanno per gli svaghi culturali. I preparativi della festa per l'inconsueto anniversario - un problema di salute gli ha impedito di festeggiare i 40 anni insieme - viene turbato dall'arrivo di una lettera che rivela il ritrovamento del cadavere della precedente fidanzata di Geoff, morta nel 1962 in un incidente su un ghiacciaio durante un viaggio sulle Alpi Svizzere con lui.

Il film, tratto da un racconto di David Constantine adattato dallo stesso regista, è sostenuto dall'ottima interpretazione dei due attori protagonisti - Orso d'argento a Berlino per entrambi -, ma naturalmente è soprattutto la Rampling a rubare la scena, con una prova che conferma le sue doti di grandissima attrice. È soprattutto lei, infatti, a mostrare i mutamenti di umore dovuti ad una totale riconsiderazione in negativo di un rapporto che ormai sembrava così saldo.
La storia, infatti, in maniera obiettivamente inverosimile, si fonda sulla gelosia retroattiva della donna, che sembra rendersi conto solo ora dell'amore che Geoff aveva provato quasi 50 anni prima per Katia e del fatto che, senza quel tragico incidente, l'avrebbe sposata al suo posto.
Kate - e forse non è un caso che lo sceneggiatore abbia scelto per le due donne nomi così simili - non accetta la situazione, né che suo marito sia scosso dalla notizia, e reagisce come un'adolescente alle prime schermaglie amorose, sentendosi una seconda scelta, una soluzione di ripiego, e interpretando tutto in questa chiave.
Impossibile per chi scrive non mettere in parallelo la pellicola con il bellissimo Amour (Haneke 2012), in cui un'altrettanto anziana coppia doveva fare i conti con una grave malattia. Il confronto con il film di Michael Haneke è davvero impietoso a svantaggio di quello di Andrew Haigh, chiuso nell'ossessione fuori tempo massimo della sua protagonista, che si affanna a cercare le prove del vecchio amore del marito, persino rovistando in soffitta tra le vecchie foto (mai viste?).
Tante le accuse che Kate sente di dover fare a Geoff ed alcune, non sempre esplicitate, sembrano coinvolgere le importanti decisioni prese dalla coppia in passato, forse anche la scelta di non avere figli. Tutto questo, però, cozza con la serenità e la complicità che i due mostravano prima dell'arrivo lettera "detonatrice".
Anche le più ficcanti linee di sceneggiatura convergono verso le recriminazioni e i ripensamenti di Kate: così, quando la donna rimpiange di avere poche foto insieme al marito, Geoff le ricorda che "quelli che facevano continuamente fotografie impedivano agli altri di divertirsi"; la stessa Kate, parlando con un'amica, sentenzia che Geoff "mette troppa passione in quello che fa", segnale che anche ciò che adorava del marito ormai è virato al negativo.
E così, nonostante Kate a parole voglia provare a ricominciare daccapo, persino quella che considera la canzone del loro amore, Smoke gets in your eyes dei Platters, diviene improvvisamente il simbolo di quanto la storia con Geoff sia nata dalle ceneri della sua relazione precedente: "when a lovely flame dies, smoke gets in your eyes" dice il testo, eppure quelle parole erano sempre state lì, ma il fumo negli occhi si materializza solo ora, davvero troppo, anche per una fiaba al contrario come questa...

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